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Magiche riscoperte di primavera

Creato il 13 aprile 2022 da Annalife @Annalisa
Magiche riscoperte primaveraTra magia e mistero

Tempo fa, e di nuovo non mi ricordo né come né quando, sono incappata in una proposta editoriale curiosa, quella di Romanzi.it : in sostanza, ci si abbona all’invio di romanzi (appunto), due o tre (si può scegliere) per volta, inviati in una scatola (molto bella, collezionabile, ispirata all’editore scelto) insieme ad altri ‘oggetti’ (Blurb! il Poster-Magazine dedicato all’editore, e una rivista letteraria in edizione speciale).

Ogni scatola arriva ogni due mesi circa, è dedicata a una casa editrice diversa scelta dalla redazione, così come i romanzi che essa contiene, e che sono dunque ogni volta una sorpresa per il destinatario. C’è il rischio di ricevere libri che si sono già letti? Sì e no: sì, perché ovviamente uno ordina la box (quasi) al buio; no, perché un’altra particolarità di Romanzi.it è di cercare tra le case editrici cosiddette minori, quelle indipendenti, quelle che difficilmente saltano all’occhio nelle ormai frequenti grandi librerie diffuse, e così via.
Insomma, fatto sta che mi sono abbonata quasi un anno fa e non ho ancora trovato il motivo per interrompere l’arrivo di queste scatole letterarie.
Tutto ciò per dire che l’ultima volta ho fatto la conoscenza con l’editore Utopia, e, tra i due romanzi del mio abbonamento, ho ricevuto e letto subito un romanzo di Massimo Bontempelli, del quale ricordavo qualche sparsa e vaga nozione liceale (tra cui l’adesione iniziale al fascismo, e poi la critica e l’espulsione dal partito). Non ricordavo assolutamente, però, la sua conversione dal puro classicismo all’avanguardia (per semplificare, eh!), fino ad arrivare a quello che ormai è diventato per tutti il realismo magico di marqueziana memoria (si potrà dire marqueziana?). Di nuovo, comunque, ho sfrondato e riassunto al minimo per arrivare finalmente al libro che ho letto, “Il figlio di due madri”, che fa parte di una trilogia di romanzi considerati tra i più importanti e ambiziosi della sua carriera di scrittore (anche se non tra i più riusciti, dicono alcuni).

Ma di questo, tutto sommato, mi è importato poco quando ho iniziato a leggere la storia del piccolo Mario Parigi e di sua madre Arianna, e sono entrata nella vita di una agiata famiglia borghese romana, con tanto di istitutrice («Mario, non si raccolgono le briciole», ossignùr…), dolcetto e passeggiata domenicale, viaggi d’affari del padre (“uomo oscuro nella storia, ma nella vita ha qualche importanza”), madre affettuosa e sottomessa, e così via e così via.

Da questa scenografia altoborghese si passa di colpo, per un motivo preciso e misterioso (“strano”, come definisce il racconto anche l’autore), al quartiere di Trastevere, dove i protagonisti si moltiplicano, partecipano alla storia, diventano un coro rumoroso e convinto, che a un certo punto si contrappone addirittura, come in una sfida western, ai protagonisti dell’elegante quartiere iniziale. E dove, soprattutto, vive l’altra protagonista della storia (l’altra madre, diciamo), della quale conosciamo il passato incerto, tumultuoso, a volte esasperato, in un lungo flashback che la delinea in maniera tanto precisa quanto (a voler essere gentili) stravagante.

Un ultimo scarto scenografico ci porta al Circeo, in riva al mare, a sfiorare il mito e ad ammirare i roseti di Circe, e il paesaggio che si può indovinare dalle finestre di un piccolo albergo o dai finestrini del treno che riporta una delle due donne a Roma.

Il tutto spinto da quell’evento iniziale che, se appare surreale, è comunque ciò che muove tutti i protagonisti, gli incontri, e pure gli interrogativi che si fa il lettore, in attesa dello scioglimento finale che ci riporti coi piedi sulla terra o che ci convinca che quello che è successo è in fondo possibile: in sostanza, l’autore proseguirà con un romanzo che ha del fantastico? Ci sarà una soluzione plausibile? Rimarrà tutto senza una precisa e razionale risposta? Forse ci si deve semplicemente abbandonare all’imprevisto, così come ce lo racconta Bontempelli. Forse si deve accettare che, se esistono le famiglie come quella dei coniugi Parigi, concreti (almeno, soprattutto, il padre), realistici, in movimento in un mondo comprensibile e chiaro, esistono anche le persone come l’altra madre, Luciana, disposta a vivere una vita mistica, al di là dei confini del mondo reale, pronta ad affidarsi alle stelle e ad accettare ciò che a noi appare subito come innaturale o, appunto, magico.

Insomma, un bel drammone che non è difficile immaginarsi al cinema e infatti scopro che c’è un film di Ottavio Spadaro del 1976, dove, solo a leggere i nomi delle due protagoniste (la bionda e delicata Giulia Lazzarini, la bruna e tragica Anna Maria Guarnieri), è facile capire chi interpreta chi e viene da dare ragione a Bontempelli quando dice: «Ho sfiorato il romanzo d’appendice, indico ancora la possibilità del cinema», perché la storia, la scenografia, i particolari, sono tutti molto cinematografici.

Un lettura piacevole che, se appare un po’ datata in certe espressioni ormai desuete, è però attraente per la scelta di procedere con un linguaggio da favola (l’incipit è notevole: “Questo racconto strano comincia tra raggi di sole e allegrezze, un giorno di primavera, nella capitale del mondo”), ma capace di uno stile tutto sommato asciutto, senza retorica anche nei momenti più solenni, dove il peso della parola scritta è alleggerito e lascia spazio a ciò che possono immaginare i nostri occhi e a ciò che ci viene sciorinato davanti, fino a un finale inaspettato, tranchant (direbbero i francesi), che ci lasca un po’ sospesi sul baratro mentre, al tempo stesso, non permette il diluirsi e lo sciogliersi del dramma che ha permeato le pagine.


Massimo Bontempelli
Il figlio di due madri
Utopia editore, 2021
pgg 76, euro 17


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