Sì perché si è appropriato di un’immagine. Perché ha rubato la possibilità a sei persone di poter fare un pranzo su un terrazzo ventilato, pieno di piante, baciati da un sole di ottobre (caldo e alto come in maggio ma dal calore più drammatico perché porta con sé già il rimpianto dei mesi successivi carichi di pioggia e umidità) senza doversi guardare l’un l’altro e dire “questa è una tipica immagine alla Ozpetek”. Perché cucinare un risotto alla zucca e mangiarlo su un terrazzo, non dovrebbe essere un momento soggetto a copyright evocativo. E non dovrebbe nemmeno venire in mente a tutti nello stesso momento – quello in cui i più lenti stanno per finire di mangiare e gli altri stanno già accendendo una sigaretta, passami un altro po’ di vino – perché un tale tempismo, proprio quando sei più vulnerabile, verso la fine, fame placata, misure prese da un po’, può solo significare che ormai è fatta, che il furto è stato compiuto perfettamente e tu su quel terrazzo bellissimo, col sole di ottobre sulla vigna di San Martino, per quanto ti sforzi di dire che no, non può essere così, sei come in una scena di un film di Ozpetek.
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