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Ma andiamo per ordine: nella mattinata di Giovedì, il leghista Pini propone un emendamento alla cosiddetta “legge comunitaria”; l'emendamento in questione è, appunto, quello riguardante la responsabilità civile dei magistrati. La Lega contestualmente chiede al Presidente della Camera, Gianfranco Fini, di votare a scrutinio segreto. Il Ministro per le Politiche comunitarie, Enzo Moavero, presente in aula dichiara la contrarietà del Governo all'emendamento. Fini intanto, preso atto della posizione del Governo, convoca un rappresentante per partito che sostiene il Governo: Cicchitto per il PdL, Donatella Ferranti per il Pd e Buttiglione per l'Udc e il Terzo Polo; inoltre, all'incontro è presente anche il relatore della “legge comunitaria”, il deputato del PdL Mario Pescante. Fini chiede subito a Cicchitto: “Allora che fate sull'emendamento Pini: reggete?”. La risposta del capogruppo del PdL non lascia dubbi: “Proveremo a reggere, non dovrebbero esserci problemi (ovviamente per reggere, si intende votare contrari all'emendamento, sostenendo la posizione del Governo, ndr)”. Ma come ci si può fidare di un piduista-ex socialista, che adesso capitaneggia i seguaci di B. contro la sinistra comunista bolscevica (sì, secondo loro queste sono le caratteristiche del centro-sinistra di oggi)?
Infatti, poche ore dopo la conversazione, le dichiarazioni di Cicchito sono smentite: presenti 476, votanti 475, 1 astenuto, 264 favorevoli e 211 contrari...la Camera approva! I deputati del PdL, della Lega e dei (poco) Responsabili si alzano in piedi ed applaudono. Dopo poco partono anche cori sfottò nei confronti dell'esperto di giustizia Federico Palomba (Idv): “Vola Palomba, Palomba vola”. Ovviamente, PdL, Lega e Responsabili hanno votato a favore dell'emendamento, ma oltre a loro ci sono anche 34 franchi-tiratori. Essendo una votazione segreta, non scopriremo mai, e non potremo mai ringraziare questi “statisti” che ci difendono dalla “Dittatura dei magistrati” e da un possibile “Golpe giudiziario”. Triste ironia a parte, l'approvazione di leggi, leggine e leggiucole, in tema di giustizia, dovrebbe avvenire a scrutinio palese così i Parlamentari potrebbero assumersi le proprie responsabilità. Ma la casta, o meglio la cosca ci ha abituato a questo e ben altro!
Passiamo adesso ad analizzare l'oggetto dell'emendamento-Pini. Facciamo però un passo indietro per scoprire la vecchia normativa in materia: nel 1987 gli italiani vengono chiamati alle urne per votare su vari quesiti referendari. Tra questi quesiti c'è quello proposto da Partito liberale italiano, Partito socialista italiano e Partito Radicale che chiede di far diventare i magistrati responsabili dal punto di vista civile. La campagna è sostenuta dall'ex conduttore Enzo Tortora (eletto nelle liste del Partito Radicale) che era stato accusato ingiustamente di essere colluso con la Camorra; la Corte d'appello infatti scagionò il presentatore. L'appello dei tre partiti è sottoscritto anche da molti magistrati. Il quorum strutturale viene raggiunto e il “Sì” passa con l'80,20% dei voti e quindi viene istituita la responsabilità civile dei magistrati. Come spesso succede in Italia però, l'esito del referendum viene aggirato (vedi finanziamento pubblico ai partiti); nel caso in questione , il Parlamento approva la legge n.117/88, la cosiddetta “Legge Vassalli”, con la quale viene sancito praticamente l'opposto di quello previsto dall'esito referendario.
La “Legge Vassalli (per adesso ancora in vigore)”, modificata dall'emendamento Pini, prevede che il magistrato abbia responsabilità giuridica, quindi sia responsabile penalmente di ogni reato commesso nell'esercizio delle sue funzioni. Per quanto riguarda la responsabilità civile, l'individuo che nel corso del giudizio abbia subito un danno ingiusto, per effetto di un comportamento o atto giudiziario posto in essere dal magistrato con dolo o colpa grave nell'esercizio delle sue funzioni, o per diniego di giustizia, può agire nei confronti dello Stato per ottenere il risarcimento danni. A questo punto, il Presidente del Consiglio si potrà rivalere sul magistrato responsabile, chiedendo la restituzione di quanto pagato. Anche il Consiglio Superiore della Magistratura può, su richiesta del Ministro della giustizia o del Procuratore generale presso la Corte di Cassazione, agire contro i giudici che avevano commesso errori giudiziari, con differenti misure: una per esempio è il blocco/rinvio dello scatto d'anzianità. Infine è previsto che non possa dar luogo a responsabilità l'interpretazione di norme di diritto e la valutazione del fatto e delle prove.
