E’ tutta questione di cambiare prospettiva. Se noi donne la smettessimo di immaginare ciò che vorremmo e ci concentrassimo di più su ciò che abbiamo davanti, le storie funzionerebbero meglio e noi saremmo molto più appagate.
E qui, Signore, dò la colpa solo e soltanto a noi. Perché gli uomini hanno tanti difetti, ma se c’è una cosa che bisogna riconoscergli, è la loro semplicità che, tendenzialmente, gli permette di mostrarsi sempre per quello che sono. (tendenzialmente)
Noi no! Noi studiamo la nostra preda, la osserviamo, stiliamo nella nostra testa una lista di caratteristiche da spuntare e, solo e soltanto se sembrano esserci tutti i requisiti richiesti procediamo, in caso contrario mettiamo una X rossa e cancelliamo.
Ma questa non è nemmeno l’ipotesi peggiore. Il peggio lo diamo quando ci sono parecchie caratteristiche che reputiamo positive, ma manca qualcosa; perché allora iniziamo a spaccare infinitamente le palle, cercando di modificare questo poveretto a nostra immagine e somiglianza, togliendoci, inevitabilmente, la possibilità di capire chi abbiamo veramente davanti. Il punto è che le persone non dovrebbero essere viste in modalità “Matrix”, decodificate in caratteristiche fisiche, caratteriali e materiali a noi più o meno congeniali. Dovremmo semplicemente vederle per quello che sono, conosciute per quello che sono, ascoltate per ciò che hanno da dirci e non per ciò che vorremmo che ci dicessero, errore che io, purtroppo, faccio molto spesso.
Milano è una città che corre e corre e corre. Nessuno si ferma mai, sempre alla ricerca di qualcosa che non si esaurisce mai, perché si riforma all’infinito. Non appena troviamo quello che vogliamo siamo già alla ricerca di altro. E questo avviene con le cose da fare e con le persone da frequentare, perché è una città che offre molto e tutti sono consapevoli di poter trovare un’alternativa sempre. E tutti diventano sostituibili.
E si resta lì, a galla certo, ma in questa superficie falsata che riflette le luci della città, nella quale ci sentiamo apparentemente felici, aggrappati a queste molteplici boe, sempre più colorate, sempre più attraenti, sempre più facili da raggiungere e che sembrano momentaneamente appagare il nostro ego e riempire la nostra vita.
Ma quella non è la realtà. La realtà la vediamo se andiamo sotto, dove ci sono le fondamenta, dove non ci sono rumori, dove ciò che vediamo non brilla di false promesse, ma è semplicemente così com’è.
Certo bisogna avere coraggio a fermarsi, a prendere fiato e a immergersi, a stare in silenzio, a guardarsi dentro senza distrazioni, senza luci, senza rumori. Ma lo dovremmo fare tutti ogni tanto, per capire cosa vogliamo davvero.
E di tanti pesci che ci sono in mare, forse dovremmo iniziare a non guardare solo quelli più colorati, più rari o più attraenti, perchè più vicini a ciò che ci siamo sempre immaginati. Non dovremmo ricercare quelli che non vediamo, smettere di rincorrere quelli che vanno via, nè avvicinarci a quelli che sappiamo che potrebbero essere pericolosi . Dovremmo iniziare ad aprire gli occhi sott’acqua e semplicemente vedere chi c’è. Quei pesci intorno a noi, che ti aspettano anche se non li vedi mai, che ti girano intorno sorridendo, che condividono con te una nuotata, che ti accompagnano sempre e senza mai aspettarsi nulla in cambio.
Questo per dirvi che dovremmo fermarci, dovremmo smetterla di cercare qualcosa che esiste soltanto nella nostra testa, qualcosa distorta dalle luci della ribalta e dal lavaggio del cervello che ci hanno fatto i media e iniziare a lasciar accadere le cose e permettere alle persone semplicemente di “essere” e apprezzarle per questo.
Non sarà magari come ce lo eravamo immaginate, ma forse un modo nuovo, diverso da quello che ha fatto sempre fallire tutte le storie del nostro passato, è quello che poi funziona.
Mi sono resa conto, grazie a una persona che ho conosciuto di recente, che molto spesso cerco di adattare la realtà alle mie aspettative e non viceversa. Nel corso degli anni mi sono fatta un’idea di uomo che vorrei accanto, facendo probabilmente un mix di caratteristiche delle persone che ho conosciuto, prendendo un pezzo qui e un pezzo la, formando un omino cucito di tante toppe colorate, tanto perfetto, quanto irreale. Per tanto tempo ho Voluto che le cose andassero esattamente come me le ero immaginate, alla velocità che volevo io e come volevo io e, se non succedeva esattamente quello che avevo in mente, mandavo tutto all’aria, facendo i capricci e battendo i piedi come una ragazzina viziata.
Quello che amo della vita, è che non si finisce mai di imparare, a ogni età e che, a volte, le persone che credevi fossero entrate solo per darti incazzature e dispiaceri, sono quelle che poi ti danno le lezioni di vita più vere, basta non scappare.
E sono contenta, perché finalmente qualcuno, seppur involontariamente, mi ha messa davanti a uno specchio e mi ha costretta a guardarmi. Senza sparire dinnanzi alla mie stranezze, mettendomi semplicemente davanti ai miei sbagli.
E quello che ho visto, sono stati tanti capricci. Dovuti a quelle maledette aspettative che ci siamo create, dovuti a tutte le cavolate di cui ci riempiamo la testa ogni giorno e che, se deluse, sfociano in lamentele.
Quindi ho deciso di prendere fiato e di andare un po’ più a fondo. Perché ho voglia di vedere cosa c’è sotto, ho voglia di vedere chi non riuscivo a vedere prima, perché troppo impegnata a godermi la “festa” in superficie. E stavolta, soprattutto, ho voglia di permettere a chi mi sta intorno di avvicinarsi.
L’errore più grande che possiamo fare è quello di tentare di cambiare le persone, snaturandole così della loro parte più bella, se stessi.
Io credo che realizzeremo di essere amate, quando riusciremo a vedere che li, nascosto in fondo al mare, c’è chi ci ha sempre accettate per quello che siamo, anche nelle nostre piccole follie e, semplicemente, ci stava aspettando…