Mafia. Le mani dei boss trapanesi sull’energia pulita. Tra i sei arrestati anche un ex consigliere comunale di Terrasini

Creato il 07 dicembre 2012 da Terrasiniblog @TerrasiniBlog

La mafia trapanese è meno violenta, ma è più interessata a concludere grossi affari. Per questo stringe accordi con imprenditori e politici. E’ il quadro che emerge dall’operazione condotta dai carabinieri e dal Ros di Palermo e Roma che hanno portato all’esecuzione di provvedimenti cautelari nei confronti di 6 persone indagate per mafia, emessi dal Gip di Palermo su richiesta della Dda del capoluogo siciliano.
Al centro delle indagini, l’infiltrazione delle famiglie mafiose di Castelvetrano e Salemi in attività legate alle energie rinnovabili, realizzata attraverso la la sistematica acquisizione dei lavori per la realizzazione di impianti eolici e fotovoltaici nelle province di Agrigento, Palermo e Trapani.
Numerosi gli episodi intimidatori e le estorsioni ai danni di imprese concorrenti
I proventi illeciti venivano in parte utilizzati per sostenere la latitanza del boss Matteo Messina Denaro. La terra bruciata attorno al capomafia però non sembra infastidire il boss di Castelvetrano, che sostituisce subito i suoi uomini.
In manette sono finiti l’imprenditore di Salemi, Salvatore Angelo, l’uomo del business delle energie pulite; Santo Sacco, consigliere del Pdl alla Provincia di Trapani; Salvatore Pizzo, ex consigliere comunale di Terrasini. Ed ancora: Gaspare Casciolo, considerato il capo della famiglia mafiosa di Salemi,  Paolo Rabito e Gioacchino Villa che avrebbero fatto parte del clan. Gli arrestati avrebbero perfino avuto contatti con i boss Lo Piccolo prima del loro arresto. L’indagine odierna è la naturale prosecuzione dell’operazione Eolo che 2009 scoperchiò il business criminale dell’energia rinnovabile. Sequestrati beni per 10 milioni di euro.
I sigilli questa mattina sono stati apposti alla società “Salemitana Calcestruzzi” di Salvatore Angelo e alla “Spallino Servizi” di Antonino Nastasi, ritenuto un prestanome dei boss di Castelvetrano e soprattutto un postino di Matteo Messina Denato. Lui, l’ultimo grande capo di Cosa nostra, sta ormai per battere un record: a gennaio, saranno vent’anni della sua latitanza.

L’ex consigliere comunale di Terrasini, Salvatore Pizzo, finito in manette con l’accusa di associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni, corruzione aggravata e altri delitti, era stato eletto alle amministrative del 2011 in una delle liste dell’attuale sindaco in carica Massimo Cucinella. Dopo l’insediamento, aveva ricoperto pure il ruolo di Vicepresidente del Consiglio, fino allo scorso mese di marzo, quando il tar ha ribaltato il risultato elettorale, decidendo che otto consiglieri comunali, tra i quali Pizzo, dovevano essere rimossi dall’incarico e sostituiti da altri otto colleghi rimasti inizialmente fuori da Palazzo La Grua, per un cavillo nei calcoli dell’assegnazione dei seggi. E la precisazione arriva pure da una nota ufficiale del Comune di Terrasini, sottoscritta dal sindaco Massimo Cucinella e dal Presidente del Consiglio Comunale Salvatore Pizzo, i quali evidentemente, intendono prendere immediatamente le distanze dal soggetto, confidando nell’operato della Magistratura. Ma Salvatore Pizzo non era alla prima consiliatura, già durante il breve mandato dell’ex sindaco Girolamo Consiglio, poi sfiduciato, sedeva negli scranni dell’opposizione consiliare, ad eccezione di un piccolissimo lasso tempo. Infatti, in uno dei molti tentativi di Mimmo Consiglio di costruirsi una maggioranza in aula, anche se per soli pochissimi mesi, se lo ritrovò a sostegno. A Terrasini adesso c’è sgomento. Apparentemente Salvatore Pizzo, per chi in paese lo conosceva, era una persona rispettabile, un insospettabile, mail sostituto Procuratore Teresa Principato e il Procuratore della Repubblica Francesco Messineo, delineano perfettamente il suo ruolo nell’operazione antimafia venuta alla luce oggi.


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