Oggi non posso fare a meno di riflettere sugli aspetti più impegnativi dell’espatrio. Sarà che ho poco da fare al lavoro e quindi c’è più spazio per i pensieri che girano a vuoto, sarà che l’autunno inoltrato e il cambio di orario invernale incombono e così si fanno largo le malinconie, sarà che oggi va così e basta. Oggi mi mancano gli amici. Eh sì, lo dico proprio io che sono emigrante convinta, sostenitrice sfrenata di questa esperienza e dei suoi vantaggi e mai stanca di vivere in un paese diverso dal proprio d’origine. Proprio io, che in Italia non resistevo più, che ho sempre proclamato: gli affetti si possono vivere anche a distanza, ma la qualità della vita si può migliorare solo andando via. Ne sono convinta tuttora, ma ciò non toglie che vi possano essere giornate in cui essere lontani da casa pesa di più. Vuoi mettere prendere un caffè alla macchinetta con la collega che magari è anche una tua cara amica, fare due chiacchiere, sfogarsi e poi tornare rinfrancati alla scrivania? Vuoi mettere uscire dal lavoro, magari sentendosi giù e nel giro di una telefonata o due, riuscire ad acchiappare qualcuno con cui organizzare “una delle nostre serate a base di film, cibo spazzatura e confidenze”? Vuoi mettere il relax totale di passare del tempo in tuta sul divano con l’amica che ti conosce a menadito da anni e sa esattamente che parole dirti e quali frasi invece evitare o che cosa può consolarti e farti felice e quindi si fa in quattro per procurartelo? Qualcuno che abbia il potere di interrompere il tuo treno di pensieri aggrovigliati solo con un’occhiata, un’intonazione della voce o un "Ma figurati, che cosa vuoi che sia!"? Qualcuno con cui parlare nella tua lingua madre senza paura di far intendere i famosi fischi per fiaschi?
“This is the price we pay” mi ha detto di recente una collega-amica expat. Questo è il prezzo che paghiamo. Sì lo so che c’é Skype, sì lo so che ci sono le e-mail e tutto l’ambaradan moderno che oggi serve a collegare le persone dai lati opposti del pianeta e consente di far parlare Londra con Sydney come se fosse Bologna con Casalecchio di Reno. Ma non è la stessa cosa. E oggi è uno di quei giorni in cui lo sento e mi andava di parlarne.
Magazine Diario personale
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