I quasi 15.000 di Cesena e tutto il popolo del rugby pur in vacanza ha potuto vedere l'Italia emersa dal "ritiro" di Villabassa nel test col Giappone (concluso vittoriosamente 31-24) e farsi un'idea. La nostra, diciamo subito, pur senza gridare alla catastrofe, è abbastanza preoccupata. Espiciteremo i motivi, anche perchè come al solito non siamo ancora riusciti a trovarne traccia nella critica sedicente "ufficiale".
Eppure le nostre aspettative pre-partita, chiariamolo, erano tutt'altro che ottimiste: il rischio era un'Italia "imballata" dai carichi della preparazione fisica svolta e così non è stato, il finale dei nostri è stato in crescendo (pur godendo della superiorità numerica); si poteva paventare qualche defaillance in fase di affiatamento ed intesa in cabina di regìa Azzurra, visto il numero di "esami in corso" contemporanei voluti (o subiti per forza) da Mallett, ma i problemi emersi in fase di possesso non sono stati consistenti. Infine, eravamo sinceramente convinti che il Giappone dei due titoli vinti in fila negli ultimi mesi (Asian Five Nations e Pacific Nations Cup) fosse ben più completo e pericoloso. La partita ha invece mostrato un team di John Kirwan poco spendibile ad alto livello internazionale: pur contando su un gran bel reparto trequarti veloci, ficcanti coordinati e precisi (come si suol dire, ogni cane assomiglia al suo padrone ...), è una squadra che mostra un pack decisamente insufficiente, ricorda Samoa o Fiji di cinque anni fa. C'è ancora un bel gap tra undicesima e dodicesima squadra nel ranking.
Eravamo quindi equipaggiati di aspettative molto caute, eppure gli Azzurri di Mallett sono riusciti a farci preoccupare.
Il primo quarto d'ora ci ha illuso, colpito, fatto letteralmente sognare: pressione e possesso ben gestito hanno prodotto una Italia mai vista negli ultimi lustri, premiata da due mete di ottima fattura, generate sia dal lavoro del team (pressione del pack, maul, gioco multifase largo) che da iniziative individuali (il passaggio di Bocchino sul taglio di Pratichetti, il blitz di Gori).
E' durata poco, e non per limiti di fiato. E' bastato che il Giappone s'impadronisse del possesso palla per evidenziare i limiti di questa versione Azzurra. Che stanno nella fase difensiva. Segnatamente, la difesa che non avanza e non pressa, non riuscendo a minacciare mai il possesso avversario, tantomeno a condizionarne le opzioni, facendo fare ai trequarti giapponesi la figura dei Wallabies; una difesa limitata al tamponamento e al riposizionamento e succube del primo errore individuale. Una linea giovane (età media dei trequarti schierati: 22 anni) ma arretrante e difensivamente troppo fragile, sia in mezzo che ai lati, rettasi praticamente solo sull'aggressività di Sgarbi e che non per caso ha subito due mete nel giro di cinque minuti.
L'altro limite evidenziato è stato la lucidità in mediana: o' Gori Ugo, l'hai visto che i trequarti in rosso la palla la sapevan gestire, allora perché continuavi imperterrito a regalargli possessi a suon di grubber? Mica abbiamo Habana, Corey Jane o Sivivatu, noi...
C'è voluto un "chiarimento" nell'intervallo per far capire al giovinotto che la partita la si vinceva a mani basse, al solo patto di tenerci il possesso facendo giocare il pack. E così è stato: il secondo tempo è stato dominato dagli Azzurri, più forti davanti. L'esame per Gori non è andato bene, nonostante l'ottima meta.
L'altro regista, Bocchino al su esordio, è parso uno dei punti deboli della cerniera difensiva; peccato perchè sia tatticamente che alla mano il napoletano ha fatto scelte oculate e anche nei piazzati è stato preciso (peccato per quel palo). Del resto dietro dopo quel quarto d'ora magico sono andati male tutti: qualche bel placcaggio in particolare di Sgarbi e di Toniolatti al largo, ma la linea, Sgarbi a parte, non sale e pressa poco. Solo l'ingresso di Canale ha un po' raddrizzato la baracca, quando comunque la partita era già stata ripresa spostandola davanti. Male anche il "giovane veterano" Luke McLean: poco presente, la prima meta è sulla coscienza di un suo intervento a dir poco leggerino.
