FLAGELLO DI LOCUSTE IN MADAGASCAR
Mentre il popolo dei vacanzieri s’appresta a vivere con una certa leggerezza d’animo l’estate nel Nord del pianeta e qualche turista sceglie d’andare proprio in Madagascar, magari, a trascorrere le proprie ferie, il popolo della grande isola africana, lungo le coste dell’oceano Indiano,un gioiello naturalistico a cielo aperto, vive l’ennesimo dramma umano.
Le disgrazie per il poverissimo e meraviglioso Madagascar non hanno mai termine.
Non basta l’ingarbugliata situazione istituzionale.
Nel sud-ovest dell’isola circa13 milioni di persone sono prese d’assalto, in questo periodo, da aggressive locuste,che fanno e faranno piazza pulita dei magri raccolti dei contadini locali.
A darne notizia è la FAO,l’agenzia ONU che si occupa dell’alimentazione nel mondo.
Pare che la superficie interessata sia qualcosa come 300mila ettari di terreno, tutti già infestati.
La cosa è molto preoccupante ,perché significa fame certa. E di fame, a causa della siccità, si parla anche in Etiopia,Somalia, Eritrea, Gibuti e parte del Kenya.
Paesi quest’ultimi che, sotto il profilo politico-governativo, hanno molto poco da sorridere per la quasi totale assenza di democrazia, dove più e dove meno. E dove è presente una forte disoccupazione , che investe in particolar modo il mondo giovanile, che non riesce così ad intravedere per sé alcun tipo di futuro.
Occorre dunque da parte degli organismi internazionali preposti, ONU in primis, trovare il denaro per arginare i prevedibilissimi danni, che riguarderebbero poi un'ampia fetta d'umanità.
La FAO, tecnicamente parlando, è ricorsa ad un’esperta del settore, tale Annie Monard, che coordina attualmente gli interventi anti-locuste in Madagascar.
Se non altro allo scopo di prevenire (ma non né semplice, né facile) ulteriori e successivi sviluppi del terribile fenomeno.
Il trattamento, a quel che è dato sapere, dovrebbe partire nel prossimo mese di novembre e proseguire fino a maggio 2012, che sono i periodi dell’anno nell' area, i più idonei, per via delle piogge.
Le piogge infatti favoriscono la riproduzione.
Comunque già dal 2010 la FAO in collaborazione con l’United Nations central emergency response fund(CERF) e l’ Usaid ha lavorato e lavora in tal senso, sempre per contenere i danni.
Gli interventi avvengono ricorrendo all’utilizzo di elicotteri ,che sorvolano le zone interessate, e con altri metodi applicabili al suolo.
L’aspetto interessante di questa “lotta alla locusta” è che, oltre ai pesticidi tradizionali, ultimamente si sta ricorrendo ad un bio-pesticida, estratto da un fungo mortale per locuste e cavallette.
Questo significa minore danno all’ambiente in quanto lo spirito della “campagna” è anche quello sopratutto di proteggere la salute umana oltre i suoli agricoli.
Le cause del flagello ovviamente sono da ricercare in un clima impazzito e perciò difficilmente controllabile, come sappiamo ormai da molto tempo a questa parte.
In termini di moneta sonante, per mettere in atto la prevenzione e ridurre il più possibile i danni, occorrono tuttavia ben 7,6 milioni di dollari.
Si riuscirà a reperirli?
Noi ce lo auguriamo.
Diversamente ci si troverà dinanzi ad una nuova emergenza umanitaria, che sarà ancor più difficile fronteggiare.
In questi frangenti occorre sempre fare un rapidissimo calcolo tra costi e benefici e, sul lungo periodo possibilmente.
Infatti, accanto a questa iniziativa, sempre per il Madagascar e per la lotta alle locuste, la FAO sta varando un progetto biennale, finanziato dall’Agence Française de Développement, appunto dai tempi lunghi.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)