Mah.

Creato il 19 aprile 2015 da Unarosaverde

La settimana di pasticceria è stata dedicata alla preparazione di biscotti. Teglie e teglie di frollini, zaletti tradizionali e al mais, margheritine di Stresa, cookies classici e meno classici, tra il profumo del cioccolato e quello della vaniglia, tra le maniche della giacca da cuoco che si tirano su, perchè oltre al forno anche la primavera scalda, tra il rilassamento dopo la  pausa pasquale e le grandi fatiche della sfoglia e dei lievitati. Una soddisfazione, uscire nel buio poco prima della mezzanotte, tenendo stretto un sacchetto di carta che trasuda burro e aromi, sapendo che la colazione del giorno dopo sarà luculliana e fastosa. E ancora di più, salendo una scala buia, intravvedere su un muro un ritorno. É un onore e una nuova occasione.

Sabato se ne è andato a scegliere le piantine aromatiche da mettere nella nuova lunga ciotola sul terrazzo della cucina e a rinvasarle: menta valdostana, santolina, origano, timo e erba cipollina. Il basilico seguirà, appena arriveranno le maniche corte: un vasetto di basilico limone è già nella piccola serra bianca, pultia dopo i fumi dell’inverno – sia ringraziata la democratica Ikea, che mi permette di levarmi i capricci di candele accese e  serre olandesi, senza accendere mutui. Ho pure adottato una piantina innestata di pomodoro datterino e, per farlo crescere bene, gli ho già messo accanto il suo bambù. É prematuro, come comprare tutta l’attrezzatura prima di imparare a sciare, ma io ci credo ancora, nonostante la mia inettitudine. E poi sono stata contagiata. Ieri tutti, in Franciacorta, pareva si stessero dedicando al giardinaggio e all’orticultura: non soddisfatta delle quatto campanule comprate la settimana scorsa, ho aggiunto una verbena borgogna e due armi biologiche di lotta alle zanzare: una piantina di incenso e una di citronella. Dubito saranno efficaci, contro l’orda famelica che mi infesta il retro della casa da maggio a settembre, però ci provo, e strofino le dita sulle foglie di tutte e me le annuso, soddisfatta.

Ho ricevuto cinque email nei giorni scorsi, a cui ho voglia di rispondere: per chi mi sta aspettando e legge anche qui…arrivo presto. Insomma, tutto bene, no?

Di traverso c’è una novità, non molto nuova, dato che già aleggiava nell’aria, ma che lo è per me. Nelle prossime settimane un giorno lavorativo di meno: vi lascio intuire perchè, tanto non è difficile. E da una parte tripudio perchè ho un mucchio di cose da fare che continuo a rimandare e questi giorni recuperati  mi sembrano manna dal cielo, fino a che sono pochi. Dall’altra penso che viviamo qui, e che queste cose  ce le lasciano fare, anche se forse ci si potrebbe ragionare su ancora un po’ e fare uno sforzo; anche se, a furia di gridare “al lupo, al lupo” quando è solo un botolo ringhioso, quando poi il lupo arriva davvero non c’è spesso più nulla da fare. Ma così è, che mi paia o no, e me la metto via, tra le cose che spero, prima o poi, non mi riguarderanno più. C’è molto di peggio che accade tutto intorno: basta leggere le pagine dei giornali di oggi per riformulare ogni possibile teoria di felicità.


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