Sigilli per la Tecnis, il colosso catanese di Mimmo Costanzo e Concetto Bosco Lo Giudice impegnato nel ramo delle grandi costruzioni. Il grande colosso non era del tutto estraneo a fatti simili, dal momento che era già finito in passato all’attenzione di un’inchiesta nazionale incentrata su un giro di tangenti. Ora si parla di presunti condizionamenti mafiosi, sequestro di azioni e di quote. La Tecnis opera nelle grandi costruzioni in Italia e all’estero, con un capitale plurimiliardario. Attualmente sono state sequestrate quote e azioni per un controvalore che supera il miliardo e mezzo di euro. Quattro mesi fa Costanzo e Bosco Lo Giudice erano già finiti in manette nell’ambito dell’inchiesta denominata “Dama nera”.
Le nuova indagine è stata condotta dal Ros dei carabinieri e le accuse attualmente formulate riguarderebbero un asservimento a Cosa Nostra. Si è evidenziata l’esistenza di un accordo “tacito” fra diverse cosche appartenenti a province diverse. Un’infrastruttura di malavita organizzata che esercitava un peso notevole negli appalti. Le indagini hanno portato alla luce la presenza di riunioni sporadiche fra le diverse cosche. Un sistema di mafia che ha permesso nel tempo di tessere una tela capillare sul territorio. Cosa Nostra si è dunque inserita a pieno titolo in questo accordo sommerso, incrementando non di poco le proprie finanze. Chi deteneva un ruolo ai vertici dell’organizzazione criminale aveva così l’opportunità di gestire un segmento dell’indotto. Questo controllo diretto, infatti, garantiva la possibilità di sottoscrivere sub-appalti. Il prestigio delle cosche di Palermo ebbe così modo di estendere i tentacoli e accrescere il proprio potere. In altri termini, le commesse pubbliche venivano affidate a imprese vicine all’organizzazione mafiosa.
Soltanto la Tecnis Spa era capace di introitare un guadagno di 800 milioni di euro in un solo anno di attività mediante l’infiltrazione mafiosa nelle grandi infrastrutture. La Tecnis Spa è un’azienda leader nel campo delle costruzioni e dà lavoro a circa 700 dipendenti, presentando un capitale sociale di 32 miliardi di euro (50% tra Artemis Spa e Cogip Holding Srl). I lavori che la Tecnis si è accaparrata negli anni riguardano l’anello ferroviario e il collettore fognario di Palermo, la metropolitana e l’interporto di Catania, l’ormai (quasi fantozziana) autostrada Salerno-Reggio Calabia, e gli ospedali di Piana di Gioia Tauro e di Sibaritide. L’insieme di queste commesse ha fatto sì che la Tecnis Spa divenisse l’impresa leader del settore nel Sud Italia. Si parla tra l’altro di un lotto sulla Palermo-Agrigento, che ha fatto presto a parlare di sé, in quanto ha subito una frana una settimana dopo l’inaugurazione.
Bosco Lo Giudice e Costanzo hanno dimostrato di essere entrambe le facce di una medaglia: accusati di corruzione e al contempo promotori di battaglie contro l’usura e l’estorsione. Si erano detti contrari ad ogni forma di illegalità sugli appalti, ma in verità pare che la storia – quella vera – sia tutt’altra. Nell’ottobre del 2015 Bosco Lo Giudice e Costanzo si erano dimessi dal CdA della Tecnis Spa. Al loro posto era subentrato Tuccio Pappalard0, ex questore di Palermo e Messina nonché ex direttore nazionale della Dia. Il ruolo di Pappalardo era quello di presidente dell’organismo di vigilanza della società. Un mese più tardi – nel novembre 2015 – il prefetto di Catania, Maria Guia Federico, ha nominato il professor Saverio Ruperto in qualità di commissario straordinario. Successivamente Ruperto ha assunto la carica di amministratore giudiziario della Tecnis Spa.
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