«Ho il sospetto che chi immagina la riforma migliore di tutta voglia in realtà conservare l'esistente». «Non è una riforma mia, non l'ho scritta io, non è quello che forse avrei pensato», premette Maggioni, rispondendo alle domande dei parlamentari a San Macuto. «Ma finalmente ci si muove e uscire dell'immobilismo è fondamentale in questo momento per la Rai. Restare fermi è decidere che la Rai deve essere sempre più residuale, usare le risorse dei cittadini per farsi concorrenza all'interno, perchè avere quattro strutture di news concorrenziali e non coordinate vuol dire concorrenza interna».
A chi obietta che la creazione di due newsroom prevista nel piano - la prima con l'accorpamento di Tg1, Tg2 e Rai Parlamento, la seconda con Tg3, Rai News, Tgr e Ciss, meteo e web che, per i rumors delle scorse settimane, potrebbe essere affidata proprio a Maggioni - comporti rischi per il pluralismo, replica citando l'esempio della «Bbc, che ha una newsroom unica, ma i marchi e le autonomie editoriali di tutti i soggetti che vi afferiscono sono intatti. È l'autorevolezza editoriale - sottolinea - che determina il pluralismo. Tg1, Tg2 e Tg3 hanno una forte riconoscibilità per gli italiani e devono rimanere tali: bisogna piuttosto lavorare sulla razionalizzazione dei flussi dell'informazione e delle risorse».
«È la riforma giusta? Non lo so», sottolinea ancora Maggioni, invitando però a diffidare da chi parla di una ricetta «migliore, globale: sognare la riforma di tutte ti porta a conservare l'esistente, quindi una Rai immobile, pesante, tanto più nel momento in cui competitor stranieri, aggressivi, veloci, si muovono nel nostro mercato con una spregiudicatezza senza precedenti: allora non ci lamentiamo della Rai carrozzone».
Il piano Gubitosi, piuttosto, va nella «buona direzione perchè risponde a logiche internazionali» e consente innanzi tutto di ottimizzare le risorse: «Nove troupe sullo stesso avvenimento vogliono dire 7-8 storie non raccontate, 7-8 possibilità buttate via eppure pagare dai contribuenti». La prima newsroom, a vocazione generalista, «sarà destinata alla produzione di qualità, con un tg in grado di orientare il paese e dotato di tutti i mezzi per un racconto di eccellenza», la seconda «consentirà di mantenere l'identità del Tg3 inserendolo in un contesto in cui l'ottica glocal determina le scelte». Anzi, Maggioni si spinge a immaginare una riorganizzazione che vada oltre, «coinvolgendo anche le reti, in modo che ci si attenga di più ai giornalisti Rai per fare approfondimento di rete» e creando «nuovi sistemi di verifica dei fatti, luoghi dove si fanno più inchieste. Quando la tv, e prima o poi accadrà, sarà sgretolata in termini di audience, quello che rimarrà - conclude - sarà la nostra credibilità e affidabilità».