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Se siete nati uomini, probabilmente avrete cercato di tagliarvi le vene durante il film; se ciò non è accaduto, avrete certamente apprezzato la sensazionalità di questa pellicola ad uso e consumo femminile. Infatti, se ci riflettete bene, gli uomini durante la storia o sono dei cattivoni insensibili (eccetto il corvo, Fosco, che si presenta come un personaggio diverso e accattivante, con quel look alla Gomez e quell'aria a metà tra il tenebroso e il dolce come il miele), o sono perfettamente inutili.
L'unica pecca di una storia davvero meravigliosa, che ci apre le porte della psiche di una donna... e soprattutto del suo cuore. Rivoluzionaria come rivisitazione di una fiaba, perché in maniera originale è capace di sovvertire qualsiasi punto di vista: non si possono odiare dei cattivi così. Non si può odiare una Malefica così.
Un grande inchino per Angelina Jolie, che è semplicemente perfetta nel ruolo: come se fosse nata per interpretarlo. Ha saputo sprofondare negli abissi più neri, nella disperazione di una donna delusa. Ha preso un dolore fiabesco e l'ha reso vero, vivibile, reale. Ha fatto in modo che tutti potessero in parte sentirsi traditi; sentirsi Malefica.
Non ho mai assistito a una rielaborazione così ben fatta, da rendere così perfetto il mix tra la tradizione e innovazione.
Per cominciare, sappiate che la protagonista vera e propria non è Aurora. Il sipario si apre su una giovane fata protettrice della Brughiera; una fata di rara bellezza e forza, che un giorno incontra un bambino e diventa sua amica. Stefano e Malefica sono sempre più intimi e inseparabili, finché un giorno lui, guidato da una sfrenata ambizione, l'abbandona per cercare potere.
Lei nel frattempo diventa invincibile ed impedisce al re Enrico di prendere possesso sul suo territorio, che difende a spada tratta dalle violente aggressioni, insieme ai suoi abitanti. È ora una donna fatta e finita, ma non dimentica il suo amore cieco per quel ragazzino nemmeno un istante, nemmeno col tempo: non ci pensa due volte a perdonarlo anni e anni dopo, quando torna con la coda tra le gambe e sembra cercare solo affetto. Invece l'ha già tradita: ha promesso al sovrano di ucciderla per ottenere il trono in cambio, ma non se la sente di porre realmente fine alla vita della fata; così fa in modo che si addormenti e le strappa via le ali, per fornirle come prova.
La fata si sveglia e prende coscienza dell'orribile fatto. Si dirige tremante da qualche parte in cerca di un riparo, ma la ferita che brucia di più non è quella dietro la schiena. Il problema permanente è quel cuore spezzato, incapace di ricomporsi. Erge barriere e sortilegi in modo che il regno ottenuto da Stefano non potesse più avere a che fare con il suo, e diventa crudele. Un giorno però, nel suo buio e solitudine compare un corvo che la segue e che successivamente lei salva e rende umano o animale a seconda delle situazioni. Egli, suppongo da subito affascinato da lei, intende sdebitarsi diventando la sua ombra, il suo fedele servitore. Fosco diviene il suo collegamento, la spia che le racconta ciò che accade nel reame tanto odiato.
Malefica, intrappolata dall'astio cerca a tutti i costi una vendetta; il pretesto le viene fornito dalla nascita di Aurora, primogenita di re Stefano e della moglie, e interviene come nella storia originale a portarle in regalo il sortilegio carino che tutti sappiamo.
Il re, disperato, fa bruciare i fusi del regno e affida la bimba alle tre fatine...e qui inizia il bello. Le tre fate madrine si rivelano tre perfette mentecatte: goffe, stupide, sbattono in continuazione tra loro e non sanno far altro che bisticciare. La bambina piange e non sanno cosa fare, così la lasciano disperare nell'attesa che smetta.
La cattiva osserva tutto ciò in agguato, ridendo. Fino al primo contatto con la piccola principessa, che sposta qualcosa dentro di lei, anche se la donna cerca di restare fredda. La corazza cade appena si rende conto che Aurora ha davvero bisogno di una mano seria per restare in vita; così la visita e nutre di nascosto. Se ne occupa come una madre, mentre la bimba cresce e diventa una "meravigliosa" fanciulla.
In questo caso, Fosco la vede lunga immediatamente: percepisce in modo lampante che Malefica non è crudele come cerca a tutti i costi di dimostrare e le fa da sostegno, facendole però, tra una battutina e l'altra, notare "l'ipocrisia" della sua cattiveria. Questo è un legame molto bello. Il corvo non è servitore e basta: egli è amico, complice, compagno. Egli la capisce davvero, scruta quel cuore ferito come se lo conoscesse da sempre e cerca di guarirlo lasciandolo sfogare. Se ne sta con lei, leggero come un vestito, discreto come un guanto. Tra i due s'instaura un feeling immediato: lei stessa non lo vede come un semplice schiavo; altro indizio della sua dolcezza. Non cerca solo qualcuno che voli per lei, ma che provi a riparare pian piano una situazione irreversibile. Lui questa percettività la possiede tutta e non esita a metterla in pratica. Fosco infatti si rivela come un personaggio molto interessante e dalla spiccata sensibilità, che sa vedere oltre le vendette, i silenzi. Un uomo che sa scovare il dolore e aiutare Malefica a mandarlo via.
Ecco, lui è l'unico uomo della storia, che fa una cosa utile e ha spessore. Stefano ad esempio è un cattivo e non si spiega mai da cosa è spinto nel bramare sempre ed esclusivamente potere. Poteva avere un vissuto strappalacrime dietro; invece niente.
Intanto Aurora cresce e l'incantesimo sta per compiersi. Diventa una ragazzina che, definirla esteticamente entusiasmante, mi sembra piuttosto esagerato. L'Addormentata del cartone animato è quanto di più bello ci possa essere; qui l'hanno resa così.
A parer mio carina, ma non folgora a prima vista. Stessa cosa per il principino che s'innamora di lei: potevano incontrarsi al supermercato e sarebbe stato uguale. Soprattutto, nessuno li avrebbe riconosciuti.
Il pezzo forte della pellicola, in parole povere, è quasi unicamente la figura ben caratterizzata di Malefica. È come se l'intero film passasse attraverso la sua anima e gli eventi ne filtrassero le emozioni. Durante la visione, lo spettatore assorbe il suo dramma dell'abbandono e tradimento; la sua rabbia; la frustrazione nascosta per una vendetta inutile; il dolore e rimorso per aver tirato in questa storia un'innocente. Si scopre poco a poco una donna dalle mille sfumature, dall'orgoglio feroce atto a coprire una sconfinata bontà; un bisogno palese di amore, comprensione, tenerezza.
Angelina Jolie ci presenta una forza fragile, o una fragilità forte... e lo fa con la facilità di un respiro. Lo fa come se fosse stata Malefica tutta la vita, e avesse aspettato di tirarlo fuori e offrirlo in pasto al pubblico. Il suo è un tormento vivo: così ingombrante che lo si può toccare.
Un ruolo portato con un talento così spiccato, da tenere in piedi quasi da solo l'intero film. Film che soprattutto per questo, esce vincente da ogni giudizio.
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