Non riuscivo a respirare.
Non potevo, respirare.
Respiravo nel mondo di prima, ma in questo, nuovo,
peggiore, insopportabile mondo
non potevo respirare.
Il cambiamento era troppo radicale per essere sopportato.
Non potevo esistere in un mondo simile.
Era come se tutto, d’improvviso, mi fosse diventato estraneo.
Non c’era più niente, non c’era più
nessuno
che conoscessi.
Come se le mie esperienze fossero state azzerate. Non potevo,
semplicemente non potevo, sopravvivere.
Non volevo, sopravvivere.
Era come se dell’acqua, rumorosa, si infrangesse contro di me e mi penetrasse in bocca, nel naso, nella gola, nei polmoni, fino a togliermi il respiro. E dopo un attimo d’intenso stupore per la nuova condizione di moritura, la sentivo mia, mia propria.
La condizione in cui dovevo,
e volevo
trovarmi in quel momento.
Ma non stavo veramente annegando, così con un singhiozzo riprendevo aria e, mio malgrado, sopravvivevo.
Finchè non diventavo un tutt’uno con l’acqua, liquida,
passavo da un pensiero all’altro, da un ricordo all’altro, freneticamente, per controllare che fossero ancora lì, i ricordi di lui.
Perchè nel profondo speravo che se fosse rimasto vivo in me, nella mia memoria, allora tutto avrebbe potuto riacquistare un senso.
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Img: Lossby AylaMorell