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“Malta Femmina” recensione di Nadia Bettini

Creato il 29 maggio 2010 da Viadellebelledonne

“Malta Femmina” recensione di Nadia Bettini

Un castello sul mare:
qui inizia un viaggio
profondo nei misteri
dell’animo femminile
di Nadia Bettini
Zona editrice presenta un coinvolgente romanzo corale, che scava
nei sentimenti delle donne, sullo sfondo di uno scenario surreale

“Malta” è lo pseudonimo dietro al quale si ritrovano quindici donne che da anni collaborano attraverso l’etere, realizzando lavori a più mani, unite dalla passione per la scrittura. Una miscela di personalità che, coordinate da Anna Maria Fabiano, si sono cimentate questa volta nell’impresa ardua ed affascinante di un romanzo corale al femminile, dando vita a Malta Femmina (Zona editrice, pp. 226, € 19,00).

Lo spunto è un convegno in un misterioso castello a picco sul mare: un gruppo di donne si riunisce per festeggiare un ipotetico otto marzo. Il dibattito sul ruolo della donna, dal Medioevo alla società contemporanea, sfuma via via, portando ciascuna delle protagoniste ad interrogarsi su se stessa, ad affrontare i fantasmi del passato, a volte i rimorsi per le scelte non fatte e per alcune a fare i conti con lo spettro della follia. In un’atmosfera incantata, si delineano a poco a poco i mille volti dell’animo femminile.

 I tempi del romanzo: un viaggio dentro e fuori di sé

Quattro tempi scandiscono il ritmo del romanzo. Il convegno dà inizio alle molteplici storie che compongono Malta Femmina. Si profilano alcune figure, come quella di Serena, la casalinga che si è consacrata totalmente e senza rimpianti alla famiglia e che vede nel Castello la possibilità di dedicare più tempo a se stessa: la sua idea è quella di creare una scuola senza distinzioni di età o titoli di studio, per condividere il tempo attraverso la lettura o la pittura.

Poi c’è Camilla, la manager di successo, inaccessibile e sicura di sé, che è pronta a prendere con la forza tutto ciò che vuole, anche il rispetto di un uomo che non la ama, ma che, per timore, la accontenta nella sua sfrenata bramosia. Una donna all’apparenza distinta e rispettabile, che racchiude, invece, un terribile e folle segreto che l’atmosfera del borgo riporterà alla luce.

Si parte da un concetto altamente concreto: una sala gremita di donne pronte a dibattere sul proprio ruolo e sul significato della festa dell’otto marzo. Sin da subito, un uso accurato delle parole, gli intermezzi poetici che separano gli interventi delle protagoniste nel dibattito e soprattutto la Voce, che apre il convegno e che seguirà le donne nel loro viaggio, creano un clima tanto suggestivo quanto surreale. Un surrealismo magico che va aumentando con lo scorrere del tempo, assumendo lentamente il volto della Dama Nera, una donna austera, il cui spirito tormentato sembra ancora aleggiare tra le mura del Castello.

Dalla Sala Rossa, dove si è aperto il convegno, le partecipanti si spostano nella Sala degli Specchi, cosiddetta per il suo essere rivestita di specchi d’ogni forma e dimensione. Una sala che avvolge, ma al tempo stesso disorienta e apre la mente alla riflessione: davanti al ricco buffet le donne ridono, alcune si rilassano e altre pensano. Come Silvia, che rivive il passato ripensando al padre e al germe della follia, che un giorno è entrato all’improvviso nella sua casa, mettendo fine alla sua infanzia.

Altre, come Irene, si sentono felici insieme a tante donne dai percorsi diversi, ma che in quel momento si trovano unite e complici.

Il viaggio prosegue all’interno del Castello e metaforicamente all’interno della mente e dell’anima di ciascuna delle protagoniste.

Incontriamo Martina, che ha abbandonato la famiglia ed il figlio adolescente, per seguire la sua vocazione artistica. Una donna che ha sempre sentito troppo stretti i panni della moglie e della madre, ma che, durante il convegno, avrà modo di riflettere sulle sue scelte.

Roberta, che rivive negli affreschi del Castello, che ha restaurato, la passione per William, suo maestro ed amante.

Matilda, che ha finalmente scoperto l’amore grazie ad una donna e che orgogliosamente si mostra al suo fianco senza più timori.

Si leva un vento impetuoso che segnala il termine del viaggio: le donne, che si sono disperse nei meandri del Castello, si ritrovano ora riunite nuovamente nelle sale da cui tutto è iniziato, richiamate dalla Voce che le invita a rientrare per iniziare le danze.

La Voce si rivela: è la Dama Nera, una donna dal carattere deciso che abitò nei secoli passati il Castello e la cui fine è avvolta nel mistero.

Cosa chiede e cosa vuole la Dama? È la domanda iniziale, che finalmente trova una risposta: le anime, i racconti e le storie delle donne.

Tutte hanno vissuto un’esperienza che le ha cambiate e le ha portate in alcuni casi a riappacificarsi con i fantasmi del passato, come Silvia, che cerca di trovare la forza per non lasciarsi sommergere dalla vita, alla pari del padre, morto suicida, e di reagire con forza e determinazione. Per altre, invece, sarà il punto di non ritorno, come per Camilla, sulla quale pesa insopportabile l’orrore del sangue di cui si sono macchiate le sue mani.

Un viaggio di catarsi per alcune e di distruzione per altre, con un interrogativo finale: è stato realtà o finzione?

 Entrate e non ve ne pentirete

Con questo romanzo, “Malta” ci regala un quadro sulla sensibilità e sull’animo femminile, alternando un’atmosfera rarefatta, quasi impalpabile, con una forte carica di sensualità. Le autrici dipingono, con semplicità, ma senza essere banali, le donne protagoniste, con i sentimenti contrastanti e con i segreti che ciascuna si porta addosso.

Il susseguirsi di tanti personaggi dalle differenti storie a volte stordisce e non sempre è facile seguire il percorso intrapreso da tutti i personaggi: meglio lasciarsi andare e perdersi dentro le mura del Castello.

Seguiamo allora il consiglio e l’esortazione della Voce: «Entrate e non ve ne pentirete».

Il Castello è sfondo e protagonista allo stesso tempo: con le sue stanze di drappi rossi, di specchi d’ogni forma, con le sue segrete e i torrioni che si confondono con l’azzurro del cielo, apre le porte alle donne e le invita ad un viaggio carico di ricordi, di speranze, che porterà tutte ad una maggiore consapevolezza e accettazione di se stesse. Una vera e propria metafora della donna: resistente, ostinata, spesso inaccessibile, dalle molteplici sfaccettature, a volte luminose altre cupe, e cariche di segreti.

Un romanzo ben pensato ed originale, da leggere con calma, assaporando pian piano ogni dettaglio.

 Nadia Bettini

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno IV, n. 33, maggio 2010)

 



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