Magistratura: Caselli va in pensione, una vita dedicata alla giustizia

Creato il 18 dicembre 2013 da Stivalepensante @StivalePensante

Il procuratore capo di Torino saluta i colleghi al Palazzo di Giustizia: “È alla squadra che devo gratitudine, dalla mia famiglia, alle segretarie, dai magistrati alle forze dell’ordine e agli uomini della mia scorta”.

Giovanni Falcone in una storica foto con Giancarlo Caselli (politica.nanopress.it)

“Penso di poter tracciare un bilancio positivo della mia carriera, consapevole che i risultati ottenuti sono stati tutti il risultato di un lavoro di squadra ed è alla squadra che devo gratitudine: dalla mia famiglia, alle segretarie, dai magistrati alle forze dell’ordine e agli uomini della mia scorta”. Lo ha detto il procuratore capo di Torino Giancarlo Caselli, salutando i colleghi al Palazzo di Giustizia durante la cerimonia per il suo imminente pensionamento.

Non si chiude solo mio il mio impegno alla procura di Torino – ha aggiunto – ma si conclude un intero lungo percorso iniziato 46 anni fa, durante i quali ho fatto molti mestieri uniti da un filo: la gratitudine per chi mi ha aiutato lungo la strada“. Ricordando gli anni di piombo ha spiegato “sono convinto che tutti insiemeabbiamo contribuito a fermare una deriva di sicurezza e civiltà che il terrorismo stava innescando”.

Poi la sua attività a Palermo dopo le stragi di mafia “provo un sentimento di orgoglio - ha spiegato Caselli – per aver contribuito insieme a molti a opporre una resistenza che ha consentito allo Stato di non soccombere alla mafia stragista”.

La carriera del procuratore capo di Torino, Giancarlo Caselli. Dalla metà degli anni settanta sino alla metà degli anni ottanta, ha trattato reati di terrorismo riguardanti le Brigate Rosse e Prima Linea. Nel 1984 ha fatto parte della commissione per l’analisi del testo di delega del nuovo codice di procedura penale e nel 1991 è stato consulente della Commissione Stragi. Dal 1986 al 1990 è stato componente del Consiglio Superiore della Magistratura. Nel 1991 è stato nominato magistrato di Cassazione ed è divenuto Presidente della Prima Sezione della Corte di Assise di Torino. Dal 15 gennaio 1993 fino al 1999 è stato Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palermo ottenendo importantissimi risultati nella lotta alla mafia come l’arresto di boss del calibro di: Leoluca Bagarella, Gaspare Spatuzza, Giovanni Brusca. Dal 30 luglio 1999 è Direttore generale del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Dal marzo 2001 è il rappresentante italiano a Bruxelles nell’organizzazione comunitaria Eurojust contro la criminalità organizzata. Dopo aver ricoperto il ruolo di Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Torino, viene nominato Procuratore Capo della Repubblica di Torino con voto unanime del Consiglio Superiore della Magistratura il 30 aprile 2008. 

Giancarlo Caselli e la politica. Il governo Berlusconi III, essendo probabile nel 2005 la nomina di Caselli a procuratore nazionale antimafia, presentò un emendamento per mezzo del senatore Luigi Bobbio (del partito Alleanza Nazionale) alla legge delega di riforma dell’ordinamento giudiziario (la cosiddetta “Riforma Castelli”). Grazie a tale emendamento, Caselli non poté più essere nominato per quel ruolo per superamento del limite di età. La Corte Costituzionale, successivamente alla nomina di Piero Grasso quale nuovo Procuratore nazionale antimafia, dichiarò incostituzionale il provvedimento che aveva escluso il giudice Gian Carlo Caselli dal concorso. Nel 2009, infine, ha coordinato le indagini sul “G8 dell’università di Torino” dello stesso anno e disposto 25 arresti per reati commessi in occasione delle manifestazioni del movimento NO TAV nel gennaio del 2012. Per questa ragione è stato più volte contestato dai membri del movimento NO TAV. Con un documento del 13 aprile 2013 proposto dal Movimento 5 Stelle, conseguentemente ad una indagine di preferenze eseguita mediante voto on line, Caselli è rientrato nella lista dei candidati alla presidenza della Repubblica, che ha visto la rielezione, in seguito, di Giorgio Napolitano.


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