Mamme chiocce o mamme tigri?

Creato il 07 febbraio 2011 da Nicol Lynne

8 Gennaio 2011. Il Wall Street Journal pubblica un discusso saggio/articolo di Amy Chua dal titolo “Why Chinese Mothers Are Superior” (estratto dall’irriverente libro dal titolo: “Inno di battaglia delle madri tigre”), nel quale la professoressa cinese-americana descrive il metodo educativo orientale focalizzato su una disciplina a dir poco rigorosa e severa e ritenuto, nel complesso, di gran lunga migliore del nostro. Come potrete facilmente immaginare, l’articolo ha suscitato un gran scalpore in tutto il mondo.Cosa si dovrebbe pensare di una simile provocazione? Che fila dovremmo tirnarne? Forse che le mamme italiane sono protettive come delle chiocce a dispetto delle mamme-tigri orientali? Che le mamme italiane sono premurose e coccolone, mentre le cinesi sono dure, fredde e rigide? Troppo facile. Generalizzare porta sempre e inervitabilmente a cadere in errore (anche se si dovrebbe ammettere che in certe famiglie numerose (3/4 figli) le mamme chiocce tendono all'ora della ricreazione a lasciar correre alcune regole di base traformando il salotto in un vero e proprio pollaio, mentre in un salotto orientale le stesse scene non si vedrebbero nemmeno in un film di fantascienza).Amy Chua, professoressa di Legge alla Law School dell’Università di Yale, spiega come crescere i propri figli per farli diventare piccoli geni in matematica, prodigiosi musicisti o insuperabili ingenieri. I dati, oltretutto, le danno ragione e i risultati degli studenti di Shanghai negli ultimi test Pisa dell’Ocse (Programme for International Student Assessment) sono inconfutabili, a dir poco eccellenti. Alla base del successo dei giovani cinesi, sostiene Chua, c’è infatti il ferreo metodo educativo imposto dalle madri cinesi.Ma in cosa consiste questo metodo? Disciplina, regole severissime, nessuno sconto, massima pena per ogni trasgressione, rigore e severità. Ecco gli ingredienti base della ricetta per la “normale”, “allegra” e “felice” famigliola cinese. Un mix sconcertante.Secondo l’autrice è proprio la coercizione che porta all’eccellenza ed elenca, con orgoglio, alcune delle regole messe in pratica con le sue due (aggiungo povere) figlie:
  •  never attend a sleepover, ossia, mai fermarsi a dormire dagli amici
  •  never have a playdate, ossia, vietata qualsiasi tipologia di ricreazione
  • never allow to be in a school play, ossia, vietato partecipare alle recite scolastiche
  • never complain about not being in a school play. Nel caso qualche sparuto adolescente orientale venisse toccato da un insano moto di ribellione, è bene ricordare che non solo non è permesso partecipare alle recite scolastiche, ma anche – per non dire soprattutto – è vietato lamentarsi per non potervi prendere parte. Meglio soffocare fin dal principio le eventuali discussioni domestiche che queste pratiche “rivoluzionarie” potrebbero suscitare.
  • watch TV or play computer games: figuriamoci se questi poveri ragazzi avrebbeo mai potuto ottenere il permesso di guardare la tv.
  • get any grade less than an A. Questa regola è decisamente interessante: i ragazzi cinesi non possono prendere nessun voto inferiore al massimo. Non è allora forse colpa delle madri se questi giovani cinesi non nascono già ricchi, perfetti e laureati?
  • Infine, per concludere in bellezza, due regole complementari: never play any instrument other than the piano or violin and not play the piano or violin. Detto in parole semplici: è vietato suonare uno strumento che non sia il pianoforte o il violino + è vietato non suonare uno dei due strumenti sopraindicati.
La tipica mamma cinese (anche se, probabilmente, sarebbe più corretto dire orientale tout court, perchè è facile sospettare che metodi simili siano usati anche in Giappone, in Korea, in India, Thailandia etc.) è disposta anche a farsi odiare dai suoi figli pur di ottenere i risultati che si aspetta. Altro che le mamme occidentali volte a crescere bamboccioni di prima categoria, le genitrici di Pechino, Shangai e dintorni sono dei veri predatori che educano la loro prole a suon di divieti e la spronano ad esprimere il meglio di sé per primeggiare spudoratamente in un mondo in cui la competizione è fortissima in tutti i campi.Una ricerca di Intercultura, tuttavia, rivela che le mamme italiane sono adorate sia dai propri figli (la mamma è sempre la mamma), sia dagli studenti stranieri che vivono per brevi periodi di tempo in simbiosi con famiglie italiane disposte ad accoglierli per tuttala durata del progetto di scambio. Cosa dedurne? Beh, almeno le donne italiane indaffarate tra lavoro, casa e fornelli - perlopiù eternamente incomprese - tireranno un piccolo sospiro di sollievo nel vedere le loro fatiche riconosciute. Una piccola rivincita della mamma dolce e premurosa nei confronti della mamma predatrice e capo-branco orientale.Tutta questa apparente cattiveria gratuita nei confronti dei propri figli, però, non viene snocciolata senza fornire anche un’adeguata morale: i genitori occidentali coccolano maggiormente i loro figli e si preoccupano della loro autostima. Secondo la prefessoressa Chua, però, una delle cose peggiori che un genitore pùò fare (spesso involontariamente) è proprio quella di lasciare che il proprio figlio si arrenda davanti a un ostacolo. Per acquistare fiducia, dice Amy Chua, bisogna scoprire di poter fare qualcosa che non si pensava di poter o saper fare.Molti ritengono che il permissivismo dei paesi occidentali sia andato troppo oltre e di sicuro il tema è caldo perché tocca temi sensibili come l’educazione dei figli, le differenze culturali e il nazionalismo. Una buona fusione dei due metodi (quello occidentale e quello orientale) potrebbe portare in futuro a risultati soprendenti. Sì, perchè l’autostima di mio figlio, statene sicuri, non verrà mai alimentata a suon di nottate senza cibo e senza acqua per la manacata esecuzione di un pezzo al pianoforte. Che dire, senz’altro la discussione può ben dirsi ancora aperta.

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