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Oggi voglio dire una cosa ardita, amici miei: quello che ci frega è l’ottimismo.Un sentimento italico, mediterraneo. Un sentimento nostro.
L’ho pensato stamattina quando alla radio ho sentito concionare Ignazio La Russa, uno che neanche Nostradamus seppe immaginare nelle sue più lugubri quartine.L’ho ripensato quando, accendendo la Tv per le prime – brutte – notizie della giornata, ho visto sculettare delle soubrette rifatte e aliene che hanno letteralmente invaso il video (il conduttore sorrideva e ammiccava maniacalmente su di un trespolo).Il pensiero mi è tornato prepotentemente quando ho preso il giornale fresco di stampa su cui campeggiava una frase del neo premier che chiedeva a tutti (i poveracci), dall’alto del suo stipendio milionario, grossi sacrifici “perchè il momento l’impone”.
In quel momento il primo riflesso condizionato sarebbe quello di disconnettersi dal genere umano e uscire con le valigie rifatte da questa casa del Grande Fratello. Senza neanche passare per la nomination o il televoto.Uscire, finalmente, in un mondo dove gli unici suoni sono il canto degli uccellini o la risacca delle onde sulla battigia. O il crepitio dei tizzoni che schizzano dal caminetto acceso. Una fredda campagna in mezzo ad un silenzioso nulla.Ma poi sappiamo che non succede così.
Perchè a volte ci basta un viso. Due chiacchiere con una persona amica con cui fare esercizio di lucido e reciproco autoinganno (“Come va?”. “Bene”.). Nel mare di cose orribili che ci ondeggia intorno basta un turacciolo che ci appare all’improvviso per farci pensare di essere su di un isola salvifica.
No, quello ci frega non è il malumore o il mugugno o il pessimismo cosmico. Quello che ci fotte è l’ottimismo. Quello che ci fa alzare al mattino, che ci fa andare avanti, chinare la testa davanti all’ennesimo sopruso. Quello che ci fa digerire anche una truppa di banchieri a capo del paese.
Se avessimo uno sguardo un po’ più lucido sul presente, amici miei, saremmo usciti dalla Casa già da parecchio tempo...
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