Questo è un nuovo mondo! Il mondo delle meraviglie!
Non è vero che il futuro diventa sempre più chiaro. Chi l’ha detto? Io no. E neanche tu. Ma neanche lei, la tv. Lei non dice niente: ce lo lascia credere.
Se staccassimo gli occhi dal televisore… No, non così di colpo, con calma, per gradi. La coscienza arriva piano piano, come la conoscenza.
La conoscenza, cos’è la conoscenza? Qui dentro ci si conosce tutti. Siam tutti amici, siam tutti uguali, siam tutti tristi o tutti allegri. Non voglio svegliarti da questo bellissimo sogno, ma credo proprio che tu abbia sbagliato mondo allora.
Qui funziona che teoricamente ci conosciamo tutti con un click, ma tecnicamente nessuno s’è mai visto in faccia. Quando frequentavo le scuole elementari si dava più peso alla teoria che alla pratica. Oggi la teoria è un concetto più astratto, dal significato illogico e contorzionista. Come la conoscenza.
Non so se v’è mai capitato di andare a comprare un libro, o di sapere della presentazione di un libro, di cui le prime due cose che volete conoscere sono: titolo e autore. Per curiosità!
Beh, mettiamo caso che il titolo sia “Se mi guardi sto bene“, che ripetiamo tre quattro volte per tenercelo bene a mente. Già lo ammiriamo. Cosa? Il titolo, ma anche l’autore che “chiede di guardarlo per stare bene”. Uno di quei titoli che ti fanno domandare, come i famosi “Ho voglia di te” (di chi?) “Se scappi ti sposo” (chi scappa con chi?) “Scusa ma ti chiamo amore” (a chi?). Insomma, sono libri che ti portano a spasso con l’immaginazione prima ancora di averli letti e di aver visto la faccia dell’autore. Ma son libri d’amore, mica pensi all’autore… e invece sì! Inconsciamente, ma lo pensi! Provi a pensare che faccia abbia uno che scrive – un titolo del tipo – “Mi sono innamorato dei miei occhi” e quindi a come abbia gli occhi.
Quando si tratta di scrittori emergenti, conoscere l’autore è importante. Non tanto per il libro, quanto per l’espressione che l’autore avrà alla presentazione del libro, per capire con quale faccia abbia pubblicato un libro. Quasi sempre con la sua, salvo si tratti di libri a quattro mani da cui mi salta automatica l’immagine di Edward mani di forbice.
Insomma, il momento della conoscenza è importante. Bisogna metterci la faccia in ciò che si fa. E io ce la metto sempre. Uno scrittore senza faccia sarebbe come un libro senza copertina.
Purtroppo siamo tanto obiettivi e critici – e io dico per fortuna! – che quando associamo la nostra immagine di possibile autore (emergente o sconosciuto quale sia) al libro, sosteniamo la tesi fino alla fine. Perché la faccia dell’autore la andiamo a vedere sempre subito dopo aver divorato il libro, correndo il grosso rischio di beccarci una congestione. Contenti e confusi, del bell’uomo che avevamo associato all’autore del libro – a volte – non ci rimane né il bell, né l’uomo. Per questo dico, come un prete in preghiera: figliuoli, non giudicate mai un libro dalla copertina, bensì dall’autore!