Incastrato nell'alba di una deserta periferia romana, sorseggio una tazza bollente di caffè mentre fisso quella sigaretta gettata tra le briciole d'una sostanziosa colazione, già pronta a tentare i miei polmoni alle sei e quindici minuti. Resisto.
Come vorrei essere altrove, in questa casa che non m'appartiene e come canta Malika Ayane in Lentissimo: "il tempo sembra scorra lentissimo, senza dare il peggio di sé, come fosse senza peso".
La casa è vuota, la pace regna sovrana. Il primo buongiorno, il più importante, lascio sia a darmelo la sua inconfondibile voce che in punta di piedi, con adagio e discrezione, riesce sempre ad accarezzarmi il cuore.
Dieci inediti, un album, il quinto della sua carriera, partorito tra Berlino, Parigi e Milano e che l'ha vista protagonista d'un viaggio vissuto con passione alla riscoperta di suoni d'altri tempi da vestire a nuovo (fondamentale la collaborazione con Alex Reinemer e Stefan Leisering del collettivo di dj berlinesi Jazzanova). Luoghi in cui fare incetta di esperienze ed emozioni da raccontare e condividere con gli amici di sempre, di quelli che sanno leggerti dentro e tradurre in pensieri i tuoi stati d'animo come pochi sanno fare.
Perché se questo disco respira poesia è anche grazie ad un poeta contemporaneo come Pacifico che insieme a Malika ha scritto ed affinato, con estremo garbo e maestria, gran parte dei brani.
Lo hanno definito il disco della crescita, ma seppure è vero che nella vita non si finisce mai di imparare e migliorarsi, mi piace pensare a Naïf come al disco della consacrazione. Perché riconferma Malika Ayane una delle interpreti più sofisticate del nostro tempo, dall'innegabile allure e con una voce di velluto così meravigliosamente insolita da far risplendere tutto ciò che canta.