Ma ve li ricordate i tempi nei quali la lega vezzeggiata e blandita da opinionisti, politologi, oppositori invidiosi del suo consolidato radicamento territoriale, si accreditava come il movimento rappresentante e interprete dell’Italia sana, quella sopra il Po, sobria, lavoratrice, onesta, ultima frontiera della pingue e opulenta europa a contrastare il Sud imbelle, parassitario, accidioso e delinquenziale? Ve li ricordate i bravi lombardi operosi, dinamici, intraprendenti, cristallini, forse un po’ ottusi, ma solo per via dell’elmo con le corna e la sbornia di acqua del sacro fiume? Ve lo ricordate il mantra di allora? La mafia sono un male del Sud, dove la gente non vuole lavorare e preferisce stare a servizio dei criminali?
Magari il tempo ristabilisse sempre la verità con tanta efficace ed esemplare puntualità: il Consiglio dei Ministri, insieme ai tre anni di pena certa per gli italiani, a Nord come a Sud, ha licenziato il decreto di scioglimento del comune di Sedriano per infiltrazioni mafiose, “al fine di consentire le operazioni di risanamento delle istituzioni locali, nelle quali sono state riscontrate forme di condizionamento della vita amministrativa da parte della criminalità organizzata”.
Che non si dica che il governo esercita un trattamento impari: insieme a Sedriano, primo comune lombardo a subire questa onta, è stato sciolo anche il comune di Cirò, in provincia di Crotone. A conferma della fosca profezia di un comandante dei carabinieri di Monza riferita da un magistrato impegnato a investigare sull’intreccio tra corruzione, reati economici e criminalità: “il mondo ormai è la Calabria e quello che diventerà Calabria”. Si apprende che l’inchiesta che ha portato Sedriano allo scioglimento è una delle più clamorose degli ultimi tempi, esplosa proprio un anno fa con l’arresto dell’allora assessore regionale alla Casa della Giunta Formigoni, Domenico Zambetti, accusato – anche questa era una prima volta – di voto di scambio con la ‘ndrangheta e del sindaco che secondo gli investigatori avrebbe asservito “sistematicamente le proprie funzioni pubbliche agli interessi dei privati corruttori” e della associazione mafiosa denominata Di Grillo-Mancuso”, ma che non si è mai dimesso dall’incarico.
Pare insomma che uno degli effetti della globalizzazione, insieme alla diffusione equilibrata delle disuguaglianze, o alla riproposizione di quella antica forma di lavoro che passava sotto il nome di schiavitù, consista nel rafforzamento di una criminalità trasversale e internazionale, al servizio e a sua volta dominatrice di poteri legali, di fasce estese della pubblica amministrazione, competente e innovativa, in grado di padroneggiare tecnologie, di contare formidabili risorse, di infiltrarsi in settori sani ma sofferenti delle economie, aggiungendo nuovi business ai brand tradizionali: usura, riciclaggio, droga, prostituzione, contrabbando soprattutto ormai di profughi e migranti . Una realtà ampiamente anticipata in un rapporto che i servizi americani trasmisero a Clinton nel 2000 e che diceva più o meno che nel 2010 alcune nazioni sarebbero passate sotto il controllo di governi privati, veri e propri anti-stati che avrebbero sottratto la sovranità a popoli e paesi.
E d’altra parte governi spregiudicati, padronati senza scrupoli, sistemi bancari dediti all’usura e alla speculazione, agenzie taglieggiatrici, stati biscazzieri hanno talmente mutuato usi e costumi delle mafie da far sospettare quotidiane intrinsichezze, frequentazioni proficue e alleanze esplicite.
Lo scioglimento del Comune di Sedriano è solo il sigillo, il visto si stampi che perfino la classe politica e uno dei governi platealmente più indifferenti alla sicurezza e al contrasto all’illegalità ha dovuto apporre. Nella sentenza del Tribunale di Milano a conclusione del Processo Infinito all’organizzazione della ndrangheta che si era autodefinita “massoneria dei poveri”, si legge: negli ultimi 15 anni la ‘ndrangheta lombarda si è evoluta dal punto di vista criminale… estendendo il campo d’azione ad ambiziosi progetti di controllo di attività imprenditoriali e economiche, ampliando i propri rapporti con pubblici funzionari e appartenenti alle forze dell’ordine, divenendo interlocutori appetibili per garantirsi voti in occasione di competizioni elettorali”. E d’latra parte basterebbe effettuare un monitoraggio sullo spostamento di decine di migranti interni, che seguono i trasferimenti di padrini eccellenti o poco prima di elezioni amministrative, per immaginare i successivi traslochi di preferenze. 15 anni, si legge nella sentenza, ma dalla consultazione di altri atti processuali si comprende come sia precedente il fenomeno della penetrazione di imprese a capitale mafioso nel mercato, che ne alteravano le regole, si integravano in quelle legali, controllandole o distruggendole. Si capisce che da molti anni il crimine organizzato è diventato il soggetto economico più forte, quello più dotato di risorse, quello più dinamico, in grado di intervenire nel libero mercato imponendo la sua concorrenza, determinando scelte, condizionando opere e interventi.
Sempre l’inchiesta Infinito, una delle più citate nella saggistica sulle mafie al Nord, segnala che la conquista della società Perego – una delle più grosse imprese edili della Lombardia – da parte della criminalità, parte da lontano, che è vero che comincia a venire alla luce con la costituzione della Perego General Contractor e l’ingresso di inquietanti fiduciarie. Ma a detta del più giovane della dinastia la ‘ndrangheta aveva cominciato a dettare le sue leggi anche ai tempi di suo padre, “penetrando nel settore dei trasporti, e poi via via, grazie a quello, nella gestione dei rifiuti, nei cementifici e poi nelle società finanziarie che concedono i leasing”.
Sono le mafie a dettare i prezzi, i criteri per gli appalti e i requisiti di opere e materiali, così che i moderni quartieri satelliti, le new towns care al condannato sono tirate su secondo l’architettura criminale e le strade percorrono le mappe dell’urbanistica malavitosa.
E c’è da giurare che lo saranno anche i padiglioni dell’Expo, il mega evento che si candida ad essere la vetrina del riscatto economico dell’Italia, caldeggiato dal susseguirsi di governi, coccolato come una sua creatura dal premier, che va a proporlo nei suoi umilianti viaggi di promoter della svendita di quel made in Italy destinato al marchio di made in mafia.