Magic Magic (Cile, USA 2013) Regia: Sebastián Silva Sceneggiatura: Sebastián Silva Cast: Juno Temple, Emily Browning, Michael Cera, Agustín Silva, Catalina Sandino Moreno Genere: surreal-horror Se ti piace guarda anche: Tom à la ferme, Possession, Rovine, Amer
Più che un film magico magico, Magic Magic è un film strambo strambo. Il titolo più adatto sarebbe quindi stato Weird Weird. Cosa c'è di strano strano, vi chiederete? L'inizio non è che sia poi il massimo dell'originalità o del mai visto prima. La partenza è quella classica di migliaia, forse di milioni, di altri horrorini teen passati in abbondanza sugli schermi negli ultimi anni, da Chernobyl Diaries a Wolf Creek, passando per Hostel e Rovine. In pratica, un gruppo di ragazzi parte per una meta di vacanza improbabile. Nel caso di Magic Magic, la californiana Juno Temple va a trovare sua cugina Emily Browning in Cile e, insieme a un gruppetto di amici di lei, se ne vanno a stare in una baita al freddo. Se uno decide di andare in vacanza in posti tipo Chernobyl, il deserto australiano o, in questo caso, la parte più disabitata e desolata del Cile, che non si lamenti poi se le cose vanno a finire male...
Puntualmente è quanto capita anche qui, ma con una sostanziale differenza. In Magic Magic non incontriamo mostri, vampiri, licantropi, fantasmi, serial killer psicopatici, maniaci stalker o cose di questo genere. Incontriamo una serie di fatti strani o, per dirla con il titolo del film che ha lanciato Emily Browning, una serie di sfortunati eventi, legati soprattutto ad animali. Cani che vengono abbandonati per strada, cani che vogliono accoppiarsi selvaggiamente con Juno Temple, uccelli che vengono uccisi e cose di questo tipo. La povera Juno Temple inoltre non riesce a dormire, comincia ad avere le visioni e tutti sembrano essere contro di lei. È solo la sua immaginazione? Sta impazzendo? Oppure sono gli altri ad essere pazzi?
Magic Magic non imbocca le strade già percorse dai film sopra menzionati. Prende piuttosto il sentiero del thriller-psicologico alla Polanski con accenni visionari e weirdutine a manetta. Il regista cileno Sebastián Silva riesce a costruire un'atmosfera incredibilmente tesa e angosciante giocando con le ambientazioni del suo paese d'origine e usando molto bene il sonoro, sia i rumori di sottofondo che le canzoni, non a caso Silva è anche un musicista. Le scelte fatte per la colonna sonora sono molto curiose e variegate e spaziano dal jazz retrò dal gusto sinistro di “Minnie the Moocher” di Cab Calloway a “Pass This On” dei Knife, già usata nello splendido Les Amours Imaginaires di Xavier Dolan. Con quest'ultimo giovane regista canadese, Silva sembra avere diversi punti in comune. Entrambi sono gay, entrambi stanno all'infuori dei circuiti del cinema hollywoodiano, così come pure di quelli indie tradizionali, entrambi hanno uno stile personale e strano. Inoltre la costruzione della tensione di questo film non è molto distante da quella del recente Tom à la ferme di Dolan. Sarà per la vicinanza geografica, ma Silvia prende poi qualcosina anche dal connazionale Alejandro Jodorowsky, visto che Magic Magic si avvicina più spesso dalle parti del surrealismo che non a quelle del thriller-horror classico. Emerge inoltre la sensazione di spaesamento che affiora quando si è in un paese lontani da casa, un paese in cui ci si sente stranieri, un'impressione che fa quasi somigliare questo Magic Magic a un Lost in Translation virato verso il thriller.
A impreziosire in maniera ulteriore il già intrigante ritratto che finora ho cercato di dipingervi ci pensa poi il cast. Ho guardato un sacco di film con Juno Temple, un po' perché lei mi piace parecchio, un po' perché è una delle giovani attrici più impegnate del cinema contremporaneo, ma mai l'avevo vista tanto convinta e convincente. È come se fosse del tutto posseduta dal suo personaggio, che a sua volta forse è posseduto da forze magiche o semplicemente dalla follia. Ancora più brava del solito pure Emily Browning, un'altra delle interpreti più promettenti del panorama attuale, e addirittura sorprendente Michael Cera. Per una volta mette in un angolo i suoi tipici ruoli da simpatico nerd per trasformarsi in un nerd inquietante. Meno brillante invece Agustín Silva, probabilmente ingaggiato solo perché è il fratello del regista. Eh sì, a quanto pare il sistema di raccomandazioni funziona anche in Cile.
"Dite che questa pelliccia sarebbe sembrata esagerata persino addosso a Liberace?"
Magic Magic è allora sicuramente un film da recuperare, come ho fatto io seguendo il consiglio del sempre prezioso Bollalmanacco di Babol, soprattutto perché ha la capacità di sorprendere e stupire. Con la sua originalità, è una visione che non offre punti di riferimento precisi e che in ogni momento ti fa domandare: “E adesso dove vuole andare a parare?”. Una dota assai rara in un mondo di pellicole create con lo stampino, soprattutto in ambito thriller-horror. La sua stranezza si trasforma però in un boomerang nella parte conclusiva. Una chiusura da “Meh!” che lascia con un punto interrogativo gigante sopra la testa. Un grande peccato, perché pare un finale un po' campato per aria e frettoloso e ridimensiona l'intero lavoro, per il resto notevole e magari non magico magico, ma sicuramente strambo strambo. (voto 7-/10)