Si erano sposati con un rito simbolico. Il giudice: «Nessuno segua l'orribile esempio». Loro: «Ci amiamo»
Quattordici anni di carcere (la pena massima prevista) e i lavori forzati. Questa la pena che un tribunale del Malawi ha deciso per una coppia di omosessuali, condannata perché riconosciuta colpevole di aver violato «l'ordine della natura». Steven Monjeza, 26 anni, e Tiwonge Chimbalanga, 20, furono arrestati il 27 dicembre scorso a Blantyre con l'accusa di oltraggio al pudore. Due giorni prima si erano uniti in matrimonio con una cerimonia simbolica. Nel motivare la condanna, il giudice Nyakwawa Usiwa Usiwaha accusato la coppia di «esempio orribile». «Vi ho inflitto una pena spaventosa in modo che i figli e le figli del Malawi siano protetti da gente come voi e che nessuno sia tentato di emulare quell'orribile esempio, contrario alla cultura e ai valori religiosi di questo Paese», ha affermato il magistrato.
«CONTINUEREMO AD AMARCI» - Poco prima del pronunciamento della Corte, i due hanno inviato un messaggio dalla prigione, sostenendo di amarsi, secondo quanto ha riferito Peter Tatchell, un attivista gay inglese che dà assistenza ai due. «Io amo molto Steven e se la gente non mi dovesse dare la possibilità di amarlo e di vivere liberamente con lui, allora è meglio che io muoia qui in carcere. La libertà senza di lui non ha significato» ha detto Tiwonge. «Abbiamo fatto un lungo cammino insieme - ha replicato Steven - e anche se le nostre famiglie non sono felici della nostra condizione, non smetterò mai di amare Tiwonge».
L'OMOSESSUALITÀ IN AFRICA - L'arresto della coppia ha suscitato l'indignazione della comunità a difesa dei diritti degli omosessuali e delle organizzazioni impegnate nella lotta all'Aids. Esponenti religiosi del Malawi, tuttavia, hanno approvato l’azione del governo e della magistratura, sottolineando come l’omosessualità costituisca un peccato e l’Occidente non debba utilizzare il suo potere economico per costringere il Paese ad accettarla. L’omosessualità è attualmente illegale in almeno 37 Paesi africani. L'Uganda sta addirittura valutando un inasprimento delle pene che comprenderebbe condanne fino all’ergastolo e condanna a morte per i recidivi.
(fonte: www.corriere.it del 20 maggio 2010)