Dopo cinque giorni di violenze, saccheggi e distruzioni dei militari ammutinati, la situazione generale in Mali , fermo restando i combattimenti, che continuano, a nord ,contro le truppe dell'MNLA, ossia i tuareg che rivendicano il territorio dell'Azawad, si vuole tentare quanto prima il ritorno alla normalità.
E il tentativo parte dall'impegno dei diversi soggetti politici presenti e operanti comunque nel Paese, i quali vorrebbero, trovato l'accordo, una svolta autenticamente democratica in Mali e, forse, almeno per alcuni, un' intesa di pace anche con i tuareg.
Infatti, la dichiarazione più interessante di queste ultime ore ,e quella che può aiutare gli osservatori a comprendere un po' di più l'accaduto, è quella che è stata rilasciata ufficialmente da Tiébilé Dramé, uomo politico in vista nel Paese e leader del Partito Nazionale della Rinascita.
L'uomo ha testualmente detto :"Restiamo ottimisti, maliani, e contiamo molto sul fatto che i golpisti accettino di sedersi al tavolo dei negoziati assieme alle forze vive del Paese, perché vogliono anch'essi chiudere questa parentesi".
Dall'altra parte dello schieramento, è cioè più grintosi e solidali con la causa dei militari golpisti, perché arrabbiati, sono invece i militanti del SADI.
E cioé gli uomini che aderiscono al Fronte Unito per la Salvaguardia della Democrazia.
Anche loro come gli stessi militari ,che hanno deposto Amadou Toumani Touré , ribadiscono che il golpe è scaturito da un'assenza totale d'ascolto del ministro della difesa del precedente governo, quando a costui furono prospettate le notevoli difficoltà d'equipaggiamento delle truppe combattenti al nord.
Si può dire allora, ed è molto credibile ( perché i mezzi economici avrebbero dovuto assolutamente esserci e invece non c'erano e non ci sono),che fu quella la scintilla che ha appicato l'incendio del golpe militare dei giorni scorsi.
A quanto pare la corruzione (leggi pure "ruberie" a man bassa) è un vizietto che ha albergato ed alberga anche in Mali nelle alte sfere, tra i notabili del Paese, appoggiati da certe cricche politiche consenzienti.
Mentre i figli e i mariti della povera gente vanno a morire (come è stato poi realmente nei fatti) per cause, magari, perse in partenza.
La cosa triste è piuttosto constatare ancora una volta che la strada della democrazia, a causa del cosiddetto "vile denaro", che poi a quelle latitudini forse tanto vile non 'é, incontra ancora oggi grossi ostacoli a farsi largo in Africa.
Anche tra gente d'indole sostanzialmente pacifica come lo sono i maliani.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)