Infanzia: Mamma, mi compri questo? Sì, no.
Adolescenza: Mamma, mi compro! Sì, no.
Età (più o meno) adulta: Mamma, non voglio comprarlo, lo facciamo noi?
Quando ero piccola ero un capriccio unico. Non ottenevo molto da mia mamma, quanto a giocattoli e accessori, che spesso aggiustava gli abiti o gli zainetti vecchi o metteva le mie scarpine in una sacchetta fatta da lei con cucito il mio nome.
Non ho mai apprezzato veramente il valore delle cose fatte a mano, così uniche e diverse da quelle omologate già dall’infanzia, come il diarietto di lelli chelli, i pennaroni stabiloboss, lo zaino di barbi ed è una sofferenza unica quando non ce li hai e nemmeno sai se ti piacciono o se ti sarebbero interessati, e però la mamma e il papà fin da piccola ti dicono “Se ti criticano le cose che hai, dì loro di guardare le proprie”. Seee.
Ma poi ti fanno sentire musica dei loro tempi, vedere film cult e leggere libri, e fare gite noiose com i nonni in montagna, e tu tutto sommato hai così tanti piccoli bei ricordi che neanche te ne accorgi.
Oggi, dopo più di vent’anni dal primo “Voglio”, ho finalmente modo di apprezzare il piacere di ridare nuova vita alle cose, inventare decorazioni per la casa, fare cose creative per gli altri, riusare oggetti destinati all’abbandono o alla discarica, riciclare materiali senza spendere nulla, e con mia mamma, a costo zero, oggi abbiamo creato un bellissimo antieducativo astuccio porta tabacco!
Con tanto di taschina per cartine, accendino e filtrini, un finissimo filo fuxia e un vezzoso nastrino per chiuderlo a portafoglio, l’abbiamo fatto con la stoffa della vecchia custodia del mio computer, sempre mama-made, la manica di una camicia, un cartoncino per il cartamodello, grafite di matita, gomma di gomma da cancellare, filo, elettricità per la macchina da cucire, mal di collo, un paio di spilli perduti sul pavimento.
Mentre fuori un tempo instabile ci faceva sbattere le finestre, noi inventavamo, tagliavamo e cucivamo un qualunque oggetto che ha preso forma da un’idea.
Ora, io vi avevo già fatto conoscere Cherry che mi ha dato una mano ad aggiustare una camicia e un maglioncino, perciò vi presento oggi Ruby, mamma creativa nonché mia, che fra le tante cose ha fatto e rifatto la fodera della mia poltroncina e ha riciclato quella vecchia per farne una nuova custodia da pc; poi ha foderato il passeggino del nostro nipote Fefè, ha rimodernato alcuni abiti estivi e con i ferri ha fatto degli splendidi maglioncini, sempre per Fefè.
Ora ho voglia di aggiustare quel paralume che aspetta da mesi, di fare quel benedetto disegno sulla zucca di Neva che, anche lei povera, aspetta da mesi, magari mettere un po’ d’ortine in casa, per questa primavera che tarda ad arrivare.
E insomma, diciamo che ci siamo divertiti a costo zero e che questa è stata una splendida Pasqua sostenibile.
E la vostra?