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Sono indignata! E' passato quasi un mese dall'accaduto e ho deciso di aspettare un po' prima di parlarne perchè volevo farlo a mente fredda, ma, sarà il caldo, non mi è ancora passata e quindi vi parlo con lo spirito più acceso che mai.
Ecco cosa mi è successo: lo scorso 14 giugno sono stata licenziata, durante il periodo di prova in un negozio di abbigliamento, senza una motivazione che andasse al di là di "con un figlio non puoi avere l'elasticità di orario che serve a noi". Tutto questo dopo che avevo firmato un contratto di lavoro di 30 ore settimanali e ne facevo 36-38, su turni anche serali, sabato e domenica compresi.
Dov'è quindi il problema? A dir loro il negozio, di nuova apertura, non funzionava come avrebbe dovuto e volevano battere il ferro della stagione estiva il più possibile, restando aperti più dell'orario previsto, anche decidendo in base al meteo. Sapendo che per me già una mole di lavoro del genere era impegnativa, considerando anche i turni che andavano dalle 10:00-14:00 (orario assurdo per un negozio di abbigliamento a 4 km dal mare) e 16:00-00:00, hanno ben deciso di farmi fuori prima che potessi creare problemi in una giornata piovosa non potendo restare la mattina fino al turno delle 16 o la sera oltre la mezza notte, che tra l'altro, mi sembrano pretese assurde a cui i titolari sono stati abituati da un'invasata che abita sopra uno degli altri loro negozi.
Avrei preferito una motivazione disciplinare o addirittura basata su scarse capacità di vendita ma non su questo, non perchè sono mamma. Come mamma ho bisogno di lavorare più di altre persone, avendo una famiglia da mantenere e mi sembra di aver già concesso tanto rispetto al contratto firmato.
In tutto questo ho dovuto comunque sostenere casa e problemi di salute del mio bimbo, compresa una corsa al pronto soccorso che non mi ha impedito di arrivare in orario in negozio.
Che poi è assurdo pensare a come sono andate le cose. Fiutando lontano chilometri la puzza dell'orario troppo impegnativo, una volta richiamata dopo il colloquio per comunicarmi che mi avrebbero preso, io rifiutai dicendo appunto che non potevo impegnarmi più di 30 ore alla settimana, sono stati loro a dirmi che, anzi, ne avrei fatte anche meno, che mi volevano nella loro squadra proprio perchè, da mamma, sapevano quanto fosse importante per me avere qualcosa a cui dedicarmi al di fuori della famiglia e mi avevano vista entusiasta.
Sono ancora nervosissima al riguardo, anche perchè essendo nel periodo di prova loro sono inataccabili e in quest'Italia del cavolo, dove il lavoro è un privilegio di pochi, le madri non sono minimamente tutelate.
Ed ecco che questo licenziamento segue il precedente, datato ottobre 2011, da quello che considero il mio lavoro. Non so se per caso o per scelta, il mio ex datore in preda alla famosissima crisi, ha licenziato sia me che la mia collega per poi riprendere lei con non so che contratto. Ovviamente lei ha 20 anni, solo un fidanzato e abita con la famiglia. Problemi sulle spalle? Nessuno. Ed ecco cosa cerca un datore di lavoro, come un fidanzato che si vuole poco impegnare: pochi problemi da affrontare.
E noi mamme ancora a doverci reinventare.
Non rileggo nemmeno questo post sconclusionato, frutto di ira, delusione e anche un po' di malinconia.
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