di Beniamino Franceschini
Il presidente Washeed a colloquio con l'inviato USA, Robert Blake. | © AP Photo/President's Office
Alle Maldive le violenze sembrano placarsi, mentre le delegazioni internazionali tentano una mediazione per evitare che la situazione possa nuovamente divenire critica. I giorni di scontri hanno provocato danni a vari edifici, ma, soprattutto, al museo nazionale di Malé, nel quale la furia delle frange islamiste si è abbattuta senza pietà: secondo il presidente Waheed, che condanna l’avvenuto, il 99% dei reperti buddhisti e induisti precedenti l’avvento dell’Islam (XII secolo) sono andati distrutti.
Nel frattempo, le Nazioni Unite hanno avanzato un appello per la costituzione di un governo di coesione nazionale che includa tutti i partiti politici, individuando la priorità nel ripristino di ordine e stabilità. Il deposto Nasheed si è detto contrario alla proposta, invocando nuovamente la necessità di elezioni anticipate. L’ex presidente ha sostenuto di fronte alla stampa che il progetto dei suoi oppositori e dell’esercito non si limitasse solo alla sua sostituzione, bensì prevedesse anche la sua morte: «Volevano uccidermi, ma grazie a Dio non ci riusciti». Nasheed ha poi dichiarato di non voler rispondere alla convocazione della polizia, intenzionata a interrogarlo riguardo alla richiesta di arresto del giudice della Corte Penale, atto che ha scatenato le proteste.
Da parte sua, l’inviato statunitense, Robert Blake, ha sostenuto che l’ipotesi di elezioni nel breve periodo non sia praticabile, poiché gli organismi di sicurezza non sarebbero capaci di garantire la regolarità delle consultazioni. Sebbene in un primo momento Washington avesse dichiarato che il passaggio di poteri tra Nasheed e Waheed si fosse svolto legalmente, successivamente gli USA hanno rivisto la propria posizione, sospendendo ogni formale riconoscimento del nuovo status in attesa di ulteriori elementi. Blake ha accolto positivamente l’impegno di Waheed ad ampliare il governo con membri di altri schieramenti politici: «Spero, – ha detto il delegato USA, – che anche il Partito democratico (formazione di Nasheed, n.d.a.) voglia collaborare».
L’Unione Europea sembra, invece, più vicina a Nasheed, chiedendo al governo di interrompere la campagna di vendetta politica contro l’ex presidente e i suoi sostenitori. Per Bruxelles è fondamentale che cessino le violenze e che le forze di sicurezza non agiscano con durezza repressiva.
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