Magazine Bambini
Tutta questa spasmodica ricerca, partita già da qualche anno (e considerato che il mio più grande ha solo 3 anni e mezzo mi dovrei già sentire un pò stanca...) della scuola più adatta e delle attività più stimolanti sono legate all'inglese. Questo grande, enorme, faticoso, 'problema' dell'inglese! Problema non è il termine giusto direi meglio preoccupazione. La preoccupazione di mettere nella cassetta degli attrezzi del loro futuro una lingua che li farà comunicare, li farà aprire al mondo, li farà essere aperti verso le culture diverse...o almeno lo spero. Ci sono molte cose a cui pensare per loro, per i loro giorni che verranno. Non devo scoraggiarmi se voglio che imparino questa lingua anche se devo dire che è difficile orientarsi fra le mille proposte, le richieste economiche elevate e le distanze in una città come Roma. E' già difficile capire se mi comporto bene o male come genitore. Ora sono immersa nella lettura di Bollea e quindi sono anche giorni di pippe mentali su come li cresco, su cosa gli trasmetto e via così. Comunque girovagando per la rete trovo molto conforto quando leggo i tanti post e i commenti dedicati al tema. Il mio pulcione va adesso ad una scuola materna internazionale e tanto per insistere lo ho anche iscritto ad un playgroup in inglese di bilingue per gioco dove arrivo sfatta e con grande fatica dopo una lunga giornata di lavoro e, in tali condizioni, ballo e canto in inglese mentre lui si arrampica, corre e urla...ma la speranza che questo funzioni rimane ancora.Ecco, la questione è che cosa funziona? Visto e considerato che i bambini hanno questa fase di apprendimento passivo non è facile capire cosa hanno introiettato e cosa no. Non è facile capire se la scuola che abbiamo scelta è valida. Amiamo l'ambiente e gli insegnanti ma ne vale la pena? O dovremmo investire e mandarlo in un'altra scuola?Abbiamo scelto le attività giuste?Dovremmo avere una tata madrelingua inglese o provare ad avere una ragazza alla pari?Spesso quando tento di parlare con lui in inglese mi dice 'mamma non parlare così!'. Forse è colpa mia che non l'ho parlato fin da quando era piccolo e probabilmente percepisce oggi come una imposizione il fatto che io lo parli quando sa che potrei rivolgermi a lui in italiano. Ci sono giorni in cui brancolo nel buio soprattutto quando comincio a pensare che sto sbagliando e che avrei dovuto fare altrimenti. Non è un desiderio elitario il fatto di sperare che loro possano in futuro parlare l'inglese senza problemi. Tutto nasce dalla consapevolezza delle mie difficoltà nell' approcciare la lingua da adulta e dalla fatica che questo ha comportato soprattutto quando ho scelto un lavoro dove l'inglese doveva essere fluent! Quanti film, quanti libri in inglese mi sono dovuta sorbire senza il piacere di guardarli o leggerli perchè consapevole del fatto che facevano parte dello studio, di un dovere. Ecco, vorrei che i bimbi imparassero naturalmente oggi, senza sentirsi obbligati. In modo naturale, giocando e cantando e avvicinandosi ad questo nuovo mondo linguistico. A questo punto la scelta della scuola diventa fondamentale o fondamentale diventa comporre un insieme di elementi che aiutino la scuola nel compito di educare a questa seconda lingua. Se optassi per la prima sarebbe inevitabile decidere di fare un bel piano finanziario,dopo aver saltato le liste d'attesa e le distanze con il pagamento anche del servizio bus; se optassi per la seconda dovrei fare un bel piano logistico tra scuola e attività extra in cui prevedere l'educazione all'inglese. Il fatto che poi tutto questo si vada a duplicare quando verrà coinvolta anche besolina mi preannuncia scenari critici. Come al solito le idee sono molte e tutte confuse. Qualcun altro vive questo dilemma? Confortatemi!
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