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Magellano

Creato il 17 gennaio 2012 da Lipesquisquit
Ognuno ha i suoi tempi, è una lezione che si impara, ma sfortunatamente si impara con il tempo, quindi se i tuoi tempi sono rapidi sei a posto, ma se per caso sei lento allora sei fottuto, già in partenza, ed è una doppia fregatura: è il fatto che non lo sai all'inizio e non lo saprai per un bel pezzo, non solo non ci sei ancora arrivato ma addirittura non hai speranze di arrivarci per tempo, perché sei lento, lento. Lento. Quindi, niente contromisure, niente buoni propositi, niente ‘posso farcela, posso superare i miei limiti, tutto il mondo può cambiare quindi io posso cambiare’, niente intuizioni folgoranti che ti risolvono le situazioni, per carità. Sai quelle pensate dannatamente corrette al posto giusto, al momento giusto? Ecco, scordatele: te il momento giusto non sai proprio cos’è, tu stai al momento giusto come la coda della cometa sta alla cometa, come la Chiesa sta alla scienza, come Trenitalia sta alla puntualità, hai i riflessi mentali del fossile di un bradipo morto. Attaccati, bello, questa sarà la tua vita, un tempo breve in cui sceglierai sempre il percorso più lungo, in cui prenderai tutto alla larga, perchè sei lento, e non è stupidità, non è che sei ‘tardo’, hai tutte le facoltà a posto, soltanto che capirai quello che c’è da capire più tardi, ci arriverai senz’altro, imparerai tante cose e accrescerai la tua anima, però lo farai quando ormai non ti servirà più, quando quella ragione cocente per cui dovevi assolutamente cambiare chissà dove cazzo è andata a finire. Tu sei così, sei uno di quelli che le cose le capisce dannatamente bene, uno a cui i conti tornano sempre, in ogni ambito, però solo dopo che te la sei presa comoda, dopo che hai spulciato tutti i dettagli, minuziosamente, maniacalmente, sei una testa valida che però evolve dopo un vissuto e un’introspezione superiori a qualunque capacità di sopportazione umana, anche la tua tartaruga si romperà le balle di aspettarti, come quella volta in cui hai passato un anno, cioè dai, un anno intero a capire cos’è che ti dava fastidio di Mannarino, se era la sua musica un un po’ da paesino decaduto dove i bambini non vanno a scuola e si beve il San Crispino, o quella voce roca fatta male, a metà tra Sting col mal di gola e Vasco Rossi quando gli danno la coca tagliata bene, o forse la cadenza ripetitiva di un po’ tutte le sue canzoni che dopo un minuto ti hanno già frantumato i coglioni, oppure il nome, il fatto che si chiama Mannarino, che sa di “mannaia”, di “mannaggia”, di “Mazzarino”, di “margarina”, di “marijuana” e soprattutto di “Magellano”, il navigatore che è dovuto passare per tutti i fottuti buchi del Sudamerica prima di superarlo, o forse quei suoi vestiti inutili e quel cappello per cui ti sembra tanto il bisnonno che non hai mai conosciuto, che poi in fondo non ti hanno mai dato fastidio i vestiti di nessuno, e va un po’ a sapere perché i suoi ti danno fastidio, ma invece non c’entravano neanche i vestiti, perché era qualcos’altro, qualcosa che per chiunque poteva essere evidente da subito, ma non per te, assolutamente no, non per lo schizzato compulsivo errante che deve percorrere tutte le stupide, inutili, labirintiche strade possibili e rivoltare tutti i dannati sassi solo per trovare alla fine, dopo un secolo, quando ormai non ci crede più nessuno perché ormai sono già partiti e arrivati tutti, la via, la rotta, la direzione per il viaggio, quello vero.E comunque, erano i baffi. Ci sono arrivato adesso.Dove te ne vai, con quei baffi?

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