E' di ieri la notizia - anticipata in esclusiva dal settimanale "Chi" diretto da Alfonso Signorini - della gravidanza di Gianna Nannini. La rocker senese, apprezzata forse più all'estero che in questo nostro paese distratto, sarebbe al quinto mese di gravidanza, alla rispettabile età di 54 anni. Felicitazioni a lei, ovvio, che da lungo tempo desiderava vivere l'esperienza della maternità. Viene però naturale chiedersi se non sia il caso di fare un passo indietro di fronte ad una natura avversa a certi nostri desideri. Parliamo di Gianna Nannini, in quanto popolare e ultima - in ordine cronologico - di una folta schiera di personaggi famosi che hanno deciso di non rinunciare all'esperienza della maternità, nonostante l'incedere inesorabile del tempo. Se ci allontaniamo dalla ribalta dei giornali patinati - però- la situazione non è molto diversa. Basta mettere piede in un qualsiasi atrio di scuola materna, o elementare, per notare come l'età media delle mamme si sia notevolmente innalzata nell'ultimo decennio. Certo, prima gli studi, poi la ricerca di un lavoro stabile, il mutuo della casa, un po' di vita da single, e ci si ritrova a 40 anni in un batter di ciglia. Se pensiamo alle nostre madri, e ancor prima alle nostre nonne, ci accorgiamo subito che le over 40 in stato interessante erano, se non alla quinta o sesta gravidanza, almeno alla terza o quarta. Mettere al mondo una nuova vita è una decisione importante, che tocca l'animo di ogni donna. L'istinto materno si risveglia in momenti diversi, a seconda delle esperienze maturate nel corso dell'età adulta. Prima o poi, soprattutto quando l'orologio biologico inizia a tichettare in maniera assordante, esplode la necessità di procreare, per dare un senso compiuto a quanto vissuto in precedenza. Attenzione- però- che per crescere un figlio in modo equilibrato e completo serve una massiccia riserva di energie psico-fisiche. Il benessere economico, quella sicurezza acquisita in decenni di vita professionale, non può in alcun modo compensare un divario generazionale troppo profondo. Essere madre significa prima di tutto saper sacrificare parte della propria vita - intesa come tempo da dedicare a se stesse - in favore dei propri figli. Costanza nel seguirne i cambiamenti, le conquiste, le paure e le insicurezze. Una madre non si abbatte mai, neppure di fronte alla più grande delle difficoltà. Perchè questo accada, però, ci vuole anche il supporto di un fisico ancora in grado di affrontare notti insonni, giornate passate a battagliare con il termometro, la tachipirina, gli aerosol e via discorrendo. Lucidità nel pazientare quando i capricci sembrano inesauribili, serenità nel trasmettere i valori fondamentali. A 50 anni una donna, seppur in forma, appagata e realizzata, non ha il corpo di una ventenne, né di una trentenne. Aggiungiamo poi il fatto che una madre over 40 o 50, ha naturalmente meno tempo a disposizione per crescere i figli. Per gli uomini, inutile negarlo, il discorso è completamente diverso. La genetica poco influisce sull'età di procreazione maschile - al contrario, nella donna, i rischi aumentano esponenzialmente con l'innanzarsi dell'età (gli ovuli invecchiano e di conseguenza si va incontro a tutta una serie di complicanze da non sottovalutare). In conclusione la domanda che ci si dovrebbe porre, in casi come questo, è semplice: Lo faccio per amore o per me stessa? E' forse un atto di incondizionato amore materno dare al proprio figlio una madre attempata? Ancora, è giusto caricarlo della necessità di fare tutto e in fretta perché gli anni scorrono veloci e non c'è tempo da perdere? Forse Gianna Nannini potrà contare sull'aiuto di tate e governanti, magari di un padre più giovane - come va tanto di moda - e su un bagaglio personale testimoniato da una lunga carriera fatta di suoni e immagini. Ma chi non ha gli stessi mezzi e la stessa visibilità come farà a non cedere al peso dell'età quando, a 70 anni, dovrà fare i conti con l'esuberanza incontenibile e con l'arsura di vivere, di un figlio ventenne? Quando si decide di mettere al modo un figlio il motore propulsivo del cuore dovrebbe azzerare i desideri personali e concentrarsi solo sul benessere della vita che si va a creare. Solo appurato questo si potrà tornare a pensare alla propria voglia di maternità. Barbara Greggio