Giornate lunghe, quasi calde; giornate con la voglia di scoprirsi, di camminare, di bere un’acqua fresca col limone, di mangiare qualcosa di nuovo, di buono. Giornate di maggio.
Cielo limpido: qualche nuvola qua e là che lo incornicia appena, nuvole bianche rotonde piene, nuvole buone, nuove. Nuvole del quattro di maggio, primavera.
Casa vuota, appena un po’ buia, lunedì.
E allora non torni, allora cammini senza meta per la città, ti prendi un tuo tempo, le immagini delle vetrine, i viali, le aiuole, gli alberi e i fiori. Cammini un po’ lenta un po’ no, tanto a nessuno importa; ti siedi su di una panchina e ti guardi intorno. Respiri il profumo del cielo, l’odore di nuvola buona che hai attorno.
C’è un bar, poi, con i tavoli fuori sul corso; aperitivo, perchè no: se ti guardi attorno e sorridi qualcuno conosci, magari qualcuno verrà.
Accavalli le gambe: è bello il vestito che hai messo, quasi quasi non sembri più tu; sorridi da sola guardando la gente che passa: chi ti saluta, chi si ferma per un momento a parlarti e dopo poco se ne va.
Lo conosci, si ferma – è solo anche lui – chissà se vorresti, chissà se vorrai.
Fa scuro, ormai, si fa notte: la casa è vuota, è buia, nessuno ti aspetta, stasera. Avrai sonno più tardi, più tardi ci penserai. Ora cerca di fare che non sia troppo tardi: occorre far presto, altro quattro di maggio forse tornerà ma non sarà più lo stesso. Non sarai più la stessa tu.
Vieni, entra e coglimi
Vieni, entra e coglimi, saggiami provami…
comprimimi discioglimi tormentami…
infiammami programmami rinnovami.
Accelera… rallenta… disorientami.Cuocimi bollimi addentami… covami.
Poi fondimi e confondimi… spaventami…
nuocimi, perdimi e trovami, giovami.
Scovami… ardimi bruciami arroventami.Stringimi e allentami, calami e aumentami.
Domami, sgominami poi sgomentami…
dissociami divorami… comprovami.Legami annegami e infine annientami.
Addormentami e ancora entra… riprovami.
Incoronami. Eternami. Inargentami.
Patrizia Valduga
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