Nelle note positive del giorno, oltre al risultato (quattro mete! Da quando non ne segnavamo tante?) e a Sgarbi, mettiamo la driving maul. Finalmente! Chi ci segue ricorda quant'è che la invochiamo, ora abbiamo due mete anzi praticamente tre su quattro, generate da tale meccanismo collettivo. Merito soprattutto delle ritrovate certezze in rimessa laterale: positivo Bortolami, ottimo l'esordio di Van Zyl che rende l'infortunio di Geldenhuys meno preoccupante.
Purtroppo contrapposta c'era ben poca cosa, quindi vedremo se è vera gloria solo contro Alasdair Kellock & Soci scozzesi la prossima settimana. Idem per la potenza e la tecnica della mischia ordinata, devastante anche col rincalzo Cittadini al posto di Castro: sospendiamo il giudizio fino a sabato prossimo.
Tra gli avanti tutto bene e tutti bravi: ottimo il rientro del "Richie McCaw de'noantri" Mauro B., molto preso Zanni, Parisse oscuro a sbadilare come anche Derby., pochi i minuti dell'esordio di d'Apice ma pare affidabile, mentre il titolare Ghiraldini è stato autore di una ottima prova. Per il pack l'unica nota preoccupante è la disciplina: l'aver incassato un cartellino giallo per antigioco e una meta di penalità non depone bene, anche la rimessa laterale Azzurra è stata sovente richiamata per mancato rispetto del corridoio (un classico delle Boreali, in specie le Celtiche). Ribadiamo, per gli avanti il giudizio va sospeso, in attesa del ben più probante warm up con la Scozia al Murrayfield.
La preoccupazione post primo Test non è solo nostra: lo provano i nervosismi di coach Mallett nelle sue dichiarazioni post ultima sua partita in Italia; dichiarazioni infarcite di polemiche del tutto gratuite dal suo punto di vista (oramai è troppo tardi) e troppo facilmente smontabili.
Da non crederci: l'uomo che investì su Gower per trovarsi all'ultimo minuto con un pugno di mosche in mano, che ci provò con Wisniewski e che in Bocchino non ha mai creduto, provandolo anni fa solo qualche minuto come mediano di mischia (!); 'sto qui ora si lagna se il giovanotto non ha accumulato minutaggio in Celtic League! Tante critiche si potrebbero fare agli Aironi, ma non certo che non fossero in profonda sintonia coi Federali: se Bocchino fosse interessato veramente al management azzurro, bastava solo ventilarlo: come per Tito Tebaldi quando"piaceva", l'avrebbero certamente responsabilizzato anche oltre le sue effettive capacità.
Quanto a Gori, forse la Benetton doveva schierarlo con le stampelle, novello Enrico Toti? Mallett dimentica piuttosto di ringraziare Treviso per Semenzato, pescato a mo' di jolly dal mazzo nel Sei Nazioni: uno emerso grazie alla Celtic e alla stimolante concorrenza con Botes; quanto a McLean, sostenere che stia "svaporando" per via della concorrenza interna con Dingo Brendan Williams, beh non merita nemmeno una risposta.
Caro Mallett e Brunel, mettetevi bene in testa che abbiam bisogno di "numeri nove, dieci, seconde linee, piloni e numeri otto tutti italiani" ma anche bravi, cioè svezzati non col posto fisso garantito ma con la sana concorrenza. Servirebbe anche offrire maggiori opportunità e più coraggio coi giovani aborigeni? Quel che Mallett non ha mai dato a Bocchino, come no! Ma per quello basterebbe un po' di "moral suasion" dalla Federazione ai team celtici; PER TEMPO e senza dover escogitare creative quanto ridicole nuove regole-capestro. Tant'è.
Mallett è palesemente nervoso dopo la prima uscita e la Scozia, secondo e ultimo test pre-Mondiale s'avvicina. No buono, ma fa bene.