
Gli uomini dell’esercito regolare maliano, presidente ad interim ancora Dioncounda Traoré, sono impegnati in queste ore in una forte controffensiva contro i ribelli islamisti, che da ieri hanno occupato anche la città di Kona, nella regione centrale di Mopti.
Da quanto si apprende da fonti attendibili pare che a dare sostegno alle truppe ci siano militari stranieri nonché mezzi aerei per bombardare dall’alto le postazioni nemiche.
E questi aiuti sembra che giungano dal vicino Burkina Faso.
Certo è che la situazione è complessa per gli osservatori ,difficile da gestire sul terreno e molto confusa sopratutto circa l’attendibilità di una strategia da mettere in campo.
Inoltre altri gruppi di militari ,che giorni addietro erano riparati, fuggendo, in Niger, sarebbero rientrati in territorio maliano per riprendersi, a nord, la città di Gao interamente nelle mani di fondamentalisti islamici e di tuareg, al momento, loro alleati.
La maggiore difficoltà in questo conflitto a bassa intensità consiste proprio nella impossibilità di dialogare con il nemico accanto a quella che è una divisione interna di natura politica della classe dirigente maliana.
La Francia, interpellata per un intervento di aiuto militare, si dice disponibile ma solo nell’ambito delle decisioni prese dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu.
E l’Onu finora sta a guardare. Mentre lo scorso 20 dicembre aveva approvato una risoluzione redatta da Parigi perché fosse possibile una Missione internazionale di sostegno al Mali (Misma), composta di 3300 militari di diversi Paesi africani.
Si teme dappertutto ormai in specie per le ripercussioni sulla popolazione civile e non si tratta di un timore infondato.
Tanto i fondamentalisti islamici che gli stessi militari maliani, in situazione, assaltano infatti, con estrema disinvoltura, aggrediscono e operano violenze senza fare troppi distingui. E la gente è terrorizzata.
Insomma per adesso lo stillicidio del “male” continua in Mali e la pace non s’intravede neanche lontanamente.
Si direbbe che l’intento generale, e forse non si è neanche poi tanto lontani dalla verità, è quello di fare scomparire questo meraviglioso e civilissimo Paese africano nell’indifferenza generale del mondo.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)





