Malies Pipe Foto di IBD
Nella nostra ricerca continua “nel” e “sul” fumo lento e in generale riguardo il piccolo mondo del nostro blog, incappiamo in molte realtà piccole, umili e interessanti di cui ci fa sempre piacere dare notizia, perché accanto al Macro esiste anche il Micro e spesso questo riserva sorprese inaspettate.
Dal Beneventano siamo tornati con Malies Pipe, un brand hobbista di pipe formato da Angelo Palmiero e Massimo Cavalluzzo che abbiamo avuto modo di conoscere grazie alla segnalazione di un fraterno amico che sa sempre indicarci bene.
Non ci siamo lasciati sfuggire l’occasione di scambiare quattro chiacchiere con Massimo sulla loro storia.
Buona lettura
Come nasce il duo di Malies Pipe? Come è stato l’apprendistato?
Il “duo” di cui chiedi non è nato con e per le pipe ma oltre trent’anni fa ( mi pare nell’80 ) per motivi di lavoro: Angelo, giovanotto ( è commercialista ) aveva bisogno di un giovane avvocato e un suo collega lo indirizzò da me.
Da quell’incontro nacque un sodalizio che, con alti e bassi – più alti che bassi – ci vede spesso insieme in molte iniziative. Lui, esperto di motori e pignolo come non mai in tutto ciò che fa ( sic! credo che mi fucilerà…) io estroverso e casinaro, distratto e buontempone; lui appassionato di moto, auto e motori; io di pittura, cavalli, volo con ultra leggeri e quad; lui, bravissimo giocatore di biliardo, io cacciatore di ungulati…e così via. Nonostante queste apparenti differenze ci ha sempre unito l’amore per il viaggiare ( più da giovani che ora, purtroppo ) e il buon fumo.
Pensa che d’estate, per fare il pieno di sigari, partivamo per Andorra dove acquistare a poco prezzo cubani & Co. oppure – subito dopo la caduta del muro di Berlino- la domenica facevamo tappa fissa a Porta Portese a Roma, dove polacchi e cechi svendevano meravigliosi Partagas, Montecristo e altri ( introvabili, allora, in Italia ) a pochi spiccioli.
La costruzione delle pipe non è la prima attività condivisa tra me ed Angelo, ce ne sono state altre; questa è nata per mia iniziativa ( rectius: colpa ) che la fumo dagli anni ’70. Anni fa, infatti, parlando con Angelo, gli riferii di essere riuscito a riparare alcune pipe di mio nonno (due Dunhill ed una Orlik, tutte e tre quasi centenarie ) e lui si ricordò che aveva una bella quantità di pipe di “suo” nonno, soggetto che negli anni ’30, emigrato in Inghilterra, aveva lavorato da un produttore di pipe inglese ( tale Duncan ) .
Così le ripristinammo, lavorando insieme e grazie a questo episodio convertii anche lui alla pipa, pure alternata al Toscano.
Da lì il passo fu breve: prima diventammo riparatori ufficiali degli altri pochi fumatori di pipa di Benevento; poi incominciammo a fare esperimenti, studi e schizofrenici nei giorni di sabato e domenica, così alla fine decidemmo di partecipare anche ad un corso di lavorazione della radica presso un grande pipemaker tedesco (Bertram Safferling) e prima di partecipare a un corso di ebanisteria di un maestro artigiano si Somma Vesuviana (approfittando delle vacanze estive). In entrambe le esperienze mettemmo a nudo le nostre deficienze e (forse)imparammo a correggerle. Se oggi non possiamo crederci bravi costruttori, perlomeno ci consideriamo hobbisti che se la cavano.
Inutile dire che poi ci accorgemmo di aver intasato tutto il nostro giro di amicizie con le nostre pipe (regalate) per cui nel 2011 decidemmo di tentare di venderle.
Abbiamo presenziato a diversi Pipeshows ( Varese, Cagli, Polignano, Roma, ecc. ecc. ) ma attualmente – ad essere sinceri – vendiamo ancora poche pipe (ad un tobacconist di Edimburgo che ne ritira una cinquantina all’anno e a qualche altro tabaccaio locale).
Probabilmente ciò è dovuto principalmente alla circostanza che non abbiamo mai trovato il tempo di organizzare il lato commerciale di questo nostro hobby, costretti come siamo a lavorare durante la settimana per la maledetta sopravvivenza: e poi perché tra tutti e due non riusciamo a produrne che un centinaio all’anno.
Il nome cosa significa?
Tra le tante passioni che coltivo c’è quella dello studio della storia locale ( ho anche scribacchiato due o tre lavori in proposito ) e la città di Benevento, antica come tutti sanno, prima di divenire una vera e propria urbe ( col nome osco di maloenton- maleventum, poi mutato dai romani in Beneventum con la sconfitta di Pirro ) in epoca arcaica e prima dell’incontro-scontro con Roma, pare si chiamasse Malies ( dall’indoeurpeo mal: pantano, luogo limaccioso ) in virtù del fatto che il luogo di insediamento sannita dove si riunivano i pastori transumanti, per rifornirsi o attrezzarsi a fronte dei lunghi e periodici spostamenti, era posto in un ampio e pianeggiante territorio alla confluenza dei due fiumi ( il sabato ed il calore ) che attraversano oggi la città e dove sono stati ritrovati i più antichi reperti lapidei dei nostri progenitori. ( Ancora oggi la zona si chiama “contrada pantano” ).
In quell’epoca ( tra il X ed il VI secolo a.C.) il territorio si apparteneva alla etnìa sannita ( o, più esattamente,” safina “ ) degli hirpini che avevano assunto tale denominazione per il loro animale totemico, il lupo, che in lingua osca si appellava appunto “hirpus”.
Sicché il nome Malies è stato adottato in onore della nostra città ed il logo del lupo che fuma la pipa per la antica identificazione totemica.
Chi sono i vostri punti di riferimento tra gli artigiani?
Nel panorama dei bravi artisti costruttori di pipe c’è da sperdersi, per cui non è facile identificare uno di essi come unico punto di riferimento. Escludendo alcuni costruttori che di manualità ne implicano solo la minima parte ( Dunhill, per esempio, o Peterson’s o Stanwell; oppure in Italia Brebbia, Savinelli o Amorelli – che realizza le sue belle pipe con macchine a controllo numerico) gli artigiani che più ammiriamo, oltre ovviamente al nostro Maestro, Bertram Safferling, sono Paolo Becker, Baldo Baldi, Bonfiglioli, Castello, Bruto Sordini (Don Carlos) e altri e costruttori stranieri come Bang o Tom Eltang.
Quali sono i concetti cardine che vi portano alla realizzazione di una pipa? (ovvero che cosa volete che rappresenti?)
La nostra filosofia sulle pipe è semplice: un oggetto che serve innanzitutto a fumare il tabacco deve avere un buon rapporto dimensionale tra camino, cannello e bocchino; non deve essere eccessivamente pesante perché non occorre tanto legno (se la radica è ben stagionata) per evitare acquerugiola o altro; deve avere un buon bilanciamento così da non arrecare troppo fastidio ai denti e, infine, deve essere piacevole alla vista e al tocco, di modo che sia un completamento non stonato con chi, la pipa, la utilizza.
Ovviamente tra me ed il mio “socio” ci sono differenze di pensiero costruttivo: io amo più le pipe dritte in classica radica o le piccole “danesi”; Angelo ha particolari richiami verso l’olivo o altre essenze diverse dalla radica arborea; io non supero quasi mai, per la larghezza del camino, la misura di 20 mm.; oppure di 3,7 – 3,8 mm. per la foratura del cannello, Angelo sovente preferisce misure maggiori. Ma ciò non toglie che l’uno o l’altro si distacchi, quando lo reputa opportuno, da tali canoni di esecuzione.
Pipe Malies Foto di IBD
Come date “colore” alle pipe?
Dare colore alle pipe – cosa che non sempre avviene perché spesso le lasciamo naturali, così come l’abbozzo o la placca ci rivela – non è un passaggio molto impegnativo: con due scovolini intrecciati ed intinti nel colore, stendiamo alcune mani dello stesso sulla pipa appena riscaldata (con la pistola-phon) e lasciamo che asciughi per bene. Solitamente diamo il colore due volte: una prima a base d’alcool; la seconda volta, prima della rifinitura, un colore a base d’acqua.
Ciò che invece è – o almeno credo – una nostra particolarità sta nel fatto che la maggior parte dei colori che utilizziamo sono naturali, tratti cioè da terre, frutti, ortaggi, cortecce ecc. ecc..
Per capirci lo zafferano per il giallo; zafferanone insieme ai semi di melograno per il giallo – arancio; il mallo di noce per il marrone; la barbabietola per il rosso; e così via.
Ovviamente ci sono anche aniline regolarmente acquistate in negozio, come il nero ebano all’acqua o la gomma gutta ( una resina naturale ) ecc. ecc.
Cosa caratterizza le vostre pipe?
Non sappiamo dirti quale sia la caratteristica distintiva di una nostra pipa; solitamente nell’idearla ( la disegniamo sulla carta e poi sulla radica da lavorare) cerchiamo di “leggerne” le forme nelle fiamme o negli occhi di pernice che l’erica ci mostra dopo una prima levigatura dell’abbozzo; oppure, quando un pezzo di erica ha poca o nessuna caratteristica e decidiamo, quindi, di realizzarci una pipa “rusticata”, allora – almeno per me è il criterio che preferisco – ci chiediamo: come vorremmo una nuova pipa per noi?
Cosa ne pensate dell’eterna questione artigiani contro hobbysti? Ha un senso o no?
La querelle fra artigiani e hobbisti della pipa purtroppo ha un senso, al di là della spocchia che può o meno caratterizzare il singolo pipemaker professionista. È indubbio, però, che l’artigiano che vive ogni giorno con la radica, la lavora non solo per viverci ma anche con la grande passione che richiede quel tipo di lavoro, sicché nel corso degli anni acquisisce una conoscenza del prodotto grezzo e delle tecniche lavorative necessarie a realizzare una buona e bella pipa difficilmente raggiungibile da un semplice appassionato costruttore del sabato o della domenica. Il professionista si fa da sé attrezzi particolari nati dalla sua esperienza pluriennale e riesce a correggere, durante la lavorazione, problemi che a volte, per gli hobbisti, appaiono insuperabili. E non molti di questi ultimi, nonostante la pluriennale coltivazione di un tale hobby raggiungono il livello di un bravo artigiano.
A favore loro, però, c’è da aggiungere che gli hobbisti – quasi tutti – rifuggono dalle macchine, al contrario di molti artigiani professionisti, e amano realizzare la pipa con trapano a colonna, raspa, lima e carta abrasiva. Sempre, comunque, anche se impiegano due o tre o più giorni per costruirne una, sanno perfettamente che se quella non sarà certamente la più bella pipa del mondo o fumerà meglio di ogni altra, resterà sempre figlia della passione per l’erica arborea ed il buon tabacco!
Come risponde il pubblico fumatore alle vostre pipe?
Fino ad ora di tutte le pipe Malies distribuite ( tra quelle regalate e le non molte vendute ) ci hanno parlato bene. Non sappiamo se per semplice generosità o se perché davvero siano fumabili.
Non essendo blasonati come marchio non possiamo nemmeno pretendere di aver un grande mercato, atteso che oggigiorno il passaparola tra fumatori ha ceduto il passo alla pubblicità, in genere, ed a Internet in particolare. Debbo dire, però, che ho avuto messaggi di apprezzamento dalla Francia, dalla Scozia e da alcuni israeliani, oltre che dai soliti amici locali a cui, però, non do molto credito sapendo che parlano per affetto.
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