Magari fosse la vecchia DC, questa è molto più pericolosa...

Da Albamontori @albamontori

Inquietante.

da Dagospia

OPERAZIONE RINASCITA (DELLA DC) - BAGNASCO E BERTONE GRANDI CERIMONIERI DELLE MANOVRE PER RIPORTARE IN VITA LA BALENA BIANCA - INCONTRI BILATERALI CON CASINI, ALFANO E FIORONI. PASSERA CORTEGGIATISSIMO SARÀ PRESTO RICEVUTO - IL PRESIDENTE DELLA CEI LAVORA ALLA RIUNIFICAZIONE TRA L'ALA DEL PDL CAPEGGIATA DA ANGELINO JOLIE, L'UDC E I CATTOLICI DEL PD - FECONDAZIONE ASSISTITA A NAPOLI NELL'ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DEL PARTITO POPOLARE DI DON STURZO: AD OFFICIARE RICCARDI E BONANNI - LA STRUTTURA DELTA DEL VATICANO: DA VIAN A PREZIOSI, I CONSULTORI DI RATZINGA…

1 - BENTORNATI IN CENTRO
Marco Damilano per "l'Espresso"

I Cardinali Bertone e Bagnasco

Lo chiamano, semplicemente, il Partito. E già questa è una piccola rivoluzione, perché mai finché sono stati in vita i democristiani avevano accettato di definire così il glorioso Scudocrociato, che semmai era una federazione, un arcipelago di correnti, una famiglia parecchio rissosa. Ma dopo anni di velleitarie cose bianche e di terzi poli troppo asfittici rispetto alle ambizioni, ora che c'è la grande occasione, bisogna chiamare i progetti con il loro nome. Il partito da fare, il partito da costruire, è stato l'argomento di discussione più gettonato nei colloqui con i vertici ecclesiastici prima di Natale.

"Incontri strettamente bilaterali", sottolinea chi ha partecipato. Il presidente della Cei Angelo Bagnasco li ha ascoltati uno ad uno: Pier Ferdinando Casini, Angelino Alfano, Giuseppe Fioroni. Il ministro Corrado Passera, corteggiatissimo, ha chiesto udienza presso il capo dei vescovi italiani e sarà presto ricevuto. Consultazioni separate anche per il numero due vaticano Tarcisio Bertone, molto defilato nei giorni di Todi, quando ad ottobre i cattolici riuniti nel monastero di Montesanto diedero il benservito al governo di Silvio Berlusconi.

I cardinali hanno ascoltato e soprattutto incoraggiato lo sforzo. E si sono lasciati andare a qualche indicazione pratica. Il partito che verrà non può essere soltanto una cosa cattolica, non deve escludere nessuno dei possibili protagonisti dell'impresa, almeno in partenza niente veti verso l'uno o verso l'altro, deve infine evitare di trasformarsi nell'ennesimo partitino formato bonsai. "Ma non si deve immaginare una pressione delle gerarchie ecclesiastiche sui politici", spiegano gli interlocutori. "Da loro arriva anzi l'invito a restare prudenti. La spinta a fare qualcosa viene dalla base, dalle associazioni: muovetevi, dicono, ora o mai più".

ANGELINO ALFANO PIERFERDINANDO CASINI

Vent'anni dopo Tangentopoli e l'ultimo voto con il nome e il simbolo della Democrazia cristiana sulle schede elettorali (era il 5 aprile 1992), il governo Monti e lo smantellamento dei tradizionali schieramenti, il defunto asse Pdl-Lega e l'alleanza di Vasto Pd-Idv-Vendola, sono una straordinaria opportunità di rivincita per gli eredi della Balena bianca, a saperla catturare.

Il fischio d'inizio dell'Operazione Rinascita dovrebbe essere il convegno intitolato con understatement democristiano "Un'iniziativa per l'Italia", previsto a Napoli. Con una lista di relatori che comprende il leader dell'Udc Casini, il ministro Andrea Riccardi, il segretario della Cisl Raffaele Bonanni, il capofila dei cattolici del Pd Fioroni. L'evento dovrebbe svolgersi intorno al 20 gennaio, data significativa (il 18 gennaio 1919 don Sturzo fondò il primo partito popolare con l'appello ai "liberi e forti"), ma le convocazioni non sono ancora partite e l'intoppo non è solo organizzativo.

