MAL DI «CORRENTI»
A questo punto, mi auguro è che, alle prossime elezioni, ci siano 30 milioni di italiani che votano le 30 milioni di correnti del PD, perchè ognuno ha una propria idea di partito. Siamo tutti Segretari.
La stampa “seria” e meno seria, gioca piacevolmente col PD, perchè chi fa politica dentro il partito esprime il proprio pensiero, il proprio modo di vedere il futuro, il proprio modo di procedere. Insomma ognuno si crea la propria “corrente”.
Se parliamo di democrazia, è logico pensare che si possa esprimere il proprio pensiero, a volte in modo molto, molto appassionato (sic e sic). Se poi questo crea “correnti”, non credo sia un problema del partito, bensì di chi l’interpreta come tale.
Ma facciamo un po’ i conti in casa d’altri.
Prendiamo la Lega Nord, quella che … Bossi non si tocca e quella che… decide tutto Bossi.
Si sente parlare di “Cerchio magico” che sarebbe composto di pochissime persone ma che fanno il bello e cattivo tempo nella Lega bossiana. Sarebbe una troika di formidabili carrieristi composta dalla passionaria Rosi Mauro, dallo spregiudicato capogruppo parlamentare Marco Reguzzoni, dal pittoresco capo dei senatori Federico Bricolo, tutti e tre assai impopolari, ma che dispongono di Bossi come vogliono e gli fanno credere qualsiasi cosa.
Poi ci sono i maroniani. E si ha l’impressione che siano in tanti. Di fatto il leader della Lega è Roberto Maroni. Lo si è capito dall’ultima Pontida. Applausi affettuosi al faticoso discorso di Bossi e ovazione per il ministro dell’Interno. Segno che la base leghista sta esprimendo una preferenza.
Se la base, il popolo leghista potesse esprimere una preferenza voterebbe Maroni. Ma nella Lega non si vota, non si discute, non si tiene un congresso dal 2002. Si nomina e basta. Lo si è visto con la nomina di Maurilio Canton, l’unico politico del mondo a essere eletto a una carica, segretario provinciale della Lega a Varese, senza nemmeno prendere la parola durante il congresso, per paura di contestazioni. Tra i maroniani, il più fedele è il sottosegretario all’Economia, Giancarlo Giorgetti
Poi ci sono i Calderoniani. Calderoli è il ministro della Semplificazione e, nella Lega, ricopre il ruolo di coordinatore delle segreterie nazionali. Sostanzialmente ha le chiavi del partito e riesce a controllare il movimento su tutto il territorio. Non piace a molti della base che lo giudicano troppo berlusconiano. E’ l’unico che ha solidi legami con Tremonti, con il quale ha condiviso la riforma federalista.
E dove mettiamo i veneti? Ne fanno parte il governatore veneto Luca Zaia e il sindaco di Verona, Luca Tosi. Entrambi adottano un basso profilo ed evitano toni eccessivi. Rivendicano la territorialità della Lega Nord. Attorno a loro si sta formando una giovane leva di amministratori pubblici pronti a ricoprire incarichi di responsabilità’ nel partito.
Anche i piemontesi. L’esponente di rilievo è il presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota. L’ex capogruppo alla Camera sta provando con il sostegno dei parlamentari piemontesi una nuova corrente. Ma è troppo pauroso e troppo fedeli a Bossi per riuscire ad avere voce in capitolo.
Poi ci sono quelli che non sopportano nessuno, i cosiddetti indipendentisti. Si richiamano alla ”Lega delle origini”. Propugnano l’’indipendenza da Roma anche attraverso la secessione. Bossi, riconoscente per il ruolo da loro svolto in passato per la nascita del movimento, li ha relegati all’Europarlamento. L’esponente più noto è Mario Borghezio. In sua compagnia anche l’ex ministro Speroni e il maroniano Salvini, anche lui a Bruxelles.
E guardiamo in casa del Pdl, di quelli che … solo Berlusconi perché paga.
Ci ritroviamo, com’è noto i responsabili, che ora hanno assunto il nome di “territorio e libertà” un nome che dice poco o niente, ma serve per imbrogliare e confondere. E sappiamo che sono i puntelli pagati che si reggono sulla scilipotaggine. Questi sì che sono devoti e coesi.
Poi abbiamo i frondisti rinominati gli “scontenti”. Quelli che farebbero capo a Pisanu e a Scajola, ma che hanno una paura tale del cavaliere e delle sue sfuriate, che non si azzardano a dirgli niente, votano col mal di pancia tutte le leggi ad personam, e da bravi “vigliacchetti” scrivono a Berlusconi una lettera anonima, come un tempo, e forse anche ora, si usa per denunciare qualcuno e mettere discredito su qualcun altro. Un’arma subdola e vile.
“Ci sentiamo in dovere con la lealtà’ e la sincerità che ti abbiamo sempre dimostrato, di rappresentarti il nostro critico convincimento sulla situazione politica dell’attuale maggioranza parlamentare che sostiene il tuo Governo. Dobbiamo oggettivamente registrare che l’esiguità dei numeri, in particolare alla Camera, non consente a questo Governo di poter affrontare neanche l’ordinario svolgimento dei lavori parlamentari, e tanto meno quindi, di dare quelle risposte, anche molto impegnative sul piano del consenso sociale, che la drammatica situazione economico finanziaria richiede.
Da parte nostra la lealtà, il senso di disciplina e responsabilità che abbiamo finora dimostrato, sostenendo l’iniziative del governo anche quando i provvedimenti non erano in sintonia con i nostri principi e i nostri programmi, non potrà da oggi essere più garantita in assenza di una forte discontinuità politica e di governo» ( Firmato, i ‘frondisti’).
Su questa lettera c’è poco da dire se non che la paura serpeggia in quel partito. Quel partito che doveva essere delle libertà tiene incatenate le persone al punto tale da risultare una tortura per qualcuno. Ma siccome devono tutto al cavaliere, per devozione, mandano giù qualsiasi rospo, salvo poi sentire un gran bruciore ed esprimere lo scontento in modo anonimo.
Forse sperano che il capo prenda paura? Illusione. Lui, l’ha già battezzata: “una bufala”.
Nei prossimi giorni Berlusconi darà la colpa alla sinistra di averla scritta, ovviamente con l’aiuto dei magistrati e dei giudici comunisti.
(Fonte: Repubblica e Bliz quotidiano)