In attesa dell'attesa (???) recensione di Pensieri Cannibali di Mad Max: Fury Road, ecco un ripassone veloce dei primi tre capitoli della saga.
Più che un film distopico, Interceptor mi è sembrato un film di sto... BEEP!
Apprezzabile a livello visivo, ma con una sceneggiatura davvero modesta e un Mel Gibson inespressivo che allora era ancora parecchio acerbo e poi sarebbe migliorato...
No, non è vero. È sempre rimasto una scarpa di attore. Il problema principale del film, al di là di un protagonista parecchio anonimo o con cui almeno io non sono riuscito a entrare minimamente in connessione emotiva, è nel ritmo. Per essere una pellicola action, è troppo lento, noioso, soporife...
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Scusate, a ripensarci mi sono addormentato di nuovo. Il mio primo impatto con la saga di Mad Max si è quindi rivelato uno schianto e non uno schianto del tipo che dici: “Che schianto!”, ma più del tipo: “Mi sono schiantato e me ne sono a malapena reso conto”. (voto 5-/10)
Ecco la reazione di un fan di Mel Gibson e del primo Mad Max a questa pseudo recensione.
Con il secondo Mad Max cominciamo a ragionare. Il primo film della serie era ambientato in una distopica Australia post-apocalittica? Davvero? Non me ne ero accorto. A me pareva un'Australia abbastanza normale. Sì, c'era qualche pazzo che correva in auto, ma dalle parti delle nostre strade e autostrade si vede ben di peggio, quindi non mi sembrava ci fosse niente di così fantascientifico. Nel secondo capitolo della saga si può invece finalmente ammirare un'immaginario particolare e questa volta davvero post-apocalittico.
Un elemento che rende particolarmente efficace questo sequel che - grazie a Dio - con il capitolo precedente non ha un granché a che fare è la scelta di ambientarlo tutto nel giro di pochi giorni. Una decisione che rende la pellicola parecchio più coinvolgente e intensa e che sarà poi ripresa anche in Fury Road. Altra carta vincente è l'elemento della tribù. Una componente sociale che ci fa gettare uno sguardo all'interno di un'umanità disperata. È qui che il potenziale della saga viene fuori, anche perché Max continua a essere un protagonista non troppo eccezionale, rinforzato qui dal supporto di altri personaggi più interessanti come il bimbetto selvaggio Kid (gran nome!) o lo strambo Capitano Gyro.
"Ecco cosa gli faccio io a quelli che si chiamano Kid..."
Il regista George Miller al secondo gyro comincia così a premere il piede sull'acceleratore e la pellicola ne guadagna. Questa V8 Interceptor non viaggia ancora al massimo delle possibilità del suo motore, però se non altro ha imboccato la strada giusta. (voto 6,5/10)
Uno dei miei video, e anche brani, musicali preferiti di tutti i tempi è “California Love” di 2Pac e Dr. Dre. Quando ho saputo che omaggiava molto esplicitamente un film, mi sono detto: “Devo vedere quel film”. Quel film era Mad Max: Oltra le sfera del tuono e, siccome era il terzo capitolo di una saga cinematografica con protagonista il da me tanto odiato Merd Gibson, non l'avevo mai recuperato. Sono passati 30 anni dall'uscita della pellicola e 20 dal video di 2Pac e infine ce l'ho fatta.
Pur avendo sentito che Fury Road era una pellicola del tutto indipendente dalla trilogia originale di George Miller, mi giravano le scatole ad arrivare alla visione impreparato e così mi sono imposto di recuperarli tutti, nonostante il primo Interceptor mi avesse fatto venire qualche dubbio, oltre a qualche calo della palpebra. Sono contento di averlo fatto perché, dopo il valido Interceptor - Il guerriero della strada, questo Mad Max: Oltra le sfera del tuono rappresenta un ulteriore passo in avanti.
Grazie al video di 2Pac, che comunque a mio modesto parere continua a restare superiore al film, mi sono trovato di fronte a un'atmosfera molto famigliare. Non avevo mai visto Mad Max: Oltra le sfera del tuono, ma era come se avesse fatto parte di me da sempre. Pure qua c'è qualcosa da rivedere, Tina Turner come attrice non è troppo convincente, sebbene se la cavi pur sempre meglio di Mel Gibson, e c'è ancora qualche rallentamento, eppure c'è voluto del tempo, però sono riuscito finalmente a scorgere il fascino di questa saga sempre più post-apocalittica. A contribuire sono i costumi, le ambientazioni, il “branco”, la spettacolare scena di combattimento all'interno del Thunderdome. La sceneggiatura poi mostra qui uno spessore maggiore, soprattutto nella seconda parte, in cui Max entra in contatto con un gruppo di ragazzini che sembrano i Bimbi Sperduti dell'Isola che non c'è. È così che, a sorpresa, le pellicola assume contorni quasi spielberghiani e io, nonostante Mel Gibson, ho cominciato a sentirmi a mio agio, in questo viaggio in compagnia del cinema di George Miller. Un'impressione che verrà confermata oppure smentita da Mad Max: Fury Road? (voto 7+/10)
"C'è mica qualcuno che si chiama Kid pure qua, che gli faccio subito fare una brutta fine."