Magazine Cinema
Visto in Dvx.
Un siciliano lavora come supervisore in una fabbrica del nord, si è sposato con una milanese da cui ha due figlie; finalmente dopo quasi 10 anni riesce a tornare nella nativa Alcamo (portando per la prima volta la famiglia in Sicilia). Il film si dipana nel mostrare lo sconcerto della nordica nei confronti dell'ambiente, le abitudini, i preconcetti e i servilismi del sud. Verso la fine della vacanza però il capo mafia locale chiede un favore che non si può rifiutare al protagonista.
Un film stranissimo che parte come una commedia sulle differenze nord-sud piuttosto carina seppure con alcuni (molti) luoghi comunissimi sfruttati per divertire a colpo sicuro. La mafia viene trattata con sussiegosa ironia, seppure rimane come convitato di pietra in ogni inquadratura.
Nella seconda parte il film vira verso il dramma, con un regolamento di conti e la tragedia di un uomo normale invischiato in questioni immorali più grandi di lui a cui è costretto ad assoggettarsi; il finale normalizzante non è certo consolatorio.
Lo stacco fra le due parti non è improvviso. Lentamente il capo mafia dimostra di avere un piano e pur rimanendo ironico, se non proprio macchiettistico, il concetto aleggiante di mafia si fa sempre più presente, pervasivo ed inquietante. Lo stacco più netto si ha nel bellismo incontro notturno, da li inizia il dramma. Ma anche nel pieno svolgersi della tragedia, l'atteggiamento e la fisicità di Sordi (magnifico protagonista) continuano a puntare sull'ironia.
Mix incredibile di generi che si fondono in maniera impeccabile. Effetto straniante che colpisce davvero molto. Il mash up nasce dalla fusione di due sceneggiature una di Marco Ferreri e una di Age e Scarpelli (guess who è per il dramma grottesco e chi per la commedia regionale?), nate indipendentemente ed immotivatamente unite. Beh l'unione delle due crea un film particolarissimo.
Il comparto artistico è però meritevole degli encomi e credo sia proporzionalmente investito dalla responsabilità della riuscita perfetta.
Sordi macchina comica molto fisica (che solitamente non amo troppo per la tendenza alla caricatura e per essere un caratterista esagerato) qui è bravissimo nella prima parte (il suo entusiasmo all'arrivo in nave in Sicilia è così veritiero da essere contagioso) e nella seconda riesce ad essere credibile nel dramma divenendo necessario per garantire quel trait d'union con la commedia precedente.
Lattuada invece è solido e concreto, inquadra con gusto per la composizione, utilizza alcuni panfocus molto belli, costruisce tutte le scene (almeno nella prima parte) su più piani, gioca molto con il bianco accecante della Sicilia per controbilanciarlo con le ombre del dramma; inoltre il ritmo dell'incipit è enorme tutto tenuto in piedi da una macchina da pesa che si ferma solo per inquadrare i personaggi in movimento. La scena dell'incontro in notturna con Don Vincenzo è un capolavoro di primissimi piani, silhouette, luci crude ed ombre vicino all'espressionismo o al noir classico. Il viaggio stilizzato con una schermata nera, due spiragli di luce in movimento e la voce fuori campo di Alberto Sordi che prega e pensa alla famiglia è un altro colpo di genio.
Un film da recuperare assolutamente. Locandine tutte fuorvianti.
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