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Si stima che attualmente solo una decima parte dell'estensione totale della città intra muros sia stato riportata alla luce. Corrisponde al settore centrale dell'Alcazar che appare diviso in due grandi spazi urbani: uno pubblico e amministrativo a est, dove sono situati gli edifici del governo e di rappresentanza, e l'altro privato a ovest, dove sono ubicati gli appartamenti delle persone più importanti. La fondazione di Madinat al-Zahra fra il 936 e il 940 necessita di nuove complesse infrastrutture sul territorio: strade, acqua, approvvigionamento di materiali; infrastrutture visibili ancora oggi nei resti di vie, ponti, acquedotti e cave dei dintorni che dimostrano quanto la nuova città fosse completamente autosufficiente e quale impegno fosse stato profuso per realizzarla. 40 anni di lavori e un esercito di 10.000 uomini per edificarla, eppure un'esistenza effimera, solo una settantina d'anni, dal 936 al 1013. Finisce la stella della dinastia Omayyade d'Occidente, lotte intestine di potere seguiranno la caduta del Califfato di Cordova e l'unità di Al- Andalus verrà smembrata in numerose Taifa, ovvero stati e staterelli autonomi (Almerìa, Arcos, Murcia, Carmona...). Abd al- Rahman, fondatore della città, era stato l'ottavo emiro di Al- Andalus, appartenente a quella dinastia dei califfi omayyadi di Damasco, la cui discendenza governava la penisola iberica dal 756 e di cui Cordova era stata fino ad allora la capitale. Abd al Rahman si era autoproclamato califfo nel 929 come difensore dell'ortodossia mussulmana sunnita in opposizione alla presa di potere in nord Africa della dinastia Abasside sciita. Abd al-Rahman vorrà sottolineare il nuovo potere del suo califfato con due atti fondanti, il conio della moneta d'oro (il dinaro), prerogativa esclusiva del califfo, e la fondazione di una nuova città, Madinat al Zahara. Ma "la città splendente", distrutta nei primi anni del secondo millennio dagli eserciti berberi, sarà oggetto per secoli di sistematici saccheggi: capitelli, colonne, oggetti, motivi ornamentali, materiali di costruzione, tutto verrà disperso fra l'Alcazar di Siviglia, la cattedrale di Terragona, Gerona, chiese e monasteri castigliani, il monastero di San Geronimo a Cordova e altri luoghi della Spagna edificati anche con tessere di questa città. Quando nel 1236 Ferdinando III conquisterà Cordova, il ricordo della città splendente si sarà evaporato per diventare nella parlata comune solo "Cordova la vecchia". Bisognerà aspettare l'inizio del XX° secolo perché il campo di rovine, attraverso i rigorosi lavori di recupero archeologico, torni lentamente e parzialmente a risvegliare antichi splendori. Perfettamente inserito in chiave modernissima nell'ambiente circostante, è magnifico il nuovo museo, allestito sulle fondamenta di uno degli edifici riportati alla luce dagli scavi, che ripercorre la storia di Madinat al-Zahara con sezioni dedicate ai suoi abitanti, al suo sviluppo e alla sua progressiva distruzione e una planimetria dell'attuale sito archeologico. L'esposizione di reperti ritrovati in loco e le ricche didascalie museali lasciano facilmente intuire quale debba essere stato lo splendore di questo luogo negli anni fasti del suo apogeo.
E poi chi lo sa, forse tutti quei nidi di cicogne con i loro piccoli visti lungo la strada volevano proprio annunciare che finita l'epoca di "Cordova la vecchia", la splendente Madinat al-Zahra con i suoi segreti sta lentamente rinascendo dalla sabbia. Continuando sull'autostrada, intravediamo da lontano Carmona che meriterebbe senz'altro di essere visitata, ma....l'Andalusia è proprio tutta magica e siamo curiose di ...Siviglia.
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