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Il padre la ritrova nel reparto quarantena di un grosso ospedale e grazie alla sua amicizia con un medico riesce a portarla a casa per farle trascorrere le ultime settimane che le sono rimaste prima della trasformazione, un paio forse.
Wade è ora sposato con Caroline con cui ha due figli piccoli che per sicurezza porta a casa della cognata. Lui vuole stare vicino a sua figlia, non vuole perdersi un attimo di lei...
Dopo la parentesi politica Schwarzenegger, Schwarzy per gli amici, ha fatto tremenda fatica a ritrovare la strada del successo al box office; ci ha provato con The Last Stand, bel western moderno cucitogli addosso dal funambolico Kim Jee Woon ( lo stesso di I saw the devil), con Sabotage che se fosse stato un po' più curato avrebbe potuto essere pure caruccio e con due film assieme all'amico Sly, la comparsata nel terzo capitolo di The Expendables e in Escape Plan, un film carcerario che guardava più al passato che al presente.
Tutti film che non hanno sfondato al box office.
In attesa del prossimo Terminator a breve su grande schermo, il buon Schwarzy si diletta a girare un film di zombie,ovvero Maggie, un progetto a lui molto caro visto che ha deciso anche di produrlo.
Ora mettere l'asburgico Arnie assieme a una manica di morti viventi in un mondo perfetto dovrebbe equivalere a un'energetica mattanza a suon di fucilate e calci in culo ai danni di quei poveretti di zombie.
E invece non siamo in un mondo perfetto , però ci piace lo stesso.
Maggie non è solo un film di zombie, diciamo che inquadra il genere come hanno cercato di fare recentemente la favolosa serie inglese In the flesh o la rivelazione francese Les revenants.
E' più facile considerarlo invece un dramma familiare in cui l'iconografia zombie è un dettaglio di fondamentale importanza ma pur sempre un dettaglio, una storia in cui l'elaborazione di un lutto futuro molto prossimo è come un tarlo che ti divora da dentro, lentamente ma inesorabilmente, secondo dopo secondo, attimo dopo attimo.
Wade, forse uno dei personaggi più intensi e sfumati recitati dal prode austriaco, attore non propriamente dotato di un talento sopraffino nel modulare la sua gamma espressiva, è un padre che non si vuole rassegnare a perdere la figlia, oramai ridotta in stato di quasi totale solitudine a causa della sua "condizione sanitaria".
Non si rassegna perché lui è come lei, un freak dolente e malinconico, un solitario di poche parole ma di molti fatti che non lascia nulla di intentato pur di avere qualche attimo in più a disposizione per la figlia.
Arriva anche ad infrangere la legge.
Dall'altra parte abbiamo Maggie, molto più rassegnata di lui, contraddistinta da quel senso di fatalismo che a lui manca.
Maggie è un film sull'attesa di un momento fatale che incombe , più un dramma lancinante che un horror a cui si richiama nell'iconografia e nella reiterazione della poetica della malinconica solitudine del freak ( tema intimamente legato al genere), una storia di amore paterno che mette a dura prova i canali lacrimali.
Poverino anche Arnie che è costretto a piangere in una scena, diciamo che ci prova imbarcandosi in una delle imprese più pericolose della sua vita, altro che Commando o i campionati mondiali di culturismo.
Stupisce in positivo la regia dell'esordiente Henry Hobson: da uno che nel curriculum vanta il trailer di un videogame , frammenti di uno special e che si è specializzato nel fare il design dei titoli di testa di film e serie tv, una regia così intensa e senza sbavature non te l'aspetti.
Maggie è un film silenzioso, intimo ,autunnale.
E quel finale è come una stilettata al cuore.
Te lo aspetti ma quando arriva fa comunque male.
Molto male.
PERCHE' SI : un film di zombie che inquadra il genere in una prospettiva diversa, regia intensa e senza sbavature, Arnie piange! o meglio ci prova, onore al tentativo
PERCHE' NO ; Schwarzy non prende a fucilate e calci in culo gli zombie( ma per me non è un difetto), astenersi puristi del lieto fine, Arnie piange! o meglio ci prova, diciamo non la cosa migliore del film.
LA SEQUENZA : L'incontro di Wade con padre e figlia piccola ormai trasformati entrambi in zombie, uno specchio di quello che può succedere a lui in futuro.
DA QUESTO FILM HO CAPITO CHE :
Ormai i turgidi bicipiti a mappamondo di Schwarzy sono un pallido ricordo
per essere un nonnetto di quasi settanta anni però è messo decisamente bene
non avrei mai pensato che lo avrei visto piangere in una scena .
Avevo pensato la stessa cosa di Eastwood ma poi ci fu I ponti di Madison County.
Il genere zombie non è morto: è vivente!
( VOTO : 7+ / 10 )
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