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Madeira: un paradiso nell’Atlantico da gustare anche a tavola

Creato il 18 settembre 2013 da Nonsoloturisti @viaggiatori

Un’ora e mezza di viaggio e ancora non si scorge niente, neanche il mare, ma d’un tratto dalla distesa di nuvole compare un’isola. È Madeira, la più grande delle isole dell’omonimo arcipelago portoghese, al largo della costa atlantica del Marocco, e si presenta un po’ come ogni uomo immagina il paradiso.

Un giro per il tutto il perimetro e poi l’atterraggio all’aeroporto di Funchal, una specie di super strada su pilastri che spuntano dal mare. L’attesa di vedere un’isola poco nota e sulla quale tacciono anche le principali guide di viaggio è sempre più intensa e, da quel che si può vedere dal cielo, sembra proprio di arrivare in una sorta di Eden, verde e fiorito come pochi altri posti al mondo.

Madeira, Portogallo

 

Un giardino tropicale in mezzo all’oceano! È questa la prima impressione di chiunque faccia questa esperienza. Madeira è una sorta di scoglio sul quale si arrampica ogni tipo di pianta e fiore, senza mai sfiorire, poiché qui è sempre primavera. È proprio grazie ad una straordinaria condizione climatica e a fertilissimi terreni di origine vulcanica, che questo giardino può presentarsi sempre al meglio.

Nonostante comparisse già nelle mappe fatte redigere dai Medici, l’isola viene ufficialmente scoperta nel 1418, quando l’allora re del Portogallo inviò Gonzales Zarco per annetterla al regno e renderla abitabile. Madeira in portoghese significa “bosco”, e così appare ancora oggi. Infatti la leggenda narra che lo stesso Zarco, trovatosi di fronte ad una foresta impenetrabile, ordinò di incendiare, in maniera controllata, l’isola in modo da creare gli spazi necessari alla colonizzazione e all’uso dell’isola stessa.

Sembra però che questi incendi sfuggirono al controllo e che il territorio bruciò per ben sette anni. Ciò creò un substrato di cenere tale da rendere il terreno molto fertile e idoneo alla coltivazione di viti, canna da zucchero e banani. Leggende a parte, questo è quanto ancora oggi si trova nei ripidi terrazzamenti che danno forma all’isola.

Vigna - Madeira, Portogallo

Vi sono tanti modi di fare un viaggio, di scoprire un luogo, di conoscere le genti che vi abitano, e forse qui più che mai è il caso di farlo attraverso i prodotti del territorio. Ci sono pochi posti al mondo che hanno avuto la capacità di creare prodotti la cui notorietà supera quella del nome stesso del luogo: il vino Madeira è uno di questi. Ma la storia di questo vino è abbastanza articolata: i primi vitigni furono portati fin qua, tramite commercianti Veneziani, da Creta, al fine di soddisfare il bisogno di vino per uso liturgico dei gesuiti del Convento di Santa Chiara. In ragione di ciò, la coltivazione di quelle uve della varietà Malvasia ebbe grande impulso, soprattutto dopo la scoperta del “Nuovo Mondo”, con la conseguenza che qui arrivavano e si rifornivano le compagnie di navigazione.

Per consentire che la bevanda resistesse al lungo viaggio, essa veniva fortificata. La necessità di vino a bordo delle navi non era finalizzata esclusivamente al piacere dell’equipaggio, ma sopperiva al fabbisogno calorico dello stesso, avendo la capacità di sostituire eventuali carenze di cibo. Ma la vera e propria scoperta fu che un vino in partenza scadente, dopo lungo tempo passato in fondo alle stive delle navi e dopo aver subito periodi di intenso riscaldamento, diventava un’eccellente bevanda alcolica.

Fu così che il Madeira venne affidato ad apposite navi che facevano rotta intorno all’Equatore affinché subisse il riscaldamento necessario a renderlo caratteristico e unico. Il successo di questo nettare, e la parallela necessità di ridurre costi e tempi di lavorazione, fece nascere ed affinare la tecnica delle estufas, ovvero i contenitori riscaldati. Nasce così un vino mitico, citato da Shakespeare, usato da Napoleone durante il suo esilio, usato da Jefferson e da Franklin per festeggiare l’indipendenza, nonchè vino onnipresente in tutte le case reali del mondo.

Botti - Madeira, Portogallo

Di questo vino ne esistono tante varietà, in base all’invecchiamento, ai vitigni di partenza e alle caratteristiche di dolcezza, di conseguenza un buon motivo per arrivare qui è per degustare questa bevanda insieme ai tanti prodotti enogastronomici che l’isola offre. Tra questi, immancabile, c’è senz’altro l’espada con banana, il piatto del territorio, in quanto rappresenta gli altri due prodotti che si trovano in abbondanza: il pesce sciabola e la banana. Un connubio singolare al pensarlo, ma certamente da provare.

Poi c’è la canna da zucchero, dalla quale un tempo si estraeva lo zucchero. Oggi però, vista la risibile quantità ricavata di fronte alle piantagioni del Sudamerica, hanno fatto sì che le cooperative di trasformazione virassero la loro produzione nel più remunerativo rum, nella grappa e nella melassa. Anche in questo caso l’isola di Madeira fornisce una bevanda che rappresenta questa parte di territorio e di tipologia agricola, ovvero la poncha, cocktail a base di rum, miele o melassa, lime e arancio.

Ma dietro ad ogni bottiglia di Madeira, ad un bicchiere di poncha o ad una banana prodotta qui, c’è la fatica e il lavoro di persone appassionate. Infatti i terrazzamenti non consentono nessun tipo di meccanizzazione dell’agricoltura. Trasportare in spalla su e giù per le piantagioni caschi di banane, fasci di canne da zucchero o ceste d’uva anche di 80 chili… è questo che si nasconde dietro ad ogni prodotto.

Tanta passione, tanta fatica e tanto impegno è ciò che ha reso questi prodotti così noti in tutto il mondo, e quale posto migliore per scoprirli se non la loro terra d’origine?

Madeira: un paradiso nell’Atlantico da gustare anche a tavola
Madeira: un paradiso nell’Atlantico da gustare anche a tavola
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Dove si trova Madeira?


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Paolo Moressoni

Paolo Moressoni

Architetto di professione e fotografo per passione. Amo l’Umbria, la mia terra, anche se mi sento cittadino del mondo e il modo migliore per diventarlo veramente è visitare più posti possibile. Attraverso la rappresentazione fotografica riesco a coniugare la mia formazione tecnica, professionale e culturale con l’altra mia grande passione per i viaggi, documentata anche sul mio sito www.paolomoressoni.com.

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