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Magnamo e bevemo mo’ che ce semo

Creato il 06 dicembre 2011 da Weesh_growing_ideas @Weesh_web

Nella cultura italiana il cibo riveste un ruolo particolare, anzi direi principale. Non si tratta infatti solo di un mezzo di sostentamento, bensì è un vero e proprio fattore antropologico da non sottovalutare. Le tavolate imbandite degli italiani sono un punto di incontro e di scontro, dove la famiglia e gli amici riuniti possono discutere per ore, azzuffarsi e riappacificarsi davanti a un buon piatto cucinato con ingredienti genuini e un buon bicchiere di buon vino… Alla facciaccia di chi ci vuole male!

E se questo è  vero in tutta Italia pensate a che ruolo può avere il cibo a Roma, dove si preferisce di gran lunga “il vino de li castelli a questa zozza società”… Un’importanza che non è sfuggita nel corso degli anni neanche ai più grandi registi cinematografici, che l’hanno voluta immortalare nei loro capolavori.

Chi non  ricorda il celeberrimo Alberto Sordi in Un americano a Roma alle prese con il piatto di macaroni che lo provocava, o ancora ne Il marchese del grillo dove si traveste da popolano per andare a mangiare i rigatoni co’ a pajata all’osteria. E come dimenticare il magnifico bottino de I soliti ignoti di Monicelli, che non sanno resistere a una pasta e ceci fatta a regola d’arte, e perché no, anche a degli involtini riscaldati.

Insomma gli esempi sono tantissimi a partire dal dopoguerra a oggi, basti pensare ai film di Verdone, Tomas Milian, Aldo Fabrizi, e ancora altri a iosa. Ma come potrebbe essere altrimenti per una delle cucine tipiche che sono conosciute a livello mondiale, al punto da trovare tracce di cucina romana anche nel cinema americano, come nel recentissimo Mangia, prega, ama con una Giulia Roberts alle prese con pizza, spaghetti e gelato. E anche se in verità non si tratta di cose veramente tipiche, però apprezziamo lo sforzo.

Se avessero ricercato un po’ più a fondo avrebbero trovato tra i vicoli del centro storico numerosissime osterie dove vengono utilizzate le ricette originali per preparare i piatti della tradizione, come i bucatini all’amatriciana, i rigatoni cacio e pepe, l’abbacchio allo scottadito, la coratella, i carciofi alla giudìa e tanto altro. Ma per chi vuole mantenersi leggero, come ricorda Gassman nel film Il conte Tacchia, c’è sempre un buon piatto di spaghetti ajo, oio e peperoncino… E perché no?

D’altra parte come ricorda Aldo Fabrizi: “de fronte a ‘sto campa’ d’inedia mejo morì co’ la forchetta in mano”.


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