Magazine Gadget

Majestic Nights: Chapter Zero & One – Cospirazioni negli anni ’80

Da Videogiochi @ZGiochi

Majestic Nights: Chapter Zero & One – Cospirazioni negli anni ’80

di Fabio Cecco D'Ortona

Partiamo da un presupposto: se non avete mai apprezzato le serie episodiche, allora Majestic Nights non vi interesserà finché non sarà completo, e alla sua ultimazione mancano ancora cinque dei sette capitoli di gioco, benché uno sia da considerare come prologo. Tanto, sicuramente, e visti gli score e i pochissimi apprezzamenti raggiunti non sappiamo nemmeno se il team porterà a termine questo progetto con le stesse motivazioni che li hanno spinti a cimentarsi con un gioco così particolare, caratterizzato da un setting sì interessante, ma che non ha goduto delle stesse attenzioni in fase realizzativa. Vediamo nel dettaglio cosa è andato storto.

majestic-nights-logo

OLTRE LA SOUNDTRACK, IL (QUASI) NULLA…

Chi ci segue assiduamente sa la considerazione che nutriamo nei confronti dei videogiochi indipendenti, spesso però questo ci porta a testarne anche di poco riusciti, come nel caso di Majestic Nights. Cosa abbiamo difronte? Semplice, un action/adventure thriller ambientato in degli alternativi anni ’80, tra agenti governativi e cospirazioni in ogni dove, proiettate all’interno di piccole ambientazioni ma con un accompagnamento sonoro lodevole. Col rilascio del primo dei sei capitoli abbiamo avuto modo di mettere le mani sopra al lavoro del team australiano Epiphany Games, e non solo: si è testato anche il prologo (Chapter Zero) disponibile gratuitamente, che ci proietta all’interno di quella che, di primo acchito, sembrerebbe una serie tutt’altro che banale e scontata. Viene introdotto il personaggio principale John Cardholder, agente operativo responsabile delle più grandi cospirazioni della storia recente, e di Cal successivamente, una umile investigatrice privata che tenterà in ogni modo di ricomporre il misterioso puzzle riguardante gli ultimi eventi accaduti. Superate le fasi di presentazione, che avvengono tramite poche linee di dialogo, s’inizia a far sul serio: nei panni di John o di Cal, il compito del giocatore sarà quello di farsi strada tra brutti ceffi, buttafuori e agenti armati fino ai denti, per apprendere dettagli e particolari utili alla loro causa, interrogando baristi privi di etica, spacciatori di droga, cowboy o presunti tali, sforzandoci di chiudere un occhio sulle movenze ed il sistema di controllo a dir poco farraginoso. Con una interfaccia di gioco semplice e a scomparsa – tramite il tasto ‘Q’ potremo consultare i compiti da portare a termine oppure l’inventario – entrare nel vivo del gioco è immediato, quindi ecco comparire fasi stealth quanto meno approssimative, alle quali per fortuna si è deciso di non associare elementi ruolistici, come si mormorava in fase di pre-release; ciò, soprattutto in virtù degli scarsi risultati raggiunti a livello di gameplay e level design, che non vi terranno incollati davanti al monitor, piuttosto saranno i dialoghi a farlo, e le musiche. Lo sforzo da parte vostra risulterà essere comunque breve: in un’oretta e mezza circa (la rigiocabilità è stimolata dagli achievements Steam, in totale sono 33) riuscirete a terminare il prologo ed il primo capitolo, rimanendo piuttosto spiazzati e basiti da quanto proposto dallo sviluppatore, che non è riuscito a rendere un concept di questo genere intrigante anche sul lato della giocabilità, raccontandoci inoltre brevi vicende dallo sviluppo mediocre, in termini di suspense e di caratterizzazione dei personaggi.

Per mezzo di una visuale isometrica, John prima e Cal dopo dovranno esaminare anche gli oggetti sparsi all’interno delle location, riconoscibili – come le persone con cui poter intrattenere interessanti discussioni – perché contornate da un tratto viola; la parte più riuscita è quella caratterizzata da alcuni dialoghi, deliranti e portatori di un umorismo particolare, spesso velato, che compare quanto meno ce lo si aspetta, mentre la più fallimentare è di certo quella stealth alla quale se ne associa una shooter. Immaginate un titolo che ci impone l’utilizzo di fasi stealth per superare alcune situazioni, dopodiché che ci proietta dinnanzi decine e decine di agenti governativi armati di tutto punto; noi, con una rivoltella o delle armi bianche nel caso di Cal, gli altri con armi semi-automatiche, a versare più sangue di quanto ne sia stato mai versato nei titoli più violenti al mondo. Meccaniche che stonano tra di loro e mal si sposano, e che oltretutto sono state mal implementate, rivelandosi più come un’accozzaglia di situazioni studiate a tavolino, vittime di uno sviluppo troppo frettoloso o poco approfondito, che come l’unione armoniosa e coesa di più aspetti, atti ad incentivare il divertimento e a far risaltare il concept anni ’80 interessante, che però si perde man mano, a causa di quanto detto. Il risultato è un calderone di feature unite assieme da un comparto grafico abbastanza osceno: compenetrazioni, personaggi che si bloccano contro alcuni oggetti, texture di scarsa qualità, pochissime location per giunta insoddisfacenti per design, quindi una reattività dei comandi tutt’altro che al top, che pregiudicano quasi del tutto l’esperienza di gioco. Quasi del tutto perché il comparto audio è sostenuto da un mix di tracce audio (sei in totale) composte da Edward Fokkema (Das Fokks), che a tratti ci hanno ricordato le tonalità udite in Hotline Miami.

Majestic Nights: Chapter Zero & One – Cospirazioni negli anni ’80


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :