Sara Peluso
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04 novembre 2013
14:30
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Sono giunti oggi all’ aeroporto di Parigi i corpi degli inviati francesi trovati morti a 12 km da Kidal
Ghislaine Duport e Claude Veron, erano una giornalista francese di Radio France Internationale- l’emittente che si occupa della corrispondenza estera del paese- e il suo cameraman. Entrambi lavoravano in giro per il mondo, soprattutto nel continente africano, da oltre venti anni ed erano sempre stati a conoscenza dei rischi ai quali il loro mestiere li sottoponeva.
Nonostante ciò e grazie alla grande passione per l’Africa non hanno mai interrotto il loro lavoro di inchiesta. Erano infatti partiti per ili Mali, stato in cui dal 2011 è ricominciata la guerra civile tra governo e tuareg della regione del nord Azwad che lottano per l’indipendenza, per fare alcune interviste e preparare un lungo reportage che sarebbe andato in onda il 7 novembre.
I due giornalisti, sebbene l’esercito francese li avesse invitati a non recarsi nelle zone calde, erano giunti il 2 novembre a Kidal nel cuore della regione settentrionale per intervistare Ambèry Ag Ghissa esponente del Movimento di liberazione dell’Azwad. Mentre giravano per la città con il loro autista, due uomini armati all’interno di una grossa gip li hanno fatti accostare e scendere dalla macchina. Dopo pochissimi minuti i due giornalisti sono stati caricati sulla gip e portati a circa 12 km dalla città in un posto isolato, luogo dove poi sono stati ritrovati il giorno seguente i due corpi.
Duport e Veron sono stati quindi assassinati in seguito ad un rapimento lampo ben studiato e sicuramente premeditato da giorni e uccisi a sangue freddo con due colpi di pistola a testa. Domenica il presidente francese Hollande farà un meeting con le autorità maliane per chiarire le circostanze dell’assassinio e soprattutto scoprire mandati ed esecutori, intanto a Kidal sono state fermate 10 persone sospettate.
Se la Francia ha perso due suoi cittadini, il resto di noi utenti ha perso due importanti voci giornalistiche e soprattutto due testimoni esperti e capaci di raccontarci di paesi dove è difficilissimo penetrare e capire le dinamiche. Ci si chiede quindi se dopo l’ennesimo episodio di violenza nei confronti di reporter e giornalisti sia il caso o no di vietare a quest’ultimi di recarsi in zone così pericolose, a discapito però di verità,crimini,soprusi e violenze di cui non verremmo mai a conoscenza.

Profilo di Sara Peluso
Ho 23 e vivo a Roma anche se sogno di vedere il mondo. Curiosa come pochi non mi faccio mai i fatti miei. Scrivo di tutto ciò che mi circonda, che mi piaccia o no.
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