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Magic in the Moonlight (Woody Allen, 2014)
Creato il 08 dicembre 2014 da Athenae Noctua @AthenaeNoctuaL'illusionista Stanley Crawford (Colin Firth), che lavora dietro l'identità del mago cinese Wei Ling Soo, giunge in Provenza su invito dell'amico e collega Howard Burkan (Simon McBurney) per smascherare una medium fasulla, Sophie Baker (Emma Stone), sospettata di aver circuito la ricchissima famiglia Catledge fino ad ottenere una proposta di matrimonio dal rampollo di casa, Brice (Hamish Linklater). Ateo, materialista e avverso ad ogni forma di spiritismo e credenza metafisica al punto da essere specializzato in sbugiardamenti di truffatori dell'occulto, Stanley accetta la sfida, approfittando dell'occasione per tornare nelle terre dove è cresciuto e visitare l'arzilla zia Vanessa (Eileen Atkins). Ospite dai Catledge, Stanley viene immediatamente spiazzato dalle numerosissime informazioni che Sophie riesce a dedurre su di lui e dallo svolgimento di una seduta spiritica nel corso della quale viene evocato il defunto signor Catledge.
Ogni avvenimento e ogni "vibrazione mentale" di Sophie erodono a poco a poco le certezze razionali di Stanley, che cede di fronte alla possibilità di esistenza di qualcosa d'altro che trascenda la ragione quando Sophie riesce a rievocare alcuni ricordi sentimentali di zia Vanessa a lei certamente sconosciuti. Complice l'avvenenza della giovane medium e i momenti spensierati passati con lei anche mentre cerca di smascherarla, Stanley arriva a credere in ciò che non vede, scoprendosi felice nella possibilità, pur effimera e illusoria, di sottrarsi per qualche istante al pessimismo esistenziale che lo porta a nutrire una visione sfiduciata e cinica della realtà. Finché...
La pellicola di Allen affronta ancora una volta, con la vivacità, l'eleganza e le atmosfere già incontrate precedente capolavoro un tema fondamentale dell'esistenza umana, sempre in bilico fra una realtà gretta che delude e un mondo di illusioni che offrono pace e conforto. Non a caso spesso vengono evocate le riflessioni di Nietzsche sul piacere effimero dato dalle suggestioni metafisiche, che hanno non poca affinità con la filosofia leopardiana e anche Magic in the Moonlight, come Midnight in Paris, si presenta ricchissimo di reminescenze letterarie e filosofiche, da sempre oggetto di grande interesse da parte di Woody Allen. Attraverso l'incontro-scontro fra il rigido razionalismo di Stanley e il carattere visionario e solare di Sophie assistiamo ad una dialettica fra una lettura cupa e disillusa dell'umanità e uno slancio vitale che ammette la creazione di sogni e fantasie che possono spezzare almeno per qualche momento tale negatività.
La commedia è ricca di umorismo (ma un umorismo pacato, in pieno stile Allen), di brillante sarcasmo, di colori e musiche che, unite alle affascinanti ambientazioni e ai costumi dei ruggenti anni '20, creano un insieme estremamente gradevole. Sul finale si concentrano un lungo monologo si Stanley e un dialogo fra lui e zia Vanessa che smorzano momentaneamente l'azione, ma sono utili occasioni per rivelare la logica-illogica che sta dietro l'incantesimo amoroso di Sophie. Il finale non è affatto sorprendente, ma rimane viva l'opposizione fra ragione e illusione, che, inevitabilmente, invita lo spettatore a riflettere ben oltre i limiti del rapporto che lega i due protagonisti. Consiglio vivamente Magic in the Moonlight per una serata o un pomeriggio di distensione, nella certezza che possa essere amato dai grandi fan di Woody Allen, ma anche da chi, come me, ha da poco incontrato il talento narrativo di questo regista e il brio di un Colin Firth che, decisamente sottovalutato ai tempi delle commedie in stile Bridget Jones, da Il discorso del re ha assunto uno spessore decisamente più degno dell'arte che rappresenta. Buon divertimento e buona visione!
C.M.
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