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Mai più Concordia: ”un reality show di dimensioni mondiali”

Creato il 22 aprile 2014 da Stampalternativa

Mai più Concordia: ”un reality show di dimensioni mondiali”Ho fatto bene.
A scrivere questa storia, dico. E a pubblicarla.
L’ho deciso un paio di giorni dopo l’uscita di “Mai più Concordia”, una sera verso le nove e mezzo, quando il mio cellulare ha vibrato. Perché venga scosso da brividi senza emettere alcun suono l’ho spiegato nel libro.
Sul display m’è apparso un numero che non avevo in rubrica. Poteva essere chiunque e, vista l’ora, era possibile che potesse trattarsi di una scocciatura.
Invece era la certezza d’aver fatto bene. Almeno sotto un aspetto.
Dall’altra parte c’era una donna matura, con una voce forte e decisa. Era la mamma di uno dei sommozzatori dei vigili del fuoco che hanno lavorato nella Concordia.
“Ho letto il suo libro tutto d’un fiato”, mi ha detto. “E ho pianto”, mi ha confessato.
Sì, ho fatto bene.
Era anche questo il mio intento: dare voce e immagine a loro, ai vigili del fuoco che rischiano la pelle tutti i giorni. Senza retorica e nel bene e nel male, perché anche da noi non sono tutte rose e fiori.
E mi sa che ce l’ho fatta. Penso che quella che m’ha chiamato sia la mamma di tutti, la mamma di ciascuno dei trentamila pompieri che abbiamo; ma anche la moglie, il padre, la figlia o l’amico.
Quella mamma è ogni cittadino d’Italia, che ha saputo e conosciuto e apprezzato questo pezzo di stato che lavora.
L’idea di scrivere l’avevo in testa da un po’ di tempo, esattamente dal terremoto dell’Aquila.
In quell’occasione non avevo fatto una cosa del genere, anche se avevo visto e sentito e vissuto tanto con i miei colleghi, che s’erano infilati in pertugi dove manco una serpe avrebbe voluto strisciare. Un solo obiettivo nella testa e nel cuore: ridare respiro a uomini e donne e a ragazzi e ragazze che erano stati sepolti vivi.
Ecco, stavolta glielo dovevo. Perciò ho scritto “Mai più Concordia”, dove la storia del naufragio passa attraverso sensazioni vissute sulla pelle.
Insieme ai fatti, ho riportato le emozioni che ho visto provare ai pompieri che sono entrati nel “ventre maledetto” della nave, recuperando i vivi e i morti: magari nessuno sapeva che i primi si sono trovati a pensare ai propri figli a ogni scricchiolio della nave o che qualcuno ha pianto al recupero di un corpo senza vita, anche se in quarant’anni di carriera gli era toccato di vederne un’infinità.
Come forse poco si era capito dei rischi che hanno corso o della straordinaria professionalità che hanno messo in un intervento di soccorso che è stato senza precedenti.
“Mai più Concordia” è questo. Eppoi è il dolore degli altri coinvolti nel naufragio.
Nel libro parlo di piani rovesciati, che non sono solo quelli della nave, ma anche quelli di vita delle vittime e dei loro parenti, quelli emotivi della gente del Giglio e dei soccorritori.
“Mai più Concordia” è anche un altro naufragio, quello dell’informazione, che a volte ha trasformato la tragedia in un reality show di dimensioni mondiali.

Luca Cari, autore di Mai più Concordia


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