Nel 2011 il segretario provinciale del Pd Titta Magnoli affronta nell’assemblea provinciale il caso di Cronaca e dei rapporti con il partito. Ecco le sue parole:
E’ in corso un’inchiesta per truffa ai danni dello Stato ed altri reati dai confini di grande gravità. Come sapete mi sono molto irritato nello scoprire che parte significativa di questi contributi arrivavano al giornale a nome di parlamentari del nostro partito. La mia irritazione era legata al fatto che una scelta di questo tipo non era stata discussa in nessun organismo, né formalmente né informalmente. Io sarei stato contrario, questo lo ribadisco, anche se dirlo oggi sembra
facile. Il giudice sottolinea che così si è turbato il mercato locale dell’editoria e questo lo trovo anche io sbagliato oltre che poco riformista. Non capisco poi come il partito poteva garantire con suoi parlamentari (mettendoci la faccia) finanziamenti a un giornale che ha massacrato alcuni nostri compagni ed amici (con metodo e cattiveria) ed ha attaccato, senza soluzione di continuità, le nostre amministrazioni. E’ difficile pensare che il nostro intervento fosse inserito in un circolo virtuoso. Scusate, ma dovrò essere convinto a fatica in questo senso. Credo che una riflessione politica vada fatta anche su questo.
Tre sono i quesiti che pongo. Perché abbiamo continuato a finanziare quel gruppo editoriale con soldi della collettività, oltre che con pesanti investimenti attraverso gli enti da noi amministrati, con le municipalizzate e direttamente con il partito? Che benefici ne abbiamo tratto? E infine, perché non abbiamo attuato alcuna forma di controllo? Garantendo presso lo stato in prima persona, bisognerebbe sincerarsi che almeno si è garantito per persone specchiate. Io almeno la vedo così. Volevo chiedere formalmente che si decida di non dare più queste firme a sostegno, ma leggo dal dispositivo che è un invito che fa già il magistrato, per cui ritengo non sia necessario ribadirlo in sede politica.
Formulo comunque il mio auspicio: per favore basta.
Difficile dare torto al segretario Magnoli. Stupisce e stupirà sempre la debolezza di un territorio che non sopporta il pluralismo e la libertà nell’informazione, e che in una provincia ricca (il periodo è dalla metà degli anni Novanta al gennaio di quest’anno) non riesca a sopravvivere un secondo giornale senza pesanti finanziamenti pubblici. Oltretutto Cronaca venne stritolata da un marchingegno autolesionista per il partito e da una libertà condizionata e sofferta per il giornale.
Dopo il capolavoro sado-maso, concluso però con una morte dignitosa e un periodo finale di maggiore chiarezza e dura resistenza, null’altro è stato possibile. Ed è proprio il periodo in cui l’innovazione dovrebbe correre a grande velocità. Prevale tuttavia l’unico modello economico ammesso dal riottoso, gretto, tignoso, velenoso conservatorismo cremonese: ogni impresa deve avere un ricco padrone, cioè nessuna libertà, proprio adesso che di propaganda si muore e che senza informazione non ci può essere libertà.