Era maggio d’infanzia che tingeva
di rosa i bocciòli nella casa
dei nonni sul mare e spargeva
di glicine il muro, nel ronzìo
degli insetti ubriachi di luce.
E sui cisti e sui mirti fioriti
adagiavo con mamma i lenzuoli
lavati per profumarli di buono.
Con le amiche intrecciavo coroncine
di rose da portare all’altare
a Maria, nel suo mese, e la chiesa
era fresco ed incanto e mistero.
Poi la notte, nella vigna vicina,
la magìa delle lucciole accese
come gocce di stelle vaganti
nella quiete del buio violato.
E nel cuore e negli occhi già
il presagio dell’estate alle porte,
delle more, del grano, dei papaveri rossi.
MGC