Ieri a Servizio Pubblico abbiamo assistito a un incontro a fil di spada tra Ingroia e due esponenti del Pdl: le agguerritissime Mara Carfagna e Lara Comi.
Il magistrato che ha fondato il movimento Rivoluzione Civile è stato costretto a spiegare come mai subito dopo aver accettato l’incarico dalle nazioni unite in Guatemala per investigare e analizzare la criminalità, ha preferito piantarlo lì per tornare in Italia e buttarsi nella politica nostrana. Carfagna e Comi gli hanno fatto notare, tra l’altro, che avendo già espresso il desiderio tempo fa di occuparsi della politica italiana, aver accettato di andare in Guatemala per pentirsene subito dopo, ha poco senso.
Ingroia ha risposto, ma scivolando un po’ sugli specchi: “Io in Guatemala stavo bene e guadagnavo anche bene, ma etc etc..”
Non c’è che dire, come incipit non c’è male per un magistrato tutto legge e giustizia.
Intanto nel dibattito che si stava sviluppando in trasmissione sull’incandidabilità di certi personaggi tipo Cosentino e Dell’Utri lui sosteneva con convinzione che indipendentemente dalla responsabilità penale un politico ha il dovere di non candidarsi anche fosse solo per una comunque qualche riconosciuta responsabilità.
Hanno avuto buon gioco quindi le pidielline nel contestargli che allora, tantomeno, non dovrebbe impegnarsi in politica un magistrato che ha avuto accesso a documenti, anche privati, di chiunque, compresi i politici che vuole combattere col movimento che ha messo su. Aggiungo io che i magistrati che poi (o anche contemporaneamente) si impegnano in politica hanno avuto anche il modo di passare ore e ore ad ascoltare le telefonate private di chiunque, compresi, naturalmente i politici che, ripeto, vogliono combattere.
Devo dire che, anche secondo me, come per le due pidielline, è molto inopportuna la discesa in politica dei magistrati che farebbero bene a tentare di svolgere al meglio e molto più responsabilmente il lavoro che avevano scelto, magari pensando un po’ meno al guadagno e un po’ più a una Giustizia più giusta.
Da aggiungere che Ingroia ha avuto qualche caduta di stile, se di stile si può parlare nel suo caso.
Una in particolare, che mi pare di aver colto, degna più di una Mussolini che di una persona seria: a un certo punto nell’acceso dibattito tra lui e la Carfagna a lui è scappato di dire, in mezzo a tutto il vocio che c’era nello studio, qualcosa come: “Lei non mi può dare lezioni di costituzione.. al massimo me le può dare di qualcos’altro…” Allusiva? Non allusiva? A prescindere dall’intenzione, una persona seria, anche magistrato, nonchè novello acquisto della “politica seria”, non si può permettere simili cafonerie. Aldilà da come la si possa pensare su come sia stato dato un ministero alla persona oggetto della battuta.
Ma l’episodio pare essere passato inosservato, che me lo sia sognato?
IL CRONISTA
Magistrati in politica con tutte le scarpe?
Tags: carfagna, comi, gaetano rizza, guatemala, ingroia, pdl, pidielline, santoro, servizio pubblico, socialnews, tiscali, video tiscali, youtube
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