Trattasi di un esame del sangue che serve a diagnosticare il diabete gestazionale. E pur essendo un esame richiesto per la gravidanza, è facoltativo quindi a carico della paziente (sempre meno paziente).
Ti fanno presentare in ospedale alle 7 in punto, a digiuno dalla mezzanotte. Non puoi nemmeno bere acqua - il perché sarà chiaro anche troppo presto.
Appena espletate le formalità burocratiche, si parte con il primo prelievo. Quindi ti fanno accomodare nella saletta dedicata, insieme ad altre 3 o 4 signore che devono sottoporsi
L'infermiera responsabile spiega l'iter delle successive due ore: prima ci tocca ingurgitare un bibitone di glucosio, poi dobbiamo aspettare una e due ore per i successivi due prelievi.
"Bevete con calma, ma non metteteci più di dieci minuti".
Eh? Dieci minuti per bere un bicchiere di sciroppo? Cosa mai saràurghbleah!!!
Zucchero liquido concentrato, ecco cos'è. Dolce, ma così dolce che fai fatica a inghiottirlo. Per aiutarti hai solo un bicchiere e mezzo di acqua, non di più sennò sballi la diluizione. Denso, che ti impasta la lingua e se ti si ferma in gola tossisci come un gatto che si è mangiato una palla di pelo. Vorresti buttarlo giù d'un fiato ma è impossibile.
Immaginate 5 donne col pancione, in piedi di fronte a un tavolino con dei bicchieri in fila, come a un happy hour che sa di disinfettante e antibiotico, a fare smorfie disgustate e a sostenersi moralmente a vicenda. Se almeno il barman fosse stato belloccio...invece ci è toccata l'infermiera che sprizza gioia da tutti i pori e che chiama tutti "cara/caro". Almeno era simpatica.
Terminata l'impresa titanica, ti fanno accomodare su delle poltrone con tanto di poggiapiedi, comode per carità anche se scricchiolanti.
"Mi raccomando, se avvertite disturbi, nausea, mal di testa, qualsiasi cosa, chiamatemi!"
Evito di mettere in dubbio il suo avvertimento, visto che già prima mi era andata male. Pensavo, siamo incinte, a digiuno, un po' di malessere ci sta anche.
Mi sbagliavo, di nuovo - e a farne le spese sono stata io. Nel giro di dieci minuti, mi pareva di essere in giostra: giragiragira la testa! E, oh! quante belle lucine...
Scusi infermiera non mi sento molto bene. Così dalla poltrona sono finita in barella, pregando e scongiurando che non fosse come quella volta che sono andata a donare il sangue e, svenuta subito dopo, ho rischiato di essere tenuta in osservazione forzata per tutto il giorno.
Il secondo prelievo l'ho subìto bella distesa, con il pupo che faceva le capriole - si vede che lo zucchero l'ha esagitato.
Dopo un'ora e mezza dall'assunzione dell'intruglio micidiale, la testa era tornata stabile sulle spalle, le pareti erano perpendicolari e il pavimento in bolla. Sono tornata a sedermi sulla poltronissima.
Per l'ultimo prelievo della mattina ho chiesto se andava bene lo stesso braccio dei precedenti, il sinistro - sennò ho il destro bello fresco, fa lo stesso - dico a Cara.
Noo, tranquilla lo facciamo qui.
Mi fido, e per la terza volta la cosa mi sbaglio: Cara non usa la stessa vena (poverina, è un po' tartassata) ma prende quella di fianco. Che uno pensa "interno gomito è sempre interno gomito", e invece no! Al centro c'è pelle, ai lati è muscolo. Non sono una delicata, ma mi ha fatto un male cane.
Sulle mie gambe ormai stabili me ne sono andata verso il centro per un paio di commissioni. Parcheggiata la macchina, incontro la mia amica Tuz, cui mi accodo per un caffè. Lo stomaco brontola, ma improvvisamente non ho voglia di brioche.
Chiedo un macchiato, Tuz fa per passarmi lo zucchero e io declino l'offerta.
Per la prima volta in vita mia ho bevuto un caffè amaro, con gusto e soddisfazione.
Siete tutti avvisati, chi osasse offrirmi un dolce nelle prossime 48 ore rischia il linciaggio.