ALFANO E CASINI

La difficoltà politica è calibrare bene l'evento: chi lo organizza, chi interviene, chi partecipa, e soprattutto cosa dire. Perché per la maggioranza che sostiene il governo Monti l'appuntamento di Napoli rappresenta uno spartiacque. La rottura della tregua. La ripresa delle attività dopo mesi in cui la politica è entrata in letargo. Il tentativo di aprire una fase due dei partiti accanto a quella del governo. Il rimescolamento delle tribù, atteso, desiderato e temuto.

Giuseppe Fioroni

La linea di scomposizione e di ricomposizione su cui si lavora è quella prediletta dal presidente della Cei Bagnasco, caldeggiata nelle conversazioni di fine anno. Punta a una riunificazione tra l'ala del Pdl capeggiata da Alfano, l'Udc di Casini e i cattolici del Pd, nel segno del Ppe, per puntare alle dimensioni elettorali dei suoi omologhi europei, la Cdu tedesca di Angela Merkel in Germania, il Pp di Mariano Rajoy in Spagna. Con due condizioni invalicabili: chiusura definitiva con la stagione del berlusconismo, il Cavaliere non potrà inserirsi nella foto di gruppo della nuova formazione, neppure come padre nobile.

E sbarramento verso Gianfranco Fini, di cui non sono state dimenticate le uscite "laiciste" su fecondazione assistita, coppie di fatto e caso Englaro. Il presidente della Camera potrà essere un alleato, ma non un co-fondatore del nuovo partito che passa per il superamento dell'attuale Terzo polo. Fini lo sa, infatti ha abbandonato il maggioritario che ha difeso per vent'anni e si è trasformato in un paladino del sistema proporzionale che gli garantirebbe la sopravvivenza.

Bisogna procedere a piccoli passi. La quiete apparente che accompagna la vita del governo tecnico si regge su un patto di non belligeranza tra i partiti che sostengono Monti, la difesa dello status quo che tiene uniti i capipartito Alfano, Casini e Bersani. Nelle ultime settimane, per non creare tensioni in Parlamento, l'Udc ha respinto le richieste di deputati, senatori e consiglieri regionali del Pdl vogliosi di cambiare partito. I passaggi di campo sarebbero controproducenti perché, si ragiona dalle parti di Casini, una rapida implosione del Pdl lascerebbe solo macerie. Mentre, almeno in questa fase, è interesse di tutti che il Pdl resista e che Alfano rafforzi la sua leadership provando a emanciparsi da Berlusconi. In attesa che l'Operazione Nuova Dc decolli senza creare problemi a Monti.

riccardi a santo egidio

È bastato che la notizia dell'incontro di Napoli finisse sui giornali per scatenare la reazione dei notabili Pdl, indignati per l'annunciato intervento del ministro Riccardi. Una polemica che ha costretto il premier a precisare che non si può certo impedire ai ministri del suo governo di partecipare a dibattiti politici a "titolo personale". Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio, ben introdotto in Vaticano, è in prima fila nell'impresa. La sua nomina al ministero senza portafoglio della Cooperazione e dell'Immigrazione, ha messo insieme l'appoggio del Quirinale, la benedizione della Cei e la copertura dell'Udc. Non ha una casa politica ed è un vantaggio perché può parlare con tutti.

E qualcuno già ipotizza per lui il ruolo di candidato sindaco di Roma nel 2013, un cattolico doc per riconquistare il Campidoglio dopo decenni di verdi, post-comunisti e post-fascisti. Un obiettivo che sta molto a cuore alla Curia, al punto che il papa in persona durante la messa dell'ultimo giorno dell'anno in San Pietro, il tradizionale "Te Deum" di ringraziamento, è sembrato invocare un discesa in campo dei politici cattolici, "affinché il volto della nostra città sia sempre più consono ai valori di fede, di cultura e di civiltà che appartengono alla sua storia millenaria". Riccardi, che alle manovre della gerarchia vaticana nelle elezioni amministrative negli anni Cinquanta ha dedicato i suoi primi studi (il "partito romano" di monsignor Roberto Ronca, rettore del Seminario Maggiore, nemico di De Gasperi), sarebbe il candidato ideale di un nuovo centro aperto al Pd.

RAFFAELE BONANNI

Un disegno che l'ex ministro Fioroni sponsorizza apertamente: "Il Pd doveva essere una grande forza di centrosinistra, invece di ripiegare sui sentieri tradizionali "old labour"", si leggerà nel prossimo numero della sua rivista on line "Il domani d'Italia". "È questo tradimento di linea a rendere oggi problematica la capacità di presa del "modello Bersani". Il riformismo, sulla scia di Monti, deve incarnarsi in un soggetto nuovo. Come rimescolare le carte? C'è solo una via. Pd e Terzo Polo sono obbligati a rompere gli schemi. Insieme, uniti in un partito o in una federazione, dovrebbero proporsi nella veste di polo riformatore moderato - ecco il nuovo centrosinistra - in grado di competere con una destra liberale di stile europeo".

Difficile, per non dire impossibile, che Bersani possa accettare di sciogliere il Pd in un partito o in una federazione con Casini per dare vita a un polo "moderato". Più probabile, dunque, che sia Fioroni ad anticipare i tempi. In vista di una nuova Dc dove, come ai bei vecchi tempi, siano rappresentate la sinistra sindacale alla Donat Cattin (la Cisl di Bonanni), la sinistra cattolico-democratica (Riccardi), il correntone doroteo (Alfano-Casini) e l'andreottismo (Fioroni).

vian

A Casini toccherebbe la guida di questa formazione. Altrimenti? Altrimenti, prevede l'ex ministro del Pdl Giuseppe Pisanu, se i frammenti post-dc ancora una volta non riusciranno a rimettersi insieme, per la rivalità tra i capi o per la resistenza dei vecchi leader, Berlusconi e Bersani, a occupare il centro ci penserà qualcun altro. Forse Monti in persona. O forse un suo ministro: quel Passera, in lista di attesa per essere ricevuto dal cardinale Bagnasco, che in privato parla sempre più spesso della necessità di organizzare una "Area Vasta". Un nome in codice, per la Nuova Dc.

2 - I 4 DELL'AVE MARIA

Qualcuno li ha scherzosamente già ribattezzati la Struttura Delta del Vaticano: l'armata della Santa Sede nel mondo dell'informazione. Sono gli italiani nominati consultori da Benedetto XVI nel prestigioso Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali. Alcuni di loro sono obbedienti al papa per ragione sociale, "perinde ac cadaver": il gesuita padre Antonino Spadaro, direttore di "Civiltà cattolica", le cui bozze per una secolare tradizione sono riviste dalla segreteria di Stato. Anche il direttore dell'"Osservatore Romano", lo storico Giovanni Maria Vian, è di casa, nominato da papa Ratzinger alla guida del giornale vaticano nel 2007.

MARCO TARQUINIO

Incuriosisce che insieme a lui entri nel ristretto club il collega di "Avvenire" Marco Tarquinio, arrivato a dirigere il quotidiano della Cei nel 2009 dopo le dimissioni di Dino Boffo, provocate dal falso documento pubblicato dal "Giornale" di Vittorio Feltri, ma anche da un'intervista di Vian al "Corriere" che suonò come una presa di distanza da Boffo, un siluro che l'ala della Chiesa fedele a Tarcisio Bertone aveva indirizzato contro la Cei di Camillo Ruini e di Angelo Bagnasco. La new entry più sorprendente è il direttore del Giornale Radio Rai Antonio Preziosi.

antonio preziosi

Sfodera un titolo di docente di comunicazione all'università salesiana, ma è soprattutto un navigatore del Palazzo, da Prodi a Berlusconi a Monti senza mai perdere la bussola (del potere) e uno strepitoso imitatore di politici. Ora potrà esibirsi in Vaticano, per l'invidia degli esclusi. E chissà se la nomina papale non gli valga l'ascesa al soglio più ambito: il Tg1.
M.D.

 


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