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Malinconia di Pancia

Creato il 21 aprile 2014 da Mattiamusiello
E’ da molto che non torno sulla tastiera, rigorosamente italiana, del mio computer a buttar giù idee, riflessioni, baggianate, riguardanti il tema del cibo/alimentazione visto con gli occhi di un italiano affamato all’estero. Eppure gli stimoli non sono mancati: gli inviti a cena, i sabati mattina a far la spesa, i bbq, i viaggi, i ritorni in patria. Ecco, scrivo la parola “patria” e mi si apre un mondo… A dire il vero mi si chiude un mondo.
Mi soffermo a pensare. Anche se ho mille idee in testa da trasformare in testo, quando ripenso a “giù in Italia”, tutto si blocca. Ho sempre creduto di essere una persona dal palato aperto, non tanto per ingurgitare quanto più possibile, ma più che altro desideroso di aprirsi a gusti e nuove esperienze.
La mia carta SAS Eurobonus sostiene che ho accumulato più miglia nell’ultimo anno rispetto a  tutto il resto della mia vita. Sbirciando i miei vecchi estratti conto e a giudicare dai ricordi trafugati in giro ed orgogliosamente esposti in casa mia, scopro di aver investito un discreto capitale in ristoranti e osterie, bettole luride, chioschi sulla spiaggia e bar malfamati.
Malinconia di PanciaFonte foto: The triangle
A tal proposito volevo salutare Marco, cameriere milanese del ristorante “La baguette” di Miami Beach… mai nome fu più azzeccato, prima o poi la baguette riuscirò ad infilartela dove dico io. Ritornando compostamente al mio discorso, quest’ultimo anno mi ha regalato tante emozioni ed indimenticabili esperienze culinarie.
Tutto è ben riposto ordinatamente nel mio cervello, esattamente l’opposto di come ripongo solitamente le mie cose.
Basta fermarmi un attimo a pensare, chiudere gli occhi ed ecco ritornare a quel momento in cui il mio dito scorreva sul menu e mi ritrovo davanti il manzo di Kobe ed il filetto alla Wellington mangiati da Gordon Ramsay, la pessima pizza da Joe Bastianich, il Pata Negra ed il maialino alla brace da Sobrino de Botin, gli eccellenti piatti hawaiani del Big Kahuna preparati in un’improbabile cucina gestita da motociclisti con tanto di tatuaggi e bandana, il grasso su tavoli e pavimenti di svariate caffetterie statunitensi, la carne di zebra e coccodrillo consumate in una macelleria sulla strada verso il Møns Klint.
Quest’elenco non è fatto per bullarmi e mostrare quanto (tanto per alcuni e poco per altri) sia andato in giro a fare man bassa di flora e fauna. E’ edonisticamente fatto solo per me, per ricordarmi di quanto sia strano il pensiero che ho ora malinconicamente in mente.
Ora, in questo preciso istante ho in mente solo lei: l’Italia. Baratterei tutto questo per tornare a respirare il profumo di mare sul porticciolo di Trani alla sera, quando i pescherecci rientrano e scaricano giù le cassette piene di pesce e tu immagini come far la festa a tutto questo bendidio. Per essere un attimo a Diamante, dove l’amico Lucio ti apre sotto al naso un’ostrica e ti invita a mangiarla… neanche il tempo di una spruzzata di limone e via… dritta in gola. A Lorica da Alessandro, accolto da un bicchiere di vino ed un pantagruelico tagliere di salumi e formaggi.
Ad Acireale nella pasticceria Castorina ad ingozzarmi di cannoli. A Minori ad infilare un dito nella goduriosa torta ricotta e pere di Salvatore de Riso. A Bagnara Calabra per provare la moussaka di Taverna Kerkira che non sono riuscito a mangiare.
Sull’isola Tiberina a sentire le avventure della Sora Lella tra un’amatriciana ed una coda alla vaccinara. A Firenze a cercar di capire se il lampredotto mi piace sul serio. A Padova, a veder le sfilate dei carrelli di bolliti dal signor Giovanni arrivando a cena già ubriaco di Spritz. E’ un elenco senza fine il mio e chiedo idealmente scusa a tutti gli innumerevoli non citati.
E’ un elenco di ricordi, di passioni e di anni andati. Hanno un sapore strano i ricordi: all’interno di essi tutto è meravigliosamente più bello, più buono, più profumato e più grande di quanto sia forse stato in realtà. Meglio che per ora rimanga quì dove sono.
Meglio aprire il frigo e trovarmi davanti dei veri pølser, una “sana” remoulade, salmone, aringa e gamberetti groenlandesi. Meglio avere oggi qualcosa di reale da mettere sotto i denti che riempirsi lo stomaco di ricordi non sempre veritieri.
Anche se lo ammetto… in frigo conservo sempre un pò di ‘nduja.
Autore: Zeno Palmieri
zenopalmieri  @  libero.it

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