L'emendamento Pini invece, prevede che “chi ha subìto un danno ingiusto per effetto di un comportamento, di un atto o di un provvedimento giudiziario posto in essere dal magistrato in violazione manifesta del diritto o con dolo o colpa grave nell’esercizio delle sue funzioni ovvero per diniego di giustizia può agire contro lo Stato e contro il soggetto riconosciuto colpevole per ottenere il risarcimento dei danni patrimoniali e anche di quelli non patrimoniali che derivino da privazione della libertà personale”. In più, il testo prevede che per verificare se “sussiste una violazione manifesta del diritto, deve essere valutato se il giudice abbia tenuto conto di tutti gli elementi che caratterizzano la controversia sottoposta al suo sindacato con particolare riferimento al grado di chiarezza e di precisione della norma violata, al carattere intenzionale della violazione, alla scusabilità o inescusabilità dell’errore di diritto”. Viene quindi stravolta la vecchia regolamentazione in materia, anche se si crede che la nuova non entri in vigore perché deve sempre passare al Senato e per di più è incostituzionale e contraria alla normativa europea. Nonostante questo, se la nuova regolamentazione passasse, i giudici, in alcuni casi, risponderebbero anche degli errori commessi in fase d'interpretazione del diritto.
Ma quale rischio si corre, ripristinando la responsabilità civile dei magistrati? Si corre il rischio che i giudici, per paura di procedimenti nei loro confronti, tendano ad assolvere più facilmente, o addirittura ad archiviare direttamente il caso. E' sicuramente rischioso perseguire il giudice anche perché, non avremo magistrati responsabili, ma terrorizzati nell'emettere la sentenza: questo è quello che la casta vuole. I politici infatti, non hanno votato a favore dell'emendamento Pini perché vogliono tutelare i cittadini dai magistrati, ma in quanto vogliono intimidire la magistratura, per aver maggiori possibilità di uscire puliti nei numerosi processi che li riguardano; se non godessero dell'immunità parlamentare e del potere di modificare le leggi per salvarsi, gran parte di loro sarebbe a Rebibbia o Regina Coeli. Non è un provvedimento ad personas, o ad castam che dir si voglia?
La responsabilità civile dei magistrati poteva essere lecita (io non l'avrei trovata giusta ugualmente) fino ad una trentina di anni fa, quando la magistratura non era vittima del continuo attacco mediatico della politica; ora è soltanto un rischio ed un ulteriore attacco alla nostra giustizia, sempre più alla deriva. Anche perché non ci dimentichiamo che molti dei nostri giudici rischiavano la vita indagando sulle varie cosche e facendo il proprio coraggioso lavoro durante gli “anni di piombo”.
I nostri politici che accusano la magistratura di “accanimento giudiziario” nei confronti della casta stessa, dovrebbero capire che i giudici non si accaniscono proprio contro nessuno; il loro lavoro è indagare su chi non rispetta la legge...la legge che in democrazia è uguale per tutti, soprattutto per chi la fa, cioè per i politici. I magistrati poi, sono pagati da noi contribuenti e sono al nostro servizio per far rispettare l'ordinamento giuridico: dall'atteggiamento che i politici hanno nei loro confronti, sembra quasi che siano liberi professionisti, che fanno le indagini solo per dare fastidio o per sfizio personale. Inoltre, i magistrati che vengono osannati per l'arresto dei pericolosi boss mafiosi, sono i soliti che spesso vengono accusati di “accanimento giudiziario” e di “golpe giudiziario”: questa è vera coerenza di casta!
Concludo citando una frase di Antonio Scopelliti, magistrato ed eroe ucciso dalla 'ndrangheta su richiesta della Cupola siciliana, che esalta la libertà dei giudici: “Il giudice è quindi solo, solo con le menzogne cui ha creduto, le verità che gli sono sfuggite, solo con la fede cui si è spesso aggrappato come naufrago, solo con il pianto di un innocente e con la perfidia e la protervia dei malvagi. Ma il buon giudice, nella sua solitudine, deve essere libero, onesto e coraggioso.” di Simone Ferrali
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