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Ha (ri)scoperto la libertà creativa sfrenata che gli mancava dai periodi di "El Mariachi", sua opera prima, non scollandosi più di dosso quel genere ispirato a pellicole b-movie che per costituzione e struttura poggiano il loro andamento sull'esaltazione dell'assurdo, il divertimento e la partecipazioni di star eccellenti.
Nasce da qui "Machete", da un finto trailer talmente efficace da spingere il regista messicano e compagnia a realizzarne un lungometraggio vero, altro step portato a termine con successo e che ci porta quindi a dove ci troviamo adesso, ovvero a "Machete Kills". Nell'affondare la lama però, Rodriguez si lascia prendere troppo la mano e, trasportato dall'esagerazione e dalla (auto)citazione, compone per il suo sequel uno scheletro che ricorda molto la trilogia di "Rambo", nonostante si muovi lungo i ritmi della serie tv “24” e proceda guardando alto e sardonico a "Star Wars", sorretto da un contesto e da una sceneggiatura che difficilmente gli impone paletti o limiti da oltrepassare. Il personaggio di Machete Cortez ecco allora che si completa, somigliando sempre di più a quel Mito di Chuck Norris architettato in rete e esaltandosi gonfio e carico di entusiasmanti modi truci per uccidere e rispondere a chiunque osi imporgli ordini o fargli domande.
Ma se - e non è così - "Planet Terror" e "Machete" potevano inserirsi in quel gruppetto facente parte di pellicole di serie b nate per omaggiare il genere, "Machete Kills" si abbassa ancor più di categoria presentandosi allo stesso modo ma lasciandosi andare talmente a fondo da perdere completamente il contatto con le qualità native ed il mondo che gli appartiene. Finisce per diventare presto noioso, perciò, il carnevale pazzo allestito da Rodriguez, la politica del bigger lo porta a scontrarsi continuamente con il too much e, tirando le somme, non si resta che con poche mosche e nulla più in mano. A divertirsi a questo punto non è più il pubblico, al quale qualche risata comunque è ancora concessa, ma gli autori e gli attori. La pellicola diventa una festa per pochi invitati e chiunque ci si ritrovi imbucato difficilmente riesce ad inserirsi e ad integrarsi con gli ospiti.
Tuttavia, ciò, non evita a Rodriguez di omaggiare il suo killer-idolo con una trilogia d'autore, annunciando un terzo capitolo sia in pre che in post-visione, e costruendolo durante tutto il procedere della storia. Ci anticipa che, in perfetta intesa con la nuova linea adottata, anche in quel frangente l'utopia farà da padrone, aumentando spropositatamente la previsione che si possa cadere maggiormente in un trash assoluto e dal regista mai ispezionato.A saperlo in anticipo, avremmo sperato che nel codice che impedisce al protagonista interpretato da Danny Trejo di fare o non fare determinate azioni fosse presente un'ulteriore voce, un uscita d’emergenza diciamo, del tipo: Machete non continua, finisce. Ma ormai, purtroppo, la frittata è fatta.
Trailer